Taking Care

di Ivano Maiorella

Sogni da architetti o da politici? Taking Care, prendersi cura. Suvvia, i sogni di un architetto non c’entrano niente col sociale. Oppure sì? Basta poco per essere smentiti: la Biennale di Architettura di Venezia spiazza. Il Padiglione Italia, inaugurato in questi giorni, è protagonista di una scommessa che si chiama “Taking Care”. L’impressione è quella di mondi in apparenza lontanissimi che si parlano: come progettare il bene comune? Il tumultuoso boom edilizio degli anni ’60 e ’70 è stato un rullo compressore, ha dissipato suoli e prodotto mostruose distese di cemento.

Eppure l’architetto si guarda dentro e riparte dal sociale, dalle periferie, da una visione concreta al servizio della comunità. Non a quello – surrettizio o palese – dei palazzinari, degli affaristi o dei politici corrotti. E’ la periferia, e chi la popola, il luogo dell’incontro, la frattura che oltre ad essere “rammendata” chiede di essere incontrata, conosciuta. L’intero Padiglione Italia, allestito come il resto della mostra nell’Arsenale veneziano, è dedicato a tre percorsi: pensare il bene comune, incontrarlo e agirlo. Ne emerge una mappa concettuale: cittadinanza, ascolto, autorganizzazione, attivazione,senso, lavoro,spazio, riuso, sobrietà, manutenzione, cura…Il punto d’arrivo è l’incontro e la partecipazione, per progettare insieme.

L’architetto incontra 5 associazioni e propone un cammino per migliorare la qualità della vita delle persone e delle periferie. La cerniera è costituita da 5 associazioni individuate come portatrici di interessi e diritti comuni: Libera (legalità), Emergency (salute), Legambiente (ambiente), Aib-Associazione Italiana Biblioteche (cultura) e Uisp (sport sociale).

 

Attraverso la coprogettazione con 5 architetti italiani questi interessi e diritti diventeranno beni comuni, ovvero cinque allestimenti che verranno creati grazie ad una campagna di crowdfunding: “l’azione nasce nel Padiglione Italia per poi radicarsi e vivere al di fuori di esso”. Nel corso della Biennale Architettura (maggio-novembre 2016) è possibile vedere 5 modellini dei futuri allestimenti con le loro storie e i piani progettuali. Terminata la mostra i modellini verranno realizzati e portati in 5 diverse città dove diverranno operativi. Quello di Emergency, ad esempio, sarà un dispositivo per la salute, un ambulatorio mobile per assistenza sanitaria e mediazione culturale. Il progetto si chiama Articolo 10.

L’architetto riparte dal basso, dal prendersi cura di ciò che sogna: cultura, socialità, partecipazione, salute, integrazione, legalità. Il sociale ha bisogno di progettare il suo futuro e incontrare nuovi compagni di strada, non necessariamente nei suoi spazi di autoreferenzialità o nelle aule universitarie. Il terreno del fare, o dell’agire, è un ottima meeting area: “La nostra tesi è che questo processo costituisca esso stesso un bene comune in sé – scrive il collettivo TAMassociati – in grado di generare nuovi saperi, condivisione delle risorse, diffusione della democrazia e migliore convivenza”.

 

Una velleità glam? O una sfida vera? E’ questo il punto.

Un gruppo di architetti e di visionari con-i-piedi-per-terra si è riunito intorno a Massimo Lepore, Simone Sfriso e Raul Pantaleo, TAMassociati, che, per conto del Ministero della cultura, hanno realizzato il Padiglione Italia della Biennale Architettura 2016 di Venezia col chiodo fisso di una nuova architettura sociale che “quando guarda al sociale può agire come baluardo contro la marginalità e l’esclusione e divenire motore di nuove visioni, potente mezzo comunicante strumento attraverso cui le periferie dell’abitare possono rivendicare diritti, progresso, opportunità, inclusione”.

Andando indietro nel tempo si scopre che la storia di TAMassociati è lunga, fatta di progetti come quello nel piccolo Comune di Monterotondo, alle porte di Roma, chiamato “Esercizi di democrazia”. Era il 2002 e l’obiettivo era quello di una forma di architettura sociale – collegata alla comunicazione sociale che all’epoca cominciava a farsi spazio – e coprogettazione tra cittadini e istituzioni, una sorta di nuovo “Contratto sociale” fatto di “crescita responsabile, l’incontro e il rispetto dell’altro, l’dea di una equa reciprocità”.

 

Una ragionata “politica dei luoghi pubblici” (beni comuni per definizione) e di percorsi di coprogettazione/partecipazione tra istituzioni, politica e cittadini.  Perchè non ripartire da qui per prendere qualche spunto buono e qualche idea? Taking Care: pensare, incontrare, agire. Non solo parole.