GRSWEEK 12/05/2018 – Dal volontariato alla cultura: Lucca chiama Torino

Lucca chiama Torino, ovvero: che rapporto c’è tra cultura e terzo settore, tra libri e volontariato? Si è appena aperto il Festival delVolontariato di Lucca, ricco di stimoli per riflettere sul punto di vista di chi decide di mettersi scomodo, dimensione controcorrente per provare ad avere i piedi ben piantati nel sociale, in mezzo alle sue fratture e alle sue domande. Contemporaneamente è al via il Salone
internazionale del Libro di Torino che ci interroga sui consumi culturali di tutti noi e lo fa con lo sguardo rivolto al reale e al sociale, scegliendo di aprire con un workshop dedicato a Giulio Regeni, con la presenza del padre Claudio al Salone.

Cultura, terzo settore e volontariato: non un potere ma un servizio, sguardo lungo, visione sociale e prospettiva. Un’occasione per guardare
in avanti avendo i piedi ben radicati per terra, uno scenario ricco di stimoli da raccogliere e rilanciare in avanti: che cosa posso fare per migliorare il mondo, la società, l’ambiente nel quale vivo?

Dag Soltad, scrittore norvegese, considerato un radicale per molte sue scelte, anche letterarie, nel suo libro “Tentativo di descrivere l’impenetrabile” racconta il protagonista, un architetto socialdemocratico che va a vivere in un quartiere satellite di Oslo da lui progettato, quartiere modello che avrebbe dovuto dare agli operai una vita comunitaria da alti standard, in realtà si accorge che produce solitudine e alienazione.

Come legare utopia e concretezza?
E se fosse proprio questo il contributo del volontariato a consumi culturali e consapevoli, strumenti indispensabili per la crescita
individuale e collettiva? Lo abbiamo chiesto ad Edoardo Patriarca, presidente del Centro nazionale per il volontariato: “Il volontariato è sostanzialmente il fare, senza dimenticare il riflettere. Queste due
esperienze sono saldate insieme: per questo oggi è il momento della cultura. Non si nasce solidali, si diventa solidali se la riflessione si innerva in una visione sociale, aprendosi alla conoscenza e alle
relazioni con gli altri. Questa funzione rischiamo di perderla in una fase storica che privilegia la velocità e la superficialità all’approfondimento e alla consapevolezza.

Solidarietà e partecipazione passano anche attraverso il linguaggio. In questi giorni si svolge a Torino il Salone internazionale del libro. Un appuntamento imprescindibile che attraverso presentazioni editoriali, convegni, appuntamenti, dibattiti, spettacoli, rappresenta uno dei più importanti festival culturali del nostro paese.
Contrastare l’odio e la violenza verbale significa restituire rispetto e dignità alle persone di cui si parla: è per questo che l’associazione Parole O_Stili, nata per sensibilizzare, responsabilizzare ed educare
gli utenti della Rete contro l’hate speech, presenta proprio al Salone del Libro, lunedì 14, il volume “10 racconti contro il linguaggio ostile”, in collaborazione con Editori Laterza e Miur, per comprendere e
affrontare il fenomeno dell’odio online.

Ascoltiamo Rosy Russo, presidente di Parole O_Stili: “L’obiettivo di parole O stli è quello di coinvolgere le persone e produrre strumenti culturali utili al vivere sociale. Il libro che presentiamo rappresenta dieci racconti che si ispirano ai principi e valori basilari del vivere sociale e sono rivolti ad un pubblico variegato e agli insegnanti per lavorare con i ragazzi in classe”.