10 cover belle di Fabrizio De André

deandreE’ da un po’ che mi frulla in testa di scrivere qualcosa su Fabrizio De André e mi piace farlo senza che ci sia, come si fa in questi casi, una ricorrenza particolare, come l’anniversario della nascita o quello della scomparsa.

 

Dentro la mia vita Fabrizio De André ha un posto ben definito, a metà tra la persona cara e la guida spirituale; è qualcuno su cui poter contare sempre quando le cose sembrano non avere una spiegazione, insieme al conforto delle proprie piccole cose quotidiane.
Non sono uno di quelli cresciuti con la sua musica, con i dischi e le cassette dei genitori ascoltate in automobile, come per molti della mia generazione. Ai miei piaceva Lucio Battisti ma in generale, non sono mai stati affezionati in modo particolare a nessun artista tanto da tramandarlo a me e mio fratello.
Ho ignorato De André fino all’adolescenza, conoscendo di traverso le sue opere più famose e  ascoltandolo distrattamente quando c’era l’occasione.
Mi piace pensare che Fabrizio mi sia venuto a cercare, con un’ insistenza sempre maggiore.
C’è stato un periodo in cui tutti mi parlavano di De André, tanti piccoli segnali verso la stessa direzione. In ogni caso percepivo qualcosa di forte: chiunque me ne parlasse lo faceva con una spinta e un calore che non potevano restare indifferenti, come se non fosse solo musica, non fossero solo canzoni. C’era qualcosa di più. Qualcosa che ho scoperto piano piano dal giorno in cui ho iniziato a entrare nel suo mondo e nei suoi racconti. Un’esperienza ha cambiato il mio modo di relazionarmi con la realtà.

 

Per tutte queste ragioni, ho sempre creduto che interpretare i brani di Faber non è mai un’operazione semplice. Alcuni ci sono riusciti efficacemente, altri meno.
Così ho pensato di raccogliere dieci cover di canzoni di De André, ben fatte e rispettose del suo spirito e della sua arte. Almeno secondo me.

 

Diodato – Amore che vieni, amore che vai
Ho conosciuto Antonio Diodato per caso, durante un concerto in cui lui e la sua band suonavano in apertura di un altro musicista.
La sua voce e il suo carisma mi conquistarono subito. Ma quello che mi fece dare un peso specifico al suo spessore artistico fu questa, struggente e bellissima cover, dopo qualche anno finita nella colonna sonora del film “Anni felici” di Daniele Luchetti.

Afterhours – La canzone di Marinella
Nel corso del tour dell’album “Quello che non c’è”, gli Afterhours cominciarono ad inserire in scaletta (spesso in apertura dei live) La Canzone di Marinella, anche questa divenuta colonna sonora, stavolta del film “Lavorare con lentezza” di Guido Chiesa.
Questa versione, elettrica e marziale, mi è sempre sembrata molto diretta.

Pfm e Antonella Ruggiero  – Tre madri
La storia della collaborazione tra la Premiata Forneria Marconi è Fabrizio De André attraversò gli anni 70 e culminò con l’indimenticabile tour del 1978: il miglior cantautore dell’epoca insieme alla migliore band in circolazione, per una serie di concerti immortalati in due dischi live e arrangiamenti tanto perfetti da essere riproposti da De André in tutta la sua carriera successiva.
25 anni dopo la band tornò a riproporre quei brani: il tour “Pfm canta De André” durò diverse stagioni e fu un successo di critica e pubblico.
Tre madri è uno dei pezzi più intensi del concept “La buona novella” del 1970. La voce meravigliosa di Antonella Ruggiero la impreziosisce ancora di più.

Eugenio Finardi – Il ritorno di Giuseppe
“La buona novella” è forse il disco che preferisco della produzione di De André.
L’allegoria sulla vita di Gesù che unisce poesia, umanità e politica resta una delle opere più attuali della musica italiana.
Eugenio Finardi intepreta qui uno dei brani più significativi di quell’album, riuscendo ad esprimere in pieno le atmosfere che lo caratterizzano.

Francesco Di Giacomo e Morgan – Bocca di rosa
Nel 2005 Morgan decise cimentarsi nell’interpretazione e nel ri-arrangiamento di un altro concept fondamentale di Fabrizio De André, “Non al denaro, non all’amore né al cielo”, ispirato alla raccolta di poesie di Edgar Lee Masters “Spoon River Anthology”, con un disco che ne segue fedelmente la scaletta originale.
Oltre a questo omaggio, Morgan si è avvicinato più volte nel corso della sua carriera alla musica di Faber; qui in coppia con il compianto Francesco di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso, per una bella versione di Bocca di Rosa.

Kutso – Canzone dell’amor perduto
Insieme a La canzone di Marinella, la Canzone dell’amor perduto è forse il brano di De André più suonato da altri artisti.
Tra le molte cover mi piace sottolineare quella dei KuTso, contenuta nel loro album d’esordio, per la vivacità e la freschezza delle soluzioni sonore.

Discoverland – La guerra di Piero
Discoverland è un progetto che nasce dalla collaborazione tra Roberto Angelini e Pier Cortese con l’obiettivo di sperimentare riscoprendo pezzi importanti di musicisti e cantautori italiani e stranieri.
La loro versione de La guerra di Piero è molto diversa dall’originale ma non priva di fascino ed appeal.

Clementino – Don Raffaè
Durante la serata del mercoledì del Festival di Sanremo 2016, dedicata alle cover di brani celebri,  il rapper Clementino decise di cimentarsi nel non semplice compito di proporre il brano Don Raffaè.
Esperimento riuscito: personalizzata ma non snaturata, la canzone acquista qui una nuova veste, molto applaudita all’Ariston ed apprezzata dal pubblico.

Piero Pelù – Il pescatore
Per il decennale della scomparsa di Faber, nel 2009, Fabio Fazio dedicò una puntata speciale del suo Che tempo che fa al ricordo di numerosi artisti ed amici di Fabrizio.
Tra le interpretazioni da ricordare, la delicata Il Pescatore di Piero Pelù (negli anni successivi poi resa molto più energica nel live)

Cristiano De André e Mauro Pagani – Crêuza de mä
Il momento più emozionante dello speciale di Fazio fu senza dubbio quello finale. Cristiano De André e Mauro Pagani, in collegamento dal porto antico di Genova, eseguono una calda versione acustica di Crêuza de mä.
Atmosfere e suggestioni difficilmente descrivibili a parole.

Bonus track:

 

Runa Raido – La domenica delle salme
La domenica delle salme è forse il brano più politico e al contempo criptico di De André: un racconto appassionato e  doloroso della situazione sociale e politica a cavallo tra gli anni 80 e gli anni 90.
Nel disco “Il primo grande caldo” i Runa Raido la ripropongono in una inedita versione rock di grande impatto.