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Innes Fitzgerald dice no ai Mondiali di cross country in Australia: l’aereo dalla Gran Bretagna inquina troppo


Scelte green

Innes Fitzgerald, sedicenne promessa dell’atletica britannica, ha detto no ai Mondiali di cross country in Australia per una scelta etica: l’aereo inquina troppo e dalla Gran Bretagna il tragitto in treno è impossibile. Per spostarsi infatti l’atleta ha scelto di usare solo la ferrovia.

«Quando ho iniziato a correre la prospettiva di un Mondiale era soltanto un sogno. Ma la realtà del viaggio in aereo mi riempie di profonda preoccupazione – racconta la giovane atleta – Il minimo che posso fare è esprimere la mia solidarietà a coloro che soffrono in prima linea per il collasso climatico».

«Avevo solo nove anni – dice Fitzgerald – quando è stato firmato l’accordo sul clima alla Cop21 di Parigi. Ora, a distanza di otto anni, le emissioni globali sono aumentate costantemente, avviandoci verso una catastrofe climatica. Sir David King, ex consulente scientifico capo del governo, ha dichiarato: “Quello che faremo, credo, nei prossimi tre o quattro anni determinerà il futuro dell’umanità”. La scienza è chiara. Una svolta è possibile solo grazie a un cambiamento trasformativo derivante da un’azione collettiva e personale».

Torna il premio “Sport e diritti umani”: candidature fino al 31 marzo


“Sport e diritti umani”

Ha preso il via la quinta edizione del premio promosso e conferito da Amnesty International Italia e Sport4Society, che riconosce gesti simbolici o concreti in favore dei diritti umani nell’ambiente sportivo. Fino al 31 marzo sarà possibile segnalare un’atleta, una squadra o un gruppo sportivo che ha contribuito alla promozione della cultura dei diritti umani.

Fino al 31 marzo 2023 sarà possibile segnalare all’indirizzo info@sportedirittiumani.it un/un’atleta, una squadra o un gruppo sportivo, professionisti e non, che nel corso del 2022 si sia reso protagonista in Italia di un gesto pubblico, di una presa di posizione, di un’azione coerente coi valori positivi dello sport, contribuendo in questo modo alla promozione della cultura dei diritti umani nel nostro paese.

Le candidature saranno selezionate da Amnesty International Italia e Sport4Society e proposte, per la scelta finale, alla giuria del premio presieduta da Riccardo Cucchi e di cui fanno parte esponenti delle due associazioni, giornalisti sportivi e personalità di rilievo del mondo dello sport.

Nelle passate edizioni, il premio è stato conferito a Pietro Aradori nel 2019, al Pescara Calcio nel 2020, al calciatore Claudio Marchisio nel 2021 e alla ciclista Alessandra Cappellotto nel 2022.

 

Gravi episodi di omofobia nella Serie A francese: ministro dello Sport e associazioni chiedono sanzioni


 

 

Gravi episodi di omofobia nel calcio francese, il ministro dello Sport e le associazioni chiedono sanzioni. Il servizio di Elena Fiorani.

Nella Serie A francese canzoni e insulti omofobi continuano ad affliggere gli stadi: nelle ultime giornate di campionato sono stati notati diversi atti omofobi da parte dei tifosi: canti a Rennes e Marsiglia e striscioni di insulti a Montpellier. Fatti che hanno provocato l’indignazione del ministro dello Sport e che hanno portato all’apertura di un’inchiesta.

Anche il club di Montpellier ha reagito condannando “con la massima fermezza le frasi omofobe degli striscioni”. “Il messaggio è chiaro: gli omosessuali sono considerati subumani”, è la denuncia di Julien Pontes, portavoce del collettivo Rouge Direct che si batte contro l’omofobia nel calcio. Il collettivo chiede sanzioni, “se la Professional Football League avrà il coraggio di sanzionare le società, in modo serio e dissuasivo, allora potrà segnare profondamente milioni di coscienze. A zero euro” , spiega Pontes.

Il pugile Chris Eubank Jr manda l’omofobia al tappeto: indossa fascia arcobaleno dopo le provocazioni dell’avversario


Omofobia al tappeto

L’incontro di pugilato tra i pesi medi Chris Eubank Jr e Liam Smith si è concluso con la vittoria di quest’ultimo ma il primo ha vinto una battaglia più importante indossando una fascia arcobaleno a sostegno della comunità Lgbt dopo le provocazioni omofobe dell’avversario.

Nei giorni scorsi alla Manchester Arena è andato in scena l’incontro, valevole per la categoria dei pesi medi, tra Chris Eubank Jr. e Liam Smith. Quest’ultimo ha trionfato mandando ko l’avversario al quarto round. Tra i due pugili, però, lo scambio di colpi era iniziato molto prima dell’incontro: durante la conferenza stampa della sfida, infatti, Smith aveva provocato Eubank Jr. facendo supposizioni infantili e omofobe sulla sua sessualità. La risposta del 33enne britannico (figlio del campione mondiale Chris Eubank) è stata superlativa: l’atleta si è apertamente schierato contro l’omofobia e al fianco della comunità Lgbtqi+ indossando anche la fascia arcobaleno, quella che ai recenti Mondiali di calcio in Qatar è stata proibita.

Nell’infuocata conferenza stampa, il biondo pugile di Liverpool ha tuonato all’avversario: “Continui a parlare di ragazze, qualcuno in questa stanza ti ha mai visto con una ragazza? Hai qualcosa da dirci?”. E, ancora: “Hai 33 anni e dici di volere dei figli. Se sei felice diccelo, non è una frecciata. Ma devi avere una donna per avere un figlio”. Eubank Jr – che nel corso della propria carriera ha vinto il titolo mondiale IBO dei pesi supermedi, la corona WBA ad interim e quella britannica dei pesi medi – gli ha risposto precisando come la sua “vita privata” fosse “irrilevante per la boxe”. “Sono felice e a mio agio” ha ribadito Eubank jr. E ha aggiunto: “Cosa vorresti sapere Liam? Vuoi entrare sul personale, parlare dell’essere gay? Mi è stato detto che tradisci tua moglie. Preferisco essere gay piuttosto che un traditore”.

Poi, durante la tradizionale cerimonia del peso pre-match, Eubank Jr ha indossato la fascia arcobaleno.“Non discriminiamo… non ci alieniamo. Vogliamo che la boxe e lo sport nel loro insieme siano all-inclusive”, ha scritto Eubank Jr sui social postando la foto in cui indossa la fascia arcobaleno. Un post che ha fatto il pieno di “mi piace” e commenti a suo favore tra cui quello di Stonewall Group, l’associazione per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender del Regno Unito, che ha invitato il British Boxing Board (l’organo di governo della boxe professionistica nel Regno Unito) a agire contro Smith.

“I commenti omofobici, bifobici e transfobici non hanno posto nello sport. È fondamentale che le autorità sportive prendano sul serio casi come questo e chiariscano che la retorica anti-Lgbtq+ non sarà tollerata, intraprendendo azioni decise”, ha tuonato un portavoce di Stonewall UK a “The Independent UK.

Solo dopo il match sono arrivate le scuse di Smith. “Chiedo scusa a chiunque si sia offeso per quello che ho detto. Non sono omofobo in alcun modo, tutt’altro. Non sono quel tipo di uomo”. “Se qualcuno si è offeso, me ne scuso” ha detto il pugile.

È on line il nuovo sito internet del Centro Sportivo Italiano


Aria nuova

È on line il nuovo sito internet del Centro Sportivo Italiano: fresco, moderno e facile da navigare, si presenta con un originale design e una grafica chiara, in linea con le esigenze degli associati, delle società sportive e aperta ai tanti appassionati di ogni sport.

Anno nuovo, sito nuovo per il Centro Sportivo Italiano. Fresco, moderno e facile da navigare, è online sul web, con un originale design e una grafica chiara ed in linea con le esigenze degli associati, delle società sportive e aperta ai tanti appassionati di ogni disciplina sportiva. Interattivo ed ergonomico con inediti tag, banner e template; il portale www.centrosportivoitaliano.it si presenta al meglio su ogni dispositivo, ricco di contenuti, immagini e video.

Il nuovo sito mobile friendly è stato infatti progettato e sviluppato da Nexma per essere al passo delle nuove forme di interazione, su tutti i canali di contatto (social ed App) del Csi.
Più ampie anche le potenzialità informative, con uno spazio-agenzia #VitaCsi dedicato alle notizie ed alle storie del tessuto associativo territoriale. Sono 153 i comitati territoriali del CSI sparsi in tutte le regioni e le province italiane.
«L’Associazione compie un altro passo avanti nello sviluppo di una comunicazione, sia al suo interno, sia verso l’esterno, all’insegna del coinvolgimento – spiega in una nota il presidente nazionale Vittorio Bosio – Ci interessa molto la condivisione delle notizie, delle iniziative e delle progettualità che alimentano il Csi. Il nuovo sito intende essere appunto uno strumento in grado di migliorare la compartecipazione dei dirigenti e dei soci impegnati a far vivere il Csi nel nostro Paese».

Foto, video, partner sempre in risalto. Dal menù principale la voce sport apre a tutte le informazioni sulle numerose discipline sportive. Al suo interno possibile conoscere le notizie, i prossimi eventi, i documenti e le convenzioni. La centralità delle società sportive e del territorio, da sempre il valore aggiunto del Csi, avrà evidenza nella sezione #VitaCsi: una finestra sul mondo arancioblu, ove saranno raccontate le storie, gli eventi e le manifestazioni che si svolgono quotidianamente in tutta Italia, grazie all’impegno dei comitati territoriali e regionali Csi.

Nel menù servizi tutte le info dedicate alle società sportive: dalle assicurazioni alle agevolazioni incluse nell’affiliazione e nel tesseramento al Csi. Non mancano le sezioni dedicate ai progetti di welfare e di terzo settore, organizzati secondo alcuni tag che ne sintetizzano il principale ambito di azione. Le molte attività sportive, formative e sociali che il Csi realizza sul territorio sono infatti possibili anche grazie al finanziamento di progetti, nazionali ed europei.

Il primo cartellino bianco del calcio mondiale: estratto da un’arbitra portoghese per premiare il fairplay


Cartellino bianco

È apparso per la prima volta nel derby femminile tra Benfica e Sporting: durante il match una persona sugli spalti è stata colta da malore, così il personale medico di entrambe le squadre si è precipitato in soccorso riuscendo a mettere in sicurezza il tifoso.

L’arbitro estrae il cartellino bianco ed il pubblico applaude convinto: è una partita di calcio, anche se nessuno potrebbe pensarlo, visto che fino ad oggi gli unici cartellini conosciuti erano quelli gialli e rossi. Pur non sapendo assolutamente di cosa si tratti, gli spettatori del derby femminile di Lisbona tra Benfica e Sporting intuiscono che sia cosa buona e giusta e sottolineano il gesto del direttore di gara.

Ma che cosa è successo sabato scorso allo stadio da Luz e perché l’arbitro ha estratto il cartellino bianco? Ad un minuto dal termine del primo tempo del match valido per i quarti di finale della coppa nazionale, col Benfica in vantaggio per 3-0 sullo Sporting, una persona sugli spalti è stata colta da malore. Grande apprensione in campo e fuori, e gioco arrestato appena ci si è resi conto di quello che stava succedendo.

A quel punto il personale medico di entrambe le squadre si è precipitato in soccorso dello sfortunato tifoso, lasciando le rispettive panchine. Operazione portata termine con successo e quando gli staff sono ridiscesi sul terreno di gioco per tornare in panchina sono stati coperti da applausi scroscianti. È stato allora che l’arbitro della gara ha sorpreso tutti, estraendo un cartellino bianco mai visto prima nella storia del calcio a livello professionistico e mostrandolo ad entrambi i team sanitari.

Il pubblico ha capito che non si trattava di una sanzione, ma di una nota di merito ed ha aumentato il livello degli applausi. I cartellini bianchi infatti sono stati introdotti recentemente per fornire agli arbitri uno strumento con cui poter evidenziare i gesti di fairplay durante le partite: un’iniziativa per promuovere i valori etici nel calcio. Non è ancora una pratica comune, ma sarà qualcosa cui – auspicabilmente – dovremo abituarci. Per quanto riguarda la partita, il Benfica ha segnato altri due gol nel secondo tempo: il 5-0 finale lo ha qualificato alle semifinali di Coppa del Portogallo femminile.

 

Inaugurata a Genova l’Isola della Felicità, uno spazio accessibile con scivoli, giostre e giochi inclusivi


Per tutti

È stata inaugurata a Genova l’Isola della Felicità, uno spazio con scivoli, giostre e giochi inclusivi. Si tratta di un’area, completamente accessibile, dotata di un particolare arredo e materiale ludico, per garantire gli stimoli pedagogici necessari allo sviluppo del bambino, ponendo attenzione anche a tutte le disabilità.

«Oggi inauguriamo il recupero di un’area, nata con una vocazione aggregativa, ma mai di fatto utilizzata – spiega il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Pietro Piciocchi – è sorto uno spazio dedicato ai bambini, anche con disabilità, con un occhio attento allo sviluppo dei sensi nella loro crescita attraverso il gioco e la socialità. Ringrazio i Rotary che hanno voluto aderire all’iniziativa ed in particolare la presidente Titti Farina del Rotary Genova Est per il grande impegno messo in questo progetto fortemente innovativo, che vorremmo esportare anche in altri quartieri della città. La nostra amministrazione sta portando avanti un piano di miglioramento delle aree gioco esistenti e la costruzione di nuove aree nel quadro del sostegno alle famiglie e della valorizzazione delle attività all’area aperta. Mettendo assieme i nostri sforzi con quelli di privati, associazioni e altri enti si possono raggiungere grandi risultati a servizio della nostra comunità».

I lavori di adeguamento dell’area sono stati realizzati dall’impresa Giustiniana srl, mentre il materiale ludico è stato sistemato e montato secondo il progetto approvato dalla Direzione Facility Management del Comune di Genova.

«Nel parco giochi inclusivo che salutiamo con grande gioia – ha commentato la presidente del Rotary Club Genova Est  Titti Farina – tutti i bambini devono poter giocare insieme. È questo il senso profondo del nostro Service. Uno spazio accessibile a tutti, dove non esistono barriere architettoniche o di “pensiero” ma dove, ponendo attenzione a tutte le disabilità e non, tutti i bambini e non solo quelli con problemi di mobilità, possano trovare il loro spazio di svago e di gioco anche con i così detti “normodotati”.
L’obiettivo del nostro service “L’isola della Felicità” – ha concluso Titti Farina – è quello di proporre giochi che possano far svolgere diversi tipi di attività ed interazioni sensoriali e sociali generando stimoli pedagogici necessari allo sviluppo dei bambini».

«Ringrazio il Rotary Genova Est, l’amministrazione comunale e tutti i soggetti che hanno contribuito a realizzare quest’opera inserita nel parco Dapelo di Pra’, una zona molto importante per tutti i nostri cittadini – afferma Guido Barbazza, presidente Municipio VII Ponente –. Si tratta di un parco molto bello caratterizzato fra le varie cose dall’assenza di cancelli e barriere, una vera e propria oasi per i praesi e per tutti i genovesi”.

Sport, donne e diritti: in Arabia Saudita si fa strada il calcio femminile


Frontiere

In Arabia Saudita si fa strada il calcio femminile. Il servizio di Elena Fiorani.

Nei giorni scorsi il Paese è stato al centro dell’attenzione per la finale di supercoppa tra Milan e Inter, 90 minuti di sportwashing secondo Amnesty International, allo stesso tempo il calcio nel paese del Golfo sta promuovendo una rivoluzione al femminile, partendo dal primo torneo internazionale di calcio femminile, che si sta giocando ora e a cui prendono parte le rappresentative di Arabia Saudita, Isole Comore, Isole Mauritius e Pakistan.

Inoltre, per la prima volta una donna, Anoud Al-Asmari, compare nella lista degli 8 arbitri internazionali sauditi selezionati dalla Fifa per il 2023. Ed anche se il primo torneo ufficiale, svolto a febbraio 2020, aveva un premio di circa 123 mila euro, che sono niente rispetto agli ingaggi milionari di Cristiano Ronaldo all’Al Nassr Football Club, in questo caso l’accesso allo sport ha un valore mille volte più alto.

La vittoria di Gunnarsdóttir, calciatrice che non veniva pagata perché incinta: ora il Lione dovrà risarcirla


Una vittoria fuori dal campo

Sara Björk Gunnarsdóttir, calciatrice islandese, ha vinto la vertenza contro il Lione, il suo ex club che non le aveva pagato l’intero stipendio durante la gravidanza. “La vittoria è più grande di me” ha commentato la centrocampista.

La centrocampista, ora nella Juventus, ha vinto la vertenza contro il suo ex club che non le aveva pagato lo stipendio durante la gravidanza. «Questa vittoria è una garanzia di sicurezza finanziaria per tutti i giocatori»

Il capitano della squadra di calcio islandese Sara Björk Gunnarsdóttir ha vinto la vertenza contro il suo ex club, il Lione, che non le aveva pagato l’intero stipendio durante la gravidanza e ha salutato la sentenza come un «campanello d’allarme per i club». Lo riporta il Guardian.

La centrocampista 32enne è passata alla Juventus dopo aver lasciato il club Olympique Lyonnais e aver giocato a Euro 2022 con l’Islanda. Rimasta incinta all’inizio del 2021, la Gunnarsdóttir si era rivolta alla Fifpro (Fédération Internationale des Associations de Footballeurs Professionnels) per presentare il suo reclamo alla Fifa. L’ente ha stabilito che il club deve pagare l’intero importo dovuto, pari a 82.094 euro.

Fifpro ha postato su Twitter: «La storica sentenza di Sara Björk Gunnarsdóttir contro l’ex club Olympique Lyonnais dà un messaggio chiaro ai club e ai calciatori di tutto il mondo. La rigorosa applicazione dei diritti di maternità è esecutiva». La Federazione ha descritto la sentenza in un comunicato come la prima del suo genere da quando i regolamenti sulla maternità della Fifa sono entrati in vigore nel gennaio 2021.

«Avevo diritto al mio intero stipendio. Fa parte dei miei diritti, e questo non può essere contestato, nemmeno da un club grande come il Lione. Questo non è ‘solo un business’. Riguarda i miei diritti come lavoratrice, come donna e come essere umano», ha commentato la calciatrice, sottolineato che «la vittoria è più grande di me. È una garanzia di sicurezza finanziaria per tutti i giocatori che vogliono avere un figlio durante la loro carriera».

Supercoppa e sportwashing: Amnesty critica la finale di Riad in Arabia Saudita


Novanta minuti di sportwashing

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, critica la scelta di giocare, stasera, a Riad la finale di Supercoppa fra Milan e Inter. “Nel regno arabo – dice -si rischia la vita se si esprimono le proprie opinioni su Twitter. Ma al governo globale del calcio, e a quello italiano, non interessa”.

Alla vigilia della gara di Supercoppa a Riad fra Milan e Inter, Amnesty International Italia fa sentire la sua voce. Riccardo Noury,  presidente della sezione italiana dell’associazione che in tutto il mondo si batte per i diritti umani, in una lettera aperta attacca il sistema calcio italiano per avere scelto la capitale saudita come sede della partita: “Saranno almeno novanta minuti di sportwashing”, scrive Noury. Vale a dire, in perifrasi, l’utilizzo dello sport da parte dei governi per ottenere vantaggi dal punto di vista della reputazione, se questa è offuscata da condotta illecite o comunque impopolari.

La lettera prosegue: “Sarà la terza volta che il calcio italiano si trasferirà nel regno di Mohamed bin Salman, l’uomo che ha sulle spalle la responsabilità dell’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, della rovinosa avventura militare contro lo Yemen, e della morsa sempre più stretta nei confronti del dissenso”.

La lettera, pubblicata sul portale online Articolo21.org interpreta il sentimento di migliaia di tifosi e appassionati di calcio, che sui social network e in particolare su Twitter stanno denunciando quella che ritengono essere una scelta inopportuna da parte della Lega di Serie A.

Un ulteriore elemento citato contro la decisione di giocare a Riad lo fornisce una notizia pubblicata due giorni fa dal quotidiano britannico The Guardian, che Noury sintetizza così: “Solo pochi giorni fa abbiamo appreso che uno dei più antichi critici di bin Salman, il docente universitario Awad al-Qarni, rischia la pena di morte per aver espresso le sue opinioni su Twitter. E solo pochi giorni fa sono trascorsi due anni dall’arresto dell’attivista Salma al-Shebab, che lo scorso agosto è stata condannata a 34 anni di carcere, seguiti da altrettanti anni di divieto di viaggio all’estero, sempre per aver espresso le sue opinioni sui social media. Per non parlare delle circa 150 condanne a morte eseguite nel 2022”.

La polemica in Gran Bretagna contro l’ingresso dei sauditi nel calcio va avanti da anni e ha avuto il momento di apice quando il 7 ottobre 2021 un consorzio guidato dal Public nvestment fund (Pif) dell’Arabia Saudita ha completato l’acquisizione del Newcastle United, club di Premier League. Più in generale, in Inghilterra c’è una parte di opinione pubblica che si oppone ai finanziamenti dei fondi sovrani e delle società para pubbliche dei Paesi del Golfo Persico nei campionati di calcio professionistici, fra cui la società Cfc fondata dallo sceicco Mansur bin Zayd Al Nahyan, proprietaria del Manchester City. Hanno scelto invece la Francia gli sceicchi del Qatar, che undici anni fa anni fa hanno assunto il controllo del Psg, sorta di “prova generale” per il Mondiale di Doha dello scorso autunno.

E proprio con riferimento al campionato del Mondo, la lettera di Noury conclude: “I mondiali del Qatar, appena terminati e giudicati dal presidente della Fifa Infantino i migliori di sempre (e pazienza per i 6500 lavoratori migranti morti per renderli possibili), hanno normalizzato il futuro. Tanto che sui mondiali del 2030 c’è una preoccupante candidatura: ovviamente, quella dell’Arabia Saudita. Tutto questo non pare interessare al governo globale del calcio e neanche a quello italiano. L’uno e l’altro hanno bisogno di soldi e i soldi (insieme agli idrocarburi) stanno in quella zona del mondo: il golfo Persico”.