Jerry difendeva salario e diritti

di Ivano Maiorella

“Agosto. Si muore di caldo
e di sudore. Si muore ancora di guerra, non certo d’amore”. Agosto e’ il mese dei contrasti profondi. Claudio Lolli lo cantava alla sua maniera, in questo brano dedicato alla strage della stazione di Bologna. Agosto significa estate e sole, puo’ voler dire sangue e morte. Il contrasto perseguita la coscienza collettiva del nostro Paese e ricorda che e’ impossibile rimanere indifferenti. Anche in questo agosto di terza guerra mondiale, piu’ o meno distante dal giardino di casa nostra.

Oggi, 25 agosto 2014, sole e sudore, e’ passato un quarto di secolo dal 25 agosto 1989 quando Jerry Masslo, 29 anni, rifugiato sudafricano in Italia da poco più di un anno, viene ucciso dall’assalto di una banda di rapinatori mentre dormiva insieme a molti altri in una stalla di Villa Literno (Caserta) dove lavorava come raccoglitore di pomodori. Fu ucciso perche’ difendeva il suo salario e i suoi diritti.
Questo tremendo delitto fece scoprire all’Italia l’importanza di combattere il razzismo e apri’ la strada ad un impegno costante di cittadini e associazioni per i diritti di tutti e contro le discriminazioni.

Da allora nulla e’ rimasto piu’ come prima, nelle coscienze e nelle strade.

“Quello che ho sperimentato in Sudafrica non voglio provarlo mai più da nessuna parte. – questo diceva Jerry Essan Masslo nella sua ultima intervista realizzata per una rubrica Rai – Ogni nero sudafricano ha provato il razzismo sulla propria pelle, e si pensa che qui in Italia sia diverso. Ma purtroppo non è così: a molta gente non piace il colore della nostra pelle, con questo colore ovunque vai vieni trattato male, ma noi siamo uomini come glia altri, abbiamo un cuore e un cervello. Io ho un naso, tu hai un naso… cosa c’è di diverso? Io non riesco a capirlo. […] In Sudafrica oggi il razzismo è una legge delle stato, io sono nato nell’apartheid, ma noi lo combatteremo e lo fermeremo. Non sarà così per sempre in Sudafrica. Noi lo fermeremo”.