La sindrome del ghetto: l’altra faccia del mondo Rom

di Admin GRS

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 I rsantinoecenti fatti di cronaca,  attribuiti ad alcune famiglie ROM relegate in campi alle periferie delle città dalle amministrazioni comunali,  riportano indietro nel tempo col pensiero ad un popolo libero, ad un mondo che, molti di noi, ricordano come quello magico dei violini tzigani, o degli artisti di strada,  della lettura della mano per conoscere il futuro, di quell’artigianato di nicchia,  prerogativa solo di alcune etnie Rom.

Abbiamo incontrato Santino Spinelli, di etnia Rom, al quale abbiamo chiesto subito il suo punto di vista sulla questione dei Rom, mai risolta,  ed oggetto di frequenti discriminazioni.

 Domanda – Perché c’è tanta discriminazione  verso i Rom?

Risposta – Uno degli effetti collaterali della discriminazione è la sindrome del ghetto. Ha una duplice prospettiva: una esterna alla realtà romanì e una interna. Esternamente alimenta la romfobia e tutto il mondo romanò, nonostante sia complesso, paradigmatico e transnazionale con un’immensa ricchezza artistico-culturale, viene percepito esclusivamente come emarginazione e illegalità. Questa miope prospettiva è data in pasto, come un polpettone indigesto, alla maggior parte dell’opinione pubblica. E’ diventata una verità assoluta.

Domanda – Quindi non c’è più libertà di scelta di insediamento da parte di comunità Rom?

Risposta – In tante città, non solo le comunità straniere di recente immigrazione, ma anche molti Rom e Sinti italiani di antico insediamento, sono relegati in quartieri ghetto a contatto esclusivamente con la popolazione autoctona emarginata. I risultati dell’incontro sono facilmente immaginabili. Lo sguardo strabico evidenzia, però, la colpa sempre in un’unica direzione. Spesso non si è emarginati perché si delinque, ma si delinque in quanto emarginati. I Rom che vivono in quartieri non degradati vivono in perfetta sintonia con la popolazione locale.

gruppo di famiglia rom

 

Domanda – Perché viene sempre evidenziata la negatività dei comportamenti Rom?

Risposta – L’episodio negativo colpisce sempre più di quello positivo che non ha mai rilevanza mediatica. Un Rom infermiere a Pescara non interessa quanto un Rom ricettatore del quartiere Rancitelli. Il male affascina più del bene perché tocca le facili corde dell’emotività. Mai ho difeso un criminale che fosse Rom, italiano, marocchino o francese. Chi sbaglia deve pagare. Mi pare ingiusto però criminalizzare un popolo intero: è sempre un singolo, con nome e cognome che delinque. Non tutti gli italiani sono mafiosi, né tutti i Rom sono delinquenti. Non si può fare di tutta l’erba un fascio né dare una connotazione etnica a un crimine. Spesso il contesto sociale fa la differenza. Questo vale per tutti.

Domanda – C’è speranza di una migliore inclusione dei Rom, oggi?

Risposta – L’inclusione di Rom e Sinti oggi è più difficile da realizzarsi a causa degli errori del passato, ma non impossibile se si vuole davvero, con vantaggi per tutti. Ma le associazioni di pseudo – volontariato e le istituzioni vogliono davvero l’inclusione dei Rom?

Domanda – Come reagisce il mondo Rom davanti all’isolamento da ghetto?

Risposta – La sindrome del ghetto all’interno del mondo Rom produce effetti decisamente devastanti: disillusione e sfiducia, passività e disistima, aggressività e isterismo, sindrome di accerchiamento e violenza. E la sindrome del ghetto attanaglia il Rom anche quando si affranca dal ghetto stesso.

Domanda – Cosa occorre fare, secondo lei,  per superare tutto questo?

Risposta – Occorre fare un lavoro immenso per superare questa sindrome attraverso un processo psicologico che va alimentato da valori veri e da modelli positivi che andrebbero esaltati maggiormente, così com’è giusto biasimare e punire chi sbaglia. E’ estremamente diseducativo che alcuni enti pubblici abbiano eletto a propri interlocutori Rom e Sinti che millantano titoli che non hanno, che hanno un livello di istruzione più che modesto, che non hanno un mestiere o che hanno gravi pendenze penali. Come dire che un Rom vale l’altro e se è manipolabile è meglio. La strada del riscatto è lunga e tortuosa e passa attraverso il sacrificio, l’istruzione vera, il merito, l’impegno e la professionalità. Tutto ciò va sostenuto dalla politica e promosso dai media. In maniera particolare gli eventi culturali andrebbero maggiormente esaltati. L’inclusione passa attraverso la valorizzazione culturale. Ma in tal senso nessun reale investimento.

Domanda – Si dice che i Rom hanno un costo per le Amministrazioni pubbliche….

Risposta – Solo il sociale è finanziato con fiume di denaro pubblico di cui i Rom non vedono 1 euro né tanto meno benefici: solo segregazione, discriminazione e negazione dei diritti più elementari.

La cronaca ha tanto spazio sui mass media mentre agli eventi culturali non si dà rilevanza: cineforum, convegni, seminari, presentazione di libri, esposizioni, concerti, festival e quant’altro non hanno la stessa importanza e chiaramente nell’immaginario collettivo non esistono.

Domanda – Cosa fa la sua associazione per esportare questo tipo di culture?

Risposta – Da 20 anni organizziamo un concorso artistico internazionale “Amico Rom”, aperto a tutti gratuitamente e un festival di musica interculturale, eppure si fa fatica a promuoverli. Dai media locali  appena lo spazio di un trafiletto, se va bene.

I Rom così sono percepiti come “un problema sociale”. Questo aspetto è soprattutto accentuato nelle grandi città.

Domanda – Quindi, dovendo concludere, la sindrome del ghetto è …disinformazione universale?

Risposta – La sindrome del ghetto coinvolge tutti, anche coloro che sono animati da buone intenzioni. Lo sguardo sul mondo Rom continua ad essere strabico. Ciò perché la disinformazione è dilagante e la discriminazione alimenta la mistificazione. A certi enti pubblici, a certi politici, a certe associazioni di pseudo – volontariato e a certi giornalisti, evidentemente fa comodo continuare ad alimentare la sindrome del ghetto. Il costo di tutto ciò ricade su Rom innocenti, in particolare su bambini e giovani e ovviamente sull’opinione pubblica ignara ed inerme. L’esclusione, di fatto, continua a costare più dell’inclusione e ad avvantaggiare i furbetti di turno. La sindrome del ghetto alimenta, così, all’interno e all’esterno del mondo romanò, disvalori che producono un’economia autoreferenziale e un capro espiatorio ideale. Ecco perché si fa di tutto per non cambiare niente.

Grazie a Santino Spinelli per averci dedicato il suo tempo e i suoi “saperi” Rom!

santino spinelli

Classe 1964, Santino Spinelli è docente di lingue e cultura romanì, musicista, compositore e insegnante di italiano. Laureato in Lingue e Letterature straniere e in Musicologia presso l’Università di Bologna, nel 2002 è stato docente di Lingua e Cultura Romanì presso l’Università di Trieste e il Politecnico di Torino. Attualmente è docente di Lingua e Cultura Romanì – Lingue e processi interculturali – presso l’Università di Chieti. Primo Rom in tutta Europa a detenere tale cattedra. È fondatore e presidente dell’associazione culturale Thèm Romanò (mondo romanò), attiva nel campo dei diritti dei popoli rom e presidente nazionale della Federazione FederArteRom. La sua poesia Auschwitz è incisa sul monumento che si trova davanti al Parlamento tedesco a Berlino dedicato al genocidio dei Rom e Sinti.

Un po’ di storia

Un dato costante della storia del popolo rom va rintracciato nella persecuzione che hanno sempre subito, la riduzione in schiavitù, la deportazione e lo sterminio.

Lungo la storia che li accompagna fino ad oggi, si è protratta nel tempo la diffidenza nata al loro primo apparire nel Medioevo europeo: il nomadismo come maledizione di Dio; la pratica di mestieri quali forgiatori di metalli, considerati nella superstizione popolare riconducibili alla magia; le arti divinatorie tra cui la stregoneria.

Di qui la tendenza delle società moderne a liberarsi di tale presenza anche a costo dell’eliminazione fisica. Tutti i Paesi europei adottarono bandi di espulsione nei loro confronti, fino alla programmazione del genocidio dei rom, insieme a quello degli ebrei, durante il nazismo in Germania.

Si stima che nel mondo ci siano tra i 12 e i 15 milioni di rom. Tuttavia il numero ufficiale di rom è incerto in molti paesi. Questo anche perché molti di loro rifiutano di farsi registrare come etnia rom per timore di subire discriminazioni.

Movimenti politici – Dopo la seconda guerra mondiale ha preso forma un movimento che è arrivato in occasione del primo congresso nel 1971 a Londra alla creazione dell’Unione Internazionale dei Rom. Questa Unione mira al riconoscimento di un’identità e di un patrimonio culturale e linguistico nazionale senza stato né territorio, cioè presente in tutti i paesi europei.

In Italia, tra le associazioni nate con compiti di integrazione e mediazione culturale, è attiva l’associazione, eretta in ente morale, denominata “Associazione 21 luglio”, oltre alla Federazione FederArteRom che raggruppa  ben 84 associazioni sul  territorio.

Il significato di rom. Oggi, in lingua romaní, rom significa uomomarito e designa l’etnia stessa solamente presso i rom propriamente detti.

Come per la storia delle origini delle popolazioni di lingua romaní, anche l’origine del termine rom è aperta a diverse ipotesi dibattute tra gli studiosi.

Rom è l’autonimo che la maggioranza della popolazione di lingua romaní utilizza per denominare il proprio gruppo.