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L’associazione sportiva calcistica “Intrecciante” nata a Trento da richiedenti asilo, operatori e universitari fa scuola e diventa modello in Europa. Sarà infatti protagonista di un progetto finanziato dal programma Erasmus+ che coinvolge altri 5 Paesi e che ha al centro lo studio e la condivisione delle buone prassi nell’ambito dell’inclusione attraverso lo sport.

Il focus del progetto – che vede coinvolti Danimarca, Belgio, Svezia, Gran Bretagna e Italia – riguarda il ruolo dello sport come elemento di inclusione sociale delle persone richiedenti asilo e il superamento  delle barriere, puntando a creare sinergie tra enti sportivi e non sportivi. Così, come accaduto per l’Italia – che vede come progetto pilota proprio Intrecciante e come enti partner Uisp e Atas – gli altri paesi dovranno mettere in atto iniziative diverse ma ispirate ai medesimi principi. Uno di questi è proprio il coinvolgimento dei diretti interessati: nella prima fase, infatti, si svolgeranno alcuni focus group con i richiedenti asilo, nei quali si parlerà di sport, del desiderio o meno di praticarne uno, di eventuali ostacoli incontrati.
Poi, l’ateneo di Copenaghen farà un’analisi di questa prima parte della ricerca, e verranno messe in evidenzia le diverse buone prassi emerse.
Anche grazie alla partecipazione al progetto, dopo un primo anno sotto l’ombrello di Fondazione Caritro, Intrecciante potrà portare avanti l’esperienza. Fondamentale per il successo del progetto è stato l’aver creato una squadra mista: i ragazzi trentini non sono quelli che fanno qualcosa per i richiedenti asilo, ma sono semplicemente loro compagni.
Un elemento importante, che riguarda ad esempio la socializzazione, o l’apprendimento della lingua. Non solo: perché le partite di Intrecciante prevedono sempre un terzo tempo. Un momento conviviale e di condivisione anche con l’altra squadra, con chi viene a fare il tifo.
Questo è importantissimo perché crea una sensazione di famiglia per i ragazzi. Nelle scorse settimane, intanto, a Trento si è tenuto un meeting con tutti i partner europei, dopo un primo incontro in Danimarca. Serena Endrizzi, presidente dell’associazione, elenca inoltre qualche altro ingrediente prezioso: «Il fatto di essere tutti giovani under 30, partiti da zero e scegliendo di farlo senza una struttura societaria alle spalle, con tutti i ragazzi che partecipano ai vari momenti associativi, è un quadro unico non solo qui in provincia, ma anche rispetto ad altre regioni d’Italia. E poi ci sono altri due aspetti ai quali siamo molto affezionati: non siamo solo una squadra di calcio, ma siamo un gruppo che gira le scuole per raccontare le attività, che partecipa a iniziative anche extra-associative; infine, nel nostro direttivo ci sono 3 ragazze, e questa non è una cosa da poco». Con settembre, dunque, si riparte: «Ci sarà un grosso ricambio, perché diversi ragazzi si sono spostati da Trento, qualcuno ha iniziato magari a lavorare; nelle scorse settimane abbiamo fatto una giornata di “porte aperte”: cercavamo 10 giocatori, e se ne sono presentati 40».