Sabato 31 maggio a Roma la manifestazione indetta dalla rete “A pieno regime” per protestare contro il Decreto Sicurezza appena approvato alla Camera.
Alla mobilitazione aderiscono molte sigle della società civile, cittadini, associazioni, movimenti, sindacati, che definiscono il nuovo pacchetto di norme autoritarie e liberticide.
Chiara Meoli dell’ufficio studi del Forum Nazionale del Terzo Settore ci spiega quali sono le principali novità previste:
Il decreto (nel quale è stato travasato gran parte del contenuto di un precedente disegno di legge governativo, già approvato dalla Camera e poi passato al Senato, ma sul quale si erano appuntati diversi rilievi del Quirinale) introduce 14 nuove fattispecie di reato e 9 aggravanti.
In generale, sono previste pene severe per chi protesta pacificamente attuando un blocco stradale o per chi manifesta contro un’opera pubblica, fino alle misure anti accattonaggio o alle singolari aggravanti introdotte su determinati delitti, se compiuti nei pressi di stazioni.
Nel testo compaiono pure l’estensione del daspo urbano e la punibilità della resistenza passiva durante le rivolte in carcere e nei Cpr.
Per le detenute madri (anche con bimbi sotto i tre anni) è prevista la detenzione negli Icam, gli istituti a custodia attenuata (prima l’applicazione del regime detentivo era a discrezione del magistrato di sorveglianza).
Ci sono poi pene più severe per chi commette le truffe agli anziani (un’aggravante che comporta detenzione da due a sei anni e multe fino a 3mila euro).
Nei giorni scorsi oltre 200 giuristi hanno lanciato un appello che critica questo decreto sia nel metodo che nel merito: “il disegno di legge sulla sicurezza – si legge – che stava concludendo il suo iter dopo lunghi mesi di acceso dibattito parlamentare, è stato trasformato dal Governo in un ennesimo decreto-legge, senza che vi fosse alcuna straordinarietà, né alcun reale presupposto di necessità e di urgenza, come la Costituzione impone”.
“Quanto al merito – continua l’appello – si tratta di un disegno estremamente pericoloso di repressione di quelle forme di dissenso che è fondamentale riconoscere in una società democratica”.
Ascoltiamo Roberto Zaccaria, giornalista e professore di diritto costituzionale
Le ragioni della protesta sono riassunte nel commento del giornalista Vincenzo Vita
Dallo scorso 29 aprile molte organizzazioni tra cui Cnca, Antigone, Arci, Acli, Forum Disuguaglianze e Diversità e Sbilanciamoci! stanno partecipando a una catena di resistenza civile per chiedere al Parlamento di non convertire in legge il decreto. Un digiuno a staffetta perché in pericolo, spiegano, ci sono diritti, democrazia e libertà civili.
Ascoltiamo la presidente nazionale di Cnca Caterina Pozzi
Tra le adesioni del digiuno a staffetta c’è anche quella di padre Alex Zanotelli.
Ascoltiamolo
Il testo del decreto andrà al Senato già il 3 giugno. Dopo la manifestazione in piazza del 31 maggio la mobilitazione continuerà.
Ascoltiamo Carlo Testini di Arci
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