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Boxe contro l’assedio


È il progetto dell’ong italiana Ciss realizzato con due palestre popolari di Palermo e Roma che hanno portato allenatori e materiale in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza per sostenere bambini, ragazzi, ma soprattutto ragazze che praticano pugilato, anche come valvola di sfogo dalle tante restrizioni in cui vivono. Il loro sogno: rappresentare la Palestina in una gara internazionale.

«Non avevo mai combattuto con una donna. È molto più divertente, gli uomini tendono a proteggerti, hanno paura di farti male e ci vanno piano». Lisa ha 29 anni, vive Ramallah in Cisgiordania. Tira di boxe da sei anni. E per la prima volta ha potuto fare sparring (allenamento con un avversario, ndr) con un’altra donna. «Mi piace questo sport, mi aiuta a tirare fuori le emozioni negative. Inoltre, essendo davvero poche le donne che lo praticano, mi pare importante dal punto di vista simbolico», racconta. Con lei, sul ring, c’è Carlotta Bartoloni della palestra popolare Valerio Verbano di Roma. «Lisa ha molta voglia di imparare e questo le ha permesso in poche ore di fare grandi progressi», spiega.
«Tutti hanno subìto i traumi dei bombardamenti di cui l’ultimo (Operazione Margine Protettivo) ha provocato più di 2mila morti», sottolinea Valentina Venditti di Ciss. L’idea è di realizzare uno scambio e una formazione tra pugili italiani e i pugili palestinesi nella Striscia di Gaza, lì dove le palestre sono per lo più spazi piccoli, non adeguati, e le attrezzature sono nella maggior parte dei casi autoprodotte con stoffa, bambagia e scotch. «Sui fatiscenti ring di Gaza i pugili hanno solo una decina di paia di guanti che utilizzano a turno mentre i sacchi sono stati costruiti in modo molto rudimentale; non hanno fasce né paradenti e a causa dell’occupazione che dura da cinquant’anni non hanno alcuna libertà di movimento: non è per loro possibile uscire fuori dalla Striscia per confrontarsi con i pugili dalle altre parti del mondo», continua Venditti. Ma un pugile lo sa, la strada per la vittoria è lunga, faticosa e fatta di ostacoli.

Piccoli sportivi crescono


I giovani tesserati del Circolo Inzani di Parma hanno appeso un cartello all’ingresso della propria sede chiedendo agli adulti di non insultare arbitri e giocatori avversari durante le partite. Indicazioni apparentemente banali, ma a quanto pare necessarie. L’iniziativa è piaciuta così tanto che ora il Comune sta valutando di proporla in tutte le strutture del territorio.

I ragazzi hanno deciso di impartire una lezione agli adulti dopo aver assistito a decine di episodi imbarazzanti, tra risse selvagge, atteggiamenti antisportivi e decine di insulti – anche molto offensivi – ad arbitri, giocatori e allenatori. Comportamenti che hanno convinto i tesserati ad appendere un cartello all’ingresso del centro sportivo: “Divertitevi anche voi, non pensate ai consigli tecnici. Non urlate, mi mettete in confusione. Il vostro compito è quello di incitare la mia squadra. Non insultate l’arbitro l’arbitro e gli avversari, sono ragazzi come noi che stanno giocando. Tutti possiamo sbagliare e perdere non è una tragedia. Godetevi la partita”. L’iniziativa è piaciuta così tanto che il Comune di Parma starebbe valutando di riproporla a tutti i campi sportivi comunali.

Tutti per Manuel


Dagli amici ai fuoriclasse del nuoto agli amatori: nel fine settimana è partita su Instagram l’iniziativa lanciata dal nuotatore Andrea Lanzarini e subito accolta e rilanciata dai grandi campioni del nuoto azzurro, da Magnini a Detti, da Paltrinieri a Dotto: tutti in vasca con una M nera sul braccio sinistro, vicino alla spalla in segno di solidarietà a Manuel Bortuzzo.

Manuel Bortuzzo è il nuotatore ventenne di Treviso centrato alla schiena da un colpo di pistola sparato la notte tra sabato e domenica scorsi all’Axa, nel quadrante sud di Roma, e rimasto paralizzato a seguito della ferita. Manuel è una promessa del nuoto italiano, dal Veneto si era trasferito nella Capitale per allenarsi nel centro federale di Ostia.

Giochiamo all’inclusione


Prosegue per il secondo anno consecutivo il progetto Camerano Calcio Integrato, per l’inserimento dei bambini con Sindrome di Down. La società ha lanciato una campagna di crowdfunding per raccogliere i fondi necessari a garantire servizi e beni a uso gratuito. Per tale ragione la società gialloblù ha deciso di intraprendere la campagna di Crowdfundingper raccogliere i fondi necessari al perseguimento dello scopo. La bontà del progetto e il possedimento di alcuni requisiti hanno fatto sì che il Camerano Calcio Integrato fosse inserito, insieme ad altri progetti, all’interno di un bando indetto dalla Fondazione Vodafone Italia proprio per partecipare al Crowdfunding:questa raccolta fondi vogliamo aumentare il numero di tecnici specializzati in questo ambito – spiega il responsabile Alessandro Orlandoni -. La nostra volontà e il nostro impegno sono mirati a offrire una proposta di qualità ai bambini, nel rispetto dei tempi di inserimento e di crescita». I fondi saranno utilizzati per garantire una serie di servizi e beni a uso gratuito come materiale tecnico per l’attività sportiva e motoria, corsi di formazione per qualificare i tecnici impegnati come FISDIR e Special Olympics, nonché per l’acquisizione di diverse figure professionali tra cui cinque istruttori specializzati per bambini e diversamente

Amunì


È l’iniziativa che vede Libera al fianco della Federazione italiana atletica leggera in un progetto di cittadinanza attiva rivolto ai giovani di Messina sottoposti a procedimento penale. Previste quattro gare: due a Messina, una a Gioiosa Marea e la finale il 22 giugno allo Stadio d’Alcontres di Barcellona Pozzo di Gotto. Il progetto è nato nel 2011 coinvolgendo giovani di Trapani e Palermo.

Il “Trofeo Amunì” di atletica leggera è stato presentato stamattina nella sede del CONI Messina. Sarà organizzato dalle società Polisportiva Europa, Odysseus, Podistica Capo d’Orlando e Amatori Duilia Barcellona in collaborazione con il Presidio di Messina di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie e con l’Anymore Onlus. Sulla base di questa pratica, si sono sviluppate e se ne stanno costruendo altre in: Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Toscana, Liguria e Lombardia. Per agevolare questo e altri percorsi, è stato anche siglato, nel mese di ottobre del 2016, un protocollo di intesa tra Libera e il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero.
A Messina il progetto AMUNì è al suo secondo anno. Il coordinamento è affidato all’associazione Anymore Onlus, tra i soci fondatori del Presidio di Libera, e vede la partecipazione di educatori, psicologi ed assistenti sociali della rete di coinvolgimento di Libera. Tutti i dettagli sul “Trofeo AMUNì” verranno svelati durante l’incontro con i giornalisti.

Donne di calcio


È stato presentato questa mattina a Roma l’ebook firmato da Tiziana Pikler, con le interviste a 13 protagoniste di uno sport prevalentemente maschile. Da Carolina Morace a Patrizia Panico: generazioni diverse che raccontano la loro visione e le strategie per recuperare vent’anni di ritardo rispetto agli altri Paesi.

L’e book è nato da una partnership tra Alley Oop – L’altra metà del Sole e la Figc e realizzato con il contributo dell’Istituto per il Credito Sportivo. È scaricabile gratuitamente dal sito del Sole 24 ore. La prefazione all’ebook è di Michele Uva, vice presidente Uefa.

Gioco e inclusione


È stato firmato il protocollo d’intesa tra la Federazione Italiana Bocce e la Fondazione Don Gnocchi. La Fib metterà a disposizione supporti concreti, come ausili tecnici e materiale sportivo, per consentire a persone con disabilità di praticare l’attività, mentre l’associazione metterà a disposizione alcune sue strutture.

A completamento della sinergia, la Fondazione Don Gnocchi ha previsto anche l’opportunità per i tesserati Fib e familiari di accedere a prezzi agevolati a un’ampia gamma di servizi e prestazioni riabilitative erogate nei Centri e negli ambulatori, aprendo così un ulteriore canale di “welfare sociale” per l’intera Federazione.
«L’incontro tra la disciplina sportiva delle bocce e il mondo della disabilità è estremamente significativo – dice Francesco Converti, direttore generale della Fondazione Don Gnocchi -: si tratta di un percorso che consentirà ai disabili e alle loro famiglie, affiancati dagli operatori della Fondazione, di sperimentare un’efficace proposta terapeutica, praticando un gioco bellissimo attraverso anche momenti di inclusione e di aggregazione. Le bocce, e lo sport in generale, rappresentano un supporto insostituibile rispetto ai normali percorsi socioassistenziali. Quando si tratta di attuare un’efficace riabilitazione legata alla pratica sportiva, la Fondazione Don Gnocchi è da sempre in prima linea e, in questo caso, ha trovato un valido alleato».

Mare senza barriere


È il progetto che permette a persone con disabilità di vivere la barca a vela. Grazie agli interventi realizzati sull’imbarcazione Euphoria sono stati eliminati gli ostacoli architettonici per permettere di effettuare escursioni anche a chi vive condizioni di mobilità limitata.

Lo sport tradito


È il titolo del nuovo libro di Daniele Poto, pubblicato dalle edizioni Gruppo Abele, con decine di storie, gare e traguardi in cui non sono stati i migliori a vincere. Il servizio di Elena Fiorani. (sonoro)

Daniele Poto, giornalista, scrittore e ricercatore, si occupa di legalità, sport e gioco d’azzardo. Ha all’attivo numerosi libri tra letteratura e saggistica e sugli stessi temi ha pubblicato, tra gli altri, Le mafie nel Pallone. In quest’ultimo lavoro passa in rassegna diverse discipline sportive portando alla luce gli scandali degli ultimi anni. Dalle competizioni truccate all’aggiudicazione di Giochi olimpici e di Mondiali di calcio, sino ai casi di doping o match-fixing. Un dossier che contribuisce al dibattito, molto attuale, sull’etica dello sport. Non solo storie di pedane e campi da gioco, ma anche di stanze del potere, reati, denunce, sentenze. Racconti di illegalità che partono dallo sport ma si trasformano, talora, in veri e propri “romanzi criminali”.

A tutta scherma


È partito il crowdfunding per il progetto che vuole formare maestri per la pratica di bambini e ragazzi, ed intervenire in particolare sui sintomi del disturbo da deficit di attenzione o iperattività. Impareranno a gestire la competitività e l’aggressività, a rispettare le regole, a valorizzare le relazione coi compagni, apprendendo contemporaneamente le tecniche della disciplina.

Il Circolo Scherma Terni unitamente alla Cooperativa Helios partecipa ad un progetto di raccolta fondi per trovare nuove risorsse economiche da destinare alla formazione dei maestri ed avviare alla pratica della scherma bambini e ragazzi tra i 5 e i 14 anni. Il progetto rientra in quelli promossi da Ogni sport oltre, l’iniziativa di Fondazione Vodafone Italia: https://progetti.ognisportoltre.it/