Il calcio multietnico vince nel nome dell’inclusione

di Elena Fiorani

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koaLa fine dei campionati delle categorie minori porta grandi soddisfazioni per il calcio multiculturale e all’insegna dell’integrazione. Partiamo da Napoli: dopo una stagione di vittorie, la AfroNapoli United, squadra di calcio multietnica nata nel 2009 da un’iniziativa di Antonio Gargiulo, oggi presidente del team, ha conquistato il campionato e la promozione in Prima categoria battendo il Cardito in un 3 a 0 sul campo di Marcianise. Un risultato che, racconta Gargiulo, valica lo sport: “Per i ragazzi che con AfroNapoli United hanno trovato il modo di essere e sentirsi cittadini napoletani, ragazzi come tanti altri della loro età, la vittoria è solo il punto di partenza per vincere anche la battaglia contro il razzismo e le discriminazioni. E poi che una compagine multietnica abbia queste capacità di unione e potenza dimostra, in pratica e anche in altri ambiti, che le differenze e le diversità sono un punto di forza”.

Raggiungiamo poi la Calabria e la Koa Bosco, squadra di calcio degli immigrati che lavorano nella piana di Gioia Tauro, che ha vinto il campionato di Terza categoria e a far festa con loro è arrivato anche il presidente del Senato Piero Grasso. La finale dei playoff disputata a Maropati, un piccolo paese della provincia di Reggio Calabria, si è trasformata in un evento da copertina e alla fine i calciatori sono tornati da trionfatori nella tendopoli in cui vivono, tra Rosarno e San Ferdinando. È lì che don Roberto Meduri, il parroco della zona, dal 2013 va a invitare i ragazzi, quasi tutti africani, a indossare un paio di scarpette alla fine della giornata di lavoro nei campi. Un ritaglio di tempo per scaricare la tensione, divertirsi, socializzare. E magari dimenticare per un po’ che si trovano lontano dalla famiglia e che non vivono in una casa ma in una tenda blu della Protezione civile. L’anno scorso la Koa Bosco si è iscritta ai campionati dilettantistici della Figc. Sui campi da gioco si sono verificati anche episodi di razzismo, uno dei quali è sfociato in una rissa. Ma domenica scorsa le amarezze sono state lasciate alle spalle quando è arrivato il triplice fischio dell’arbitro a decretare che la squadra più forte di tutte era proprio quella che arrivava dalla tendopoli. “Gli ultimi – hanno commentato su Facebook i volontari che operano nell’insediamento – sono diventati i primi”.