GRSWEEK 06/05/2017 – “NEL CALCIO SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO”

Dopo aver subito gli insulti razzisti per il calciatore del Pescara, Sulley Muntari, è scattata anche la squalifica per una giornata: è evidente che nel calcio italiano sono molte le cose che non vanno, sui regolamenti, sulla loro applicazione, sui riflessi nella scarsa cultura dello sport e del “rispetto” nel nostro Paese. Durante la 34° giornata di campionato Muntari è stato vittima di cori razzisti e poi ammonito dall’arbitro per le richieste di interrompere la gara, ed è giunto fino ad abbandonare il campo in segno di protesta, ma ha raccolto la solidarietà dell’Onu. A proposito dell’episodio la rete fare-football against racism in Europe parla di pessimo esempio. Sentiamo le parole della presidente Raffaella Chiodo.
Oltre ai tifosi l’attenzione si è focalizzata sui calciatori, che potrebbero diventare i veri protagonisti e promotori di una campagna educativa che affronti seriamente il problema del razzismo nel calcio italiano. Ma qui, per Mauro Valeri dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, si impatta contro le resistenze dei professionisti italiani.

Nei campetti di periferia del calcio amatoriale il discorso non cambia molto, ma crescono le realtà di sport sociale che promuovono un calcio inclusivo e all’insegna del fair play. La scheda di Giuseppe Manzo e Francesca Spanò

Se in serie A Muntari riceve i buu razzisti insieme a Rudiger e Koulibaly in giro per gli stadi, nelle categorie dilettanti prolifera un fenomeno opposto. Sono tante infatti le esperienze di squadre multietniche e antirazziste che portano avanti progetti di inclusione ma vincono anche sul campo. A Roma la ‘Liberi Nantes Football Club’ è la prima squadra di calcio in Italia interamente composta da rifugiati e richiedenti asilo che dal 2008 disputa il campionato di Terza Categoria con il sostegno di Uisp e Unhcr. Altra storica e vincente esperienza è quella di Afro Napoli United: dopo due promozioni consecutive domenica sarà in campo per i play off promozione al campionato di Eccellenza. Ma non finisce qui. Sempre a Roma troviamo l’Atletico Diritti, una squadra composta da immigrati, detenuti o ex detenuti, studenti universitari che nasce dalle associazioni Progetto Diritti e Antigone con il patrocinio dell’Università di Roma Tre. Salendo a Nord a Milano troviamo Black Panthers Football Club, squadra di calcio popolare nata dall’incontro del centro sociale Lambretta con i migranti ospiti nel centro di via Aldini. Infine a Torino la Balon Mundial Onlus utilizza lo sport come strumento educativo per favorire l’aggregazione e la partecipazione, e per promuovere la diversità e le identità culturali. Sono solo alcune esperienze che ci raccontano di un calcio sempre più antirazzista nei campetti di periferia

Un’esperienza che da oltre vent’anni lavora per rendere lo sport promotore di integrazione e accoglienza è senz’altro quella dei Mondiali Antirazzisti, in programma dal 5 al 9 luglio in provincia di Modena. Ai nostri microfoni Carlo Balestri, organizzatore della festa multiculturale