La prima metà dell’anno

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In questa sua prima metà, il 2016 è stato un anno difficile, in bilico tra paure vecchie e nuove e desiderio di rinnovamento.

 

L’Europeo di calcio in Francia scandisce il passaggio tra la prima e la seconda parte dell’anno: mentre si giocano le partite le elezioni amministrative ridisegnano il quadro delle città italiane, la replica di quelle politiche in Spagna tenta di trovare una soluzione all’ingovernabilità, mentre il Regno Unito decide di uscire dall’Unione Europea. Paradossale nell’anno in cui a partecipare agli Europei ci sono contemporaneamente l’Inghilterra e i sorprendenti Galles e Irlanda del Nord.

 

Fino a qualche anno fa, gli appuntamenti calcistici estivi erano per gli appassionati di calcio una vera manna dal cielo: durante i Mondiali o gli Europei ci si poteva immergere nella competizione fino a guardare tre partite diverse al giorno, mentre oggi, nell’epoca dei social e della tv digitale, l’intera competizione si può seguire solo sulla tv a pagamento, perché il servizio pubblico garantisce la visione di una sola partita al giorno.
Peccato, perché gli Europei di quest’anno sono molto tattici ed equilibrati, e spesso danno vita a partite piuttosto noiose: gli incontri trasmessi dalla Rai sono quelli di maggior richiamo, ed inevitabilmente, molte cose sono rimaste fuori dalla visione in chiaro. Dirette più o meno soporifere di 1-0 striminziti, o gli 0-0 tra Germania e Polonia, Portogallo e Austria, Svizzera e Francia, Slovacchia e Inghilterra, fino all’ottavo di finale tra Croazia-Portogallo, dove nei tempi regolamentari si contano zero tiri in porta per entrambe le squadre.
Al contempo, ci siamo persi un sacco di cose belle: il vorticoso 2-2 tra Repubblica Ceca e Croazia (con protagonismo ultras annesso), lo spettacolare 3-3 tra Ungheria e Portogallo (con il gol di tacco di Cristiano Ronaldo), la bellissima rovesciata di Shaqiri in Svizzera – Polonia.
Non è andata in onda neanche la sfida tra Albania e Romania, in un paese dove ci sono un milione di romeni e cinquecentomila albanesi.

L’ironia diventa così un rifugio affidabile: per la generazione cresciuta con Mai dire gol, l’appuntamento naturale è quello allestito su Rai 4 dalla Gialappa’s Band. Proviamo a prenderla a ridere, che il 2016 non è stato per niente tenero finora.

 

Oppure, con una colonna sonora all’altezza della situazione. La prima metà dell’anno ci ha già tolto moltissimo, con le scomparse premature di troppi artisti, tra cui David Bowie e Prince.

Per fortuna però ha anche elargito dischi interessanti: io ve ne consiglio sei.

 

L’imprevedibile convivenza di generi e sperimentazioni nel nuovo album degli Animal Collective, “Painting with“. Il posto giusto dove trovare rifugio dalle banalità.

 

Il ritorno degli Afterhours che con “Folfiri o Folfox” rimescolano le carte per fare in modo che l’idea che abbiamo di loro sia sempre mutevole, e probabilmente migliore delle precedenti.

 

Here be monster” dei Motorpsycho: tra gli artisti più prolifici e vari degli ultimi anni, mettono insieme un altro mattone da conservare per la sua compattezza.

 

L’esordio solista di Francesco Motta che con “La fine dei vent’anni” tira fuori un lavoro moderno e maturo, scritto con cuore e cervello.

 

I Radiohead e il loro affresco imponente, che ci ricorda da dove viene molta della musica degli ultimi anni. “A moon shaped pool” ha davvero tante cose da dire.

 

I Last Shadow Puppets, perché “Everything you’ve come to expect” è album pieno di canzoni che dureranno nel tempo, per cui il 2016 è soltanto un punto di partenza.