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Alla scoperta del pickleball: semplice, accessibile a tutti, a metà tra tennis e padel


Sempre più inclusivi

A Trieste nasce il pickleball, uno sport accessibile a tutti. Il servizio di Elena Fiorani.

Esiste una terra di mezzo tra il tennis e il padel e si chiama pickleball, uno sport molto popolare negli Stati Uniti, ideato nel 1965 con lo scopo di intrattenere i bambini annoiati durante una vacanza, con delle attrezzature facili da reperire.

Oggi negli Usa coinvolge oltre 68 milioni di giocatori, perlopiù appartenenti alla Generazione Z, nati tra il 1997 e il 2015.

In Italia è arrivato grazie all’U.S. Acli che, proprio in questi giorni, sta svolgendo il 1° Campionato regionale di pickleball a Trieste. Si tratta di uno sport basico con poche regole, inclusivo e accessibile a tutti; combina elementi di tennis, padel, badminton e ping pong. Si può giocare in due o quattro, in un campo simile a quello del tennis, utilizzando una racchetta di legno e una palla perforata dal movimento leggero. Vince il giocatore o la squadra che ottiene per prima 11 punti sull’avversario.

L’Arabia Saudita continua a scommettere sullo sportwashing: la denuncia di Amnesty


Sportwashing

Amnesty International denuncia il crescente interesse dell’Arabia Saudita nello sport, spiegando che il Paese sta investendo somme di denaro colossali in eventi sportivi e di intrattenimento per ripulire la propria immagine e presentarsi come uno Stato ‘riformista’.

Quando si parla di alcuni Paesi (in questo caso l’Arabia Saudita) e di sport, a qualcuno può venire subito in mente il Newcastle United Football Club, acquistato nel 2021 dal PIF insieme a PCP Capital Partners e RB Sports & Media. Oppure si pensa al golf, con il recentissimo accordo tra PGA Tour, DP World Tour e PIF. O, magari, il pensiero va direttamente a diritti umani e sportwashing (l’uso dello sport da parte di organizzazioni o Stati per migliorare la propria immagine), più che altro per via di quella sigla, PIF, che sta per Public Investment Fund, lo strumento di investimento sovrano dell’Arabia Saudita.

Sembra che il Paese organizzatore della Diriyah Tennis Cup – esibizione dicembrina delle cui perplessità abbiamo già scritto – abbia intenzione di allargare i propri interessi nel mondo del tennis partendo dalle ATP Next Gen Finals, il master di fine anno riservato ai migliori under 21 del mondo che lo scorso novembre si è tenuto per l’ultima volta a Milano.
 
Se le accuse di sportwashing vengono prevedibilmente negate, tra coloro che vivono con preoccupazione questa commistione c’è Reina Wehbi, attivista di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa. In un’intervista esclusiva con Ubitennis.net, Reina Wehbi illustra i problemi legati a tali eventi in un Paese già esposto a critiche da parte non solo di Amnesty, ma anche di Human Rights Watch e dell’ONU.

“Stanno investendo somme di denaro colossali in eventi sportivi e di intrattenimento per ripulire la propria immagine e presentarsi come uno Stato ‘riformista’ e ‘ progressista’” spiega Reina. “Queste dispendiose strategie di relazioni pubbliche aiutano spostano l’attenzione dalle spaventose violazioni dei diritti umani. Gli organi di governo dello sport hanno la responsabilità di impegnarsi con la dovuta diligenza per identificare e ridurre l’impatto dei diritti umani collegato ai loro eventi”.

Riguardo alla citata Diriyah Tennis Cup, vale la pena notare che l’esibizione milionaria è stata co-organizzata da RB Group di proprietà di Peter-Michael Reichel, anche membro del Board della WTA come uno dei quattro rappresentanti dei tornei, del quale ricordiamo le recenti indiscrezioni sulle possibili modifiche del calendario. Tornando invece alle Next Gen Finals, sembra che si pensi di trasformale, a partire dal 2025, in un evento combined, quindi con un parallelo torneo WTA. Se dovessero davvero partecipare le tenniste, altre questioni si solleverebbero spontaneamente.

“Quanto riportato sui diritti umani in Arabia Saudita è ben lontano dai fasti e dal fascino che il Paese sta cercando di proiettare al mondo” continua Wehbi. “Difensori dei diritti umani, attivisti per i diritti delle donne, giornalisti indipendenti, scrittori e attivisti nel Paese sono stati arbitrariamente trattenuti in custodia per il loro lavoro e hanno dovuto subire processi lunghi e ingiusti. Salma al-Shehab dell’Università di Leeds e madre di due bambini è stata condannata a 27 anni di prigione per accuse legate al terrorismo dopo un processo incredibilmente ingiusto per aver pubblicato alcuni tweet a sostegno dei diritti delle donne”.

Di tutt’altro avviso la posizione del governo saudita, che sostiene di aver fatto grandi passi avanti nel migliorare i diritti dei propri cittadini. Nel 2018 le donne possono guidare e dal 2021 viene loro permesso di vivere in modo indipendente senza il permesso degli uomini preposti alla loro custodia.

“Mentre queste riforme hanno un impatto positivo sulle donne, le autorità non hanno abolito il sistema di sorveglianza maschile, al contrario codificandolo in una legge scritta che mina alla base queste modeste conquiste” dice ancora Reina.

Un altro aspetto che desta preoccupazione riguarda i diritti delle persone LGBT e, nella sezione FAQ del sito dell’Autorità Saudita del Turismo, alla domanda se i visitatori LGBT siano benvenuti, si legge che “tutti possono tranquillamente visitare l’Arabia Saudita e non viene chiesto di rivelare dettagli personali di questo tipo”.
“Se da un lato non ci sono pene codificate per le relazioni omosessuali, sono rigidamente proibite dalla Shari’a (la legge islamica). La comunità LGBT saudita si auto-censura, le persone LGBTQ non si identificano pubblicamente come tale e lo Stato non dedica loro alcun tipo di protezione” dice Reina.

“Amnesty International non chiede a giocatori o cantanti di boicottare un evento” chiarisce Wehbi. “Tuttavia, chiediamo loro di non lasciare che l’Arabia Saudita usi la loro presenza nel Paese come uno stratagemma per le pubbliche relazioni. Facciamo un appello perché non rimangano in silenzio e usino la loro influenza e la loro fama per parlare apertamente delle vittime delle violazioni dei diritti umani ed esortino al rispetto e alla salvaguardia dei diritti umani ovunque si trovino” conclude Reina.

“Cambiamo le regole del gioco”: stasera a Roma tornano i WEmbrace Games


Cambiamo le regole del gioco

Sarà questo il claim dell’edizione 2023 dei WEmbrace Games, che si tiene stasera alle 20 allo Stadio dei Marmi di Roma con la partecipazione, tra gli altri, di Bebe Vio, promotrice dell’evento, e di Francesco Totti: sport e inclusione, sfida e integrazione.

La manifestazione è stata presentata nell’aula Giulio Cesare del Campidoglio in un incontro, moderato dalla giornalista e conduttrice tv Ilaria D’Amico, a cui hanno partecipato tra gli altri Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità, Andrea Abodi, ministro per lo Sport e i Giovani, Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Vito Cozzoli, presidente e amministratore delegato di Sport e Salute SpA e Alessandro Onorato, assessore ai Grandi eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale. Sono intervenuti anche Maurizio Molinari, head of European Parliament. Liaison Office in Milan, in collegamento da remoto, e infine, per raccontare gli obiettivi e il significato dei WEmbrace Games, Teresa Grandis, presidente dall’associazione ‘art4sport ONLUS’ e Bebe Vio Grandis, campionessa paralimpica di fioretto, promotrici dell’iniziativa ormai giunta alla sua undicesima edizione, che lunedì all’interno della sua squadra potrà vantare anche la presenza dell’ex capitano della Roma, Francesco Totti. Tra il pubblico in Campidoglio presenti anche due atleti del team di art4sport, il cestista Alessandro Sbuelz e lo schermidore Edoardo Giordan. Alla fine della conferenza stampa c’è stato anche il tempo di un saluto da parte del sindaco Roberto Gualtieri.

La manifestazione avrà come fine quello di favorire l’inclusione, ‘abbracciando’ il concetto di diversità. È prevista inoltre una raccolta fondi in favore dell’associazione art4sport ONLUS, che ha come scopo quello di studiare, realizzare e finanziare le costose protesi e le attrezzature necessarie per la pratica dello sport paralimpico. La serata è aperta a tutti ed è possibile prenotare il proprio posto gratuitamente al seguente link: https://wembrace-games-2023.eventbrite.it. L’iniziativa ha ricevito l’Alto patrocinio del Parlamento europeo e il patrocinio di Cip, Coni, Sport e Salute, Comune di Roma e Croce Rossa Italiana.

“In cammino nei parchi”: torna l’iniziativa del Club alpino italiano in 17 regioni italiane


In cammino nei parchi

Domani e domenica torna l’iniziativa del Club alpino italiano in 17 regioni italiane. Il servizio di Elena Fiorani.

In programma nelle due giornate 60 escursioni in aree protette organizzate dalle Sezioni, dai Gruppi regionali e dagli Organi tecnici territoriali del Club alpino italiano. Le uscite si rivolgono a turisti, visitatori e camminatori interessati alla conoscenza del territorio, alla cura e al rispetto per la natura e alla manutenzione dei sentieri, dalle Alpi agli Appennini. L’obiettivo è testimoniare insieme i valori che caratterizzano e accomunano il Club alpino italiano e Federparchi, cogliendo, lungo i percorsi, l’importanza del sistema delle Aree protette non solo come protezione dei territori di particolare pregio naturalistico, ma anche come possibile volano di un’economia diffusa e sostenibile strettamente connessa con le zone attraversate.

Lo sport femminile produce sviluppo: cosa emerge dal Rapporto Censis “Donne, lavoro e sport in Italia”


Lo sport femminile produce sviluppo

Emerge dal Rapporto Censis “Donne, lavoro e sport in Italia”. Le praticanti sono 9 milioni, il 43% del totale, e stanno meglio non solo fisicamente e psicologicamente ma sono anche meglio inserite nella società: lavorano, studiano, guadagnano più di chi non fa esercizio fisico.

Senza donne che lavorano e senza donne che fanno sport, l’Italia non cresce o non lo fa quanto potrebbe. Ecco perché aumentare il numero delle praticanti non è solo un tema di giustizia sociale e di pari opportunità, ma deve essere anche una questione di sviluppo e interesse nazionale. Il divario di genere, infatti, è ben esplicato dai numeri: gli italiani che fanno sport, in modo saltuario o continuativo, sono quasi 20 milioni e di questi oltre 8,5 sono donne (il 43,3% del totale). E’ solo uno dei dati inseriti nel Rapporto del Censis dal titolo ‘Donne, lavoro e sport in Italia. Per la crescita dei territori e del Paese‘. Lo studio è stato discusso nel Salone d’Onore del Coni in occasione della presentazione del progetto di sostenibilità sociale realizzato da Fondazione Lottomatica e Fijlkam, la Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali, che si esprime con il progetto ‘Fight like a girl’ per favorire la diffusione della pratica sportiva al femminile in alcune aree più svantaggiate del Paese.

Dalla ricerca si evince come il 29,2% delle donne con più di tre anni pratica almeno uno sport (venti anni fa era il 23,3%), e di queste 6,5 milioni (il 21,8%) lo fanno con continuità (venti anni fa era il 15,7%). Restano ancora escluse da questa pratica di massa 12 milioni di donne (40,6% del totale). “Lo sport promuove i valori di inclusione, cooperazione e rispetto ma purtroppo, anche in questo ambito permangono, talvolta, disparità e squilibri di genere che occorre eliminare attraverso una pluralità di azioni”– ha spiegato il vicepresidente vicario del Coni, Silvia Salis, che poi ha aggiunto: “Dove il talento delle donne non è adeguatamente valorizzato o considerato o è, peggio ancora, umiliato, le conseguenze pesano sulle loro vite e sulla società nel suo complesso, che si trova a dover fare a meno di risorse preziose per capacità e competenze. Quello delle donne, e delle donne che fanno sport, è un contributo fondamentale alla crescita dei territori e di tutto il Paese”.

La donna che fa sport – dice il Censis – non sta solo meglio nel fisico e nella mente, ma è anche meglio inserita nella società: lavora, studia, guadagna più di chi non fa esercizio fisico, ed è più moderna, in quanto aderisce a stili di vita e modelli di comportamento più evoluti e sostenibili. Le sportive possiedono titoli di studio più elevati di chi fa una vita sedentaria: il 26,9% è laureata e il 36,5% è diplomata, contro – rispettivamente – il 9,7% di laureate e il 27,3% di diplomate che non praticano sport. La donna che fa attività motoria non solo studia di più, ma lavora anche di più. Tra le over quindicenni che fanno sport, il 49,8% è occupata, il 17,6% è una studentessa e il 13,4% è casalinga. Tra chi non fa sport prevalgono le casalinghe, che sono il 34,3% del totale, seguite da pensionate (24,2%) e occupate (24,2% del totale), mentre le studentesse sono solo il 4,6%.

“Siamo davvero felici di questo accordo tra Fondazione Lottomatica e Fijlkam– il commento dell’amministratore delegato di Lottomatica, Guglielmo Angelozzi– L’impegno per lo sport e per l’uguaglianza di genere caratterizza tutte le attività e l’identità di Lottomatica, del cui impegno sociale la nostra Fondazione è espressione sociale. In questo senso, il Rapporto Censis offre le informazioni e le analisi di contesto utili per capire a che punto siamo e che cosa fare per abbattere ogni forma di barriera. Dobbiamo garantire massima uguaglianza anche nello sport che rappresenta uno strumento prezioso di empowerment e di emancipazione”.

La quota delle praticanti è pari al 36,3% del totale delle donne con più di tre anni nel Nord-Est, al 34% nel Nord-Ovest, al 31,9% al Centro e precipita al 19,7% nel Sud e nelle Isole. A livello regionale, si va dal 50,4% di praticanti nel Trentino-Alto Adige, al 13,4% in Calabria, preceduta da Sicilia (17,4%), Campania (17,7%) e Basilicata (17,9%). La correlazione tra pratica sportiva e occupazione è evidente se si osserva la graduatoria regionale costruita in base al tasso di occupazione femminile, che è quasi coincidente con quella delle praticanti. A fronte di un tasso medio di occupazione femminile che in Italia è del 51,1%, a livello regionale si va da un massimo del 66,2% in Trentino-Alto Adige a un minimo del 30,5% in Sicilia, preceduta dalla Campania, dove il tasso di occupazione femminile è al 30,6%, e dalla Calabria con il 31,8%.

“Lo sport è veicolo di benessere, inclusione e modernità. I dati dimostrano che le sportive lavorano di più e meglio di chi non fa sport, stanno meglio con sé stesse e con gli altri e adottano stili di vita più moderni e sostenibili”, commenta infine Anna Italia, responsabile di ricerca Censis. “E nei territori dove sono di più le donne che fanno sport, c’è anche più lavoro e maggiore sviluppo”.

 

Parigi 2024 avrà la “Pride house”: la struttura ospita atleti, volontari e visitatori della comunità LGBT alle Olimpiadi


Pride house

Il comitato organizzatore delle Olimpiadi di Parigi 2024 ha annunciato che in occasione dei Giochi verrà allestita la struttura temporanea che ospita atleti, volontari e visitatori della comunità LGBT: lo sport come strumento formidabile per contribuire alla lotta contro la discriminazione.

C’è molta attesa per Parigi 2024 e le notizie che vengono diffuse, un po’ alla volta, nel periodo che ci divide dall’inizio dei giochi, non fanno altro che alimentarla. La notizia della Pride House parigina è solamente l’ultima di una serie di informazioni che lasciano presagire una edizione olimpica esaltante. È proprio Tony Esanguet, tra l’altro, ad aizzare l’hype. L’ex canoista francese, specialista dello slalom C1 e due volte vincitore della medaglia d’oro nella disciplina – Sidney 2000 e Atene 2004 – ha detto di recente all’ANSA: “L’umanità ha vissuto anni difficili, i Giochi Olimpici hanno un potere enorme e noi vogliamo utilizzarlo per riunire tutto il pianeta nello stesso momento e tornare a celebrare grandi valori positivi grazie allo sport. Vogliamo mostrare al mondo il meglio della Francia, sappiamo che c’è una fortissima attesa ovunque e faremo di tutto per rendere questo momento indimenticabile”.

A 15 mesi circa dall’edizione olimpica francese, quindi, l’edizione di preannuncia entusiasmante ed esaltante. Anche perché – ha lasciato trapelare sempre Tony Esanguet – ci saranno gare sportive disputate in luoghi suggestivi ed unici: dalle gare di scherma al Grand Palais al beach volley ai piedi della Tour Eiffel, dal tiro con l’Arco agli Invalidi all’equitazione nei giardini della Reggia di Versailles.

È stata varata a Senigallia “Malupa 5.0”, imbarcazione accessibile alle persone con disabilità


La barca dei sogni

A Senigallia è stata varata Malupa 5.0, imbarcazione accessibile e sostenibile, grazie ad un ingresso che consentirà anche alle persone in sedia a rotelle di avvicinarsi alla vela. Si tratta di uno dei primi esemplari in Italia a garantire alle persone, normodotate o con disabilità fisica, psichica o sensoriale, la possibilità di navigare in assoluta sicurezza.

Sembra scontato ma così non è. Per far sì che tutti possano andar per mare servono barche sicure e realmente accessibili: Malupa è spiaggiabile fino a 20 centimetri e ha un ingresso che consente anche alle persone in sedia a rotelle di avvicinarsi alla vela. Di fatto è tra i primi esemplari in Italia a garantire alle persone – siano esse normodotate che con disabilità fisica, psichica o sensoriale – il diritto di andar per mare in assoluta sicurezza.

Però il progetto Malupa non si è fermato qui, perché è anche sostenibile: lo scafo è stato realizzato dal cantiere nautico Adriatico di San Mauro Pascoli (in questo periodo in forte difficoltà per gli eventi alluvionali dello scorso 16 maggio) con un materiale derivato dalle bottiglie di plastica. Quindi il riutilizzo come concetto di fondo che permette l’inclusività.

Domenica 4 giugno, il varo al porto della Rovere con tanto di bottiglia sullo scafo, alla presenza della banda cittadina, delle autorità, dei campioni di vela d’altura e della Nazionale italiana di pallavolo sordi, delle associazioni che si occupano di disabilità, ma soprattutto di tanta Senigallia.

Tutto è filato liscio per questo progetto di volontariato che si spende per i più fragili. Il primo spunto è l’idea di Marco Lorenzetti, appassionato velista e presidente dell’associazione La fabbrica dei sogni, che ha coinvolto attorno alla barca a vela per tutti l’imprenditore del cantiere nautico Adriatico Luca Bracci ed il progettista e designer Paolo Giordano: dalla collaborazione di Marco, Luca e Paolo è nata poi Malupa. A bordo durante la veleggiata inaugurale c’erano il senigalliese Francesco Pizzuto, campione del mondo di vela d’altura, Danilo Malerba, campione del mondo di vela match race, ipovedente, Daniele Malavolta, presidente dell’associazione Liberi nel vento e Camilla Ferrari, velista con disabilità della Fabbrica dei sogni.

Dopo l’inaugurazione al porto, la festa alla rotonda a mare con il saluto delle istituzioni e il ringraziamento da parte di Lorenzetti dei vari partner di questo viaggio chiamato Malupa, in primis i club Rotary di Senigallia e Cagli-Catria-Nerone che hanno trovato le risorse finanziarie utili a realizzare il progetto da quasi 20 mila euro e il Comune di Senigallia. Di cui porta simbolo e nome, a testimonianza di una collaborazione fattiva e utile al benessere della collettività.

I Mondiali di calcio femminile saranno trasmessi in chiaro dalla Rai


Pallone in tv

I Mondiali di calcio femminile, che si svolgeranno dal 20 luglio al 20 agosto in Australia e Nuova Zelanda, saranno trasmessi in chiaro dalla Rai. Un’ulteriore occasione di visibilità per un movimento sportivo che nel nostro Paese ha sempre più seguito.