Rosarno chiama Italia


Dopo l’ultima tragedia legata al degrado e all’immigrazione, gli abitanti delle baraccopoli chiedono di non essere abbandonati. Il servizio di Anna Ventrella.

 

Prigionieri d’Italia – “Noi migranti nel ghetto, prigionieri in Italia” questa l’amara affermazione di alcuni migranti ospiti di uno dei centri di accoglienza sovraffollati e tristemente noti alle cronache per atti di violenza e distruzione. Rosarno, Foggia, Castel Volturno, sono popolati dai “diniegati” dalle commissioni asilo e ingoiati nella lunga trafila dei ricorsi. Una geografia dell’emarginazione che ha ricevuto un paradossale riconoscimento istituzionale con la nomina di tre commissari straordinari con l’obiettivo preciso di superare le “situazioni di particolare degrado” in territori “caratterizzati da una massiva concentrazione di cittadini stranieri. Ma l’Italia continua ad essere il paese delle baraccopoli, come quella di San Ferdinando, tristemente nota per essere stata distrutta da un incendio nel quale ha perso la vita la giovane originaria della Nigeria e due persone sono rimaste ferite. Purtroppo, questo luogo sembra condannato a narrare ancora atti di inaudita violenza anche verso chi, facendo il proprio lavoro, vorrebbe raccontare il territorio con le parole di chi lo vive.