Nel Sud abbandonato la mafia attacca i beni confiscati

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La bandiera di Libera imbratta con una svastica al Fondo confiscato alla camorra di Chiaiano

«Il Mezzogiorno è stato cancellato dall’agenda nazionale e in alcuni casi i dati economici sono terrificanti. Peggio della Grecia». Così ha dichiarato Romano Prodi, ex presidente del Consiglio  e della Commissione europea. Parole che sgomberano il campo da dubbi sulla situazione del Sud e sul tracollo economico di Campania, Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata, Molise e Sardegna. Sono le stesse regioni in cui di questi tempi molti turisti italiani e stranieri godranno delle vacanze. Eppure gli indicatori economici segnano una sola verità: disoccupazione, povertà, zero welfare ed emigrazione. In queste condizioni di abbandono totale fanno le spese le esperienze di riscatto e di alternativa come la cooperazione impegnata nel recupero di beni, i terreni e le aziende confiscate alle mafie: dalla Calabria alla Campania è in atto un’offensiva senza precedenti.   Da una settimana giungono notizie di incendi e danneggiamenti. A Crotone hanno devastato il vivaio del terreno confiscato al clan Arena, uno dei più potenti della ‘ndrangheta. In Campania tra la provincia di Caserta e Napoli è un susseguirsi di attacchi: incendio ai terreni confiscati di Teano, fuoco all’azienda virtuosa della Cleprin di Sessa Aurunca e ultimo in ordine di tempo furti e svastiche contro il Fondo rustico Amato Lamberti di Chiaiano a Napoli.   Intanto la Sicilia affronta da sola il caos accoglienza e la Puglia vive il dramma dell’Ilva mentre si piangono ancora 9 morti nel disastroso incidente di Modugno. C’è un silenzio assordante sulle politiche per il Mezzogiorno, troppi fondi europei vengono destinati per grandi opere nelle regioni del Nord. In questo scenario la mafia sta organizzando la sua rappresaglia contro le esperienze più vive e innovative di economia sociale. Ormai il Sud è solo, molto vicino all’amata Grecia.