La dimensione politica del Terzo settore per abbattere il muro delle disuguaglianze

Bentrovati all’ascolto del GRSweek. In studio Anna Monterubbianesi e Giuseppe Manzo

Si è svolto a Vico Equense il primo seminario del percorso “La dimensione politica del Terzo settore”, nell’ambito del progetto FQTS, Formazione dei Quadri del Terzo Settore meridionale. Tre giornate di confronto su disuguaglianze, diritti e ruolo politico del Terzo settore. È evidente oggi a tutti che il nostro paese è attraversato da disuguaglianze crescenti e diritti che vengono negati o resi fragili. Sono disuguaglianze sociali, economiche, di genere, sanitarie e territoriali, che condizionano le vite delle persone e mettono in discussione la coesione democratica. Ascoltiamo Mauro Giannelli, coordinatore del progetto FQTS:  “È dentro questo scenario che si inserisce il nostro seminario sulla dimensione politica del Terzo settore. Ci chiede di individuare con tutta la chiarezza possibile queste disuguaglianze di riconoscerle e di attrezzarci per affrontarle non in modo emergenziale, ma strutturale. La formazione è una leva strategica per la politica e la democrazia. La formazione non è un’attività neutra o tecnica. Nel contesto delle disuguaglianze crescenti la formazione diventa una leva politica e democratica che rafforza la partecipazione, la giustizia sociale, il senso civico e la capacità degli ETS di leggere e trasformare i territori. Quattro sono dimensioni che FQTS supporta nella sua azione formativa, la dimensione politica, quella culturale, quella professionalizzante e quella relazionale…

Il filo conduttore di questo triennio del progetto, che vede in formazione oltre 800 persone, si concentra sui temi della questione giovanile, dello spopolamento e della mancanza di opportunità, dei diritti educativi. È in questo quadro che la dimensione politica del Terzo settore assume pieno valore, rivelandosi necessaria per affrontare e superare il muro delle disuguaglianze. Ai nostri microfoni Michele Sorice, coordinatore didattico della linea formativa: “Molto spesso si parla di Terzo settore facendo riferimento alle buone azioni, alle buone pratiche. Questa è soltanto una parte perché in realtà non si limita solamente a buone pratiche e a buone azioni, ma molto spesso, anzi di solito, dovrebbe fare di più. e quello che è più importante in questo quadro è ristabilire e riconquistare la dimensione politica del Terzo settore, che vuol dire avere la capacità di essere testimoni del cambiamento, capaci di provocare un cambiamento e essere portatori di giustizia ed eguaglianza. Questo è uno dei motivi per cui lavorare nel Terzo settore significa anche e soprattutto attivarsi per migliorare la democrazia e dunque la qualità della vita delle persone. Ed è per questo che all’interno del percorso di formazione di FQTS abbiamo cercato di lavorare proprio sul tema delle disuguaglianze anche, e direi soprattutto, attraverso la possibilità di costruire strumenti di empowerment per le persone che lavorano con il terzo settore. Questo significa altre cose acquisire dei nuovi strumenti, e tra questi strumenti l’acquisizione di competenze di conoscenze e di nuove modalità di azione sul territorio di concerto con le amministrazioni pubbliche, certo ma anche in relazione con le altre associazioni, gruppi, movimenti e con tutti quegli attori che lavorano sul territorio e che possono costituire la comunità dentro il territorio. Ecco attivare quelle comunità significa fare in modo che le vulnerabilità possano tradursi, invece, in occasioni positive, che le vulnerabilità dei soggetti possano in qualche modo diventare forme di nuovo empowerment per riconquistare l’eguaglianza perduta.”

Un focus specifico è stato affrontato sulle disuguaglianze di genere, che disegnano un’architettura della società in cui gli spazi si restringono e non permettono le pari opportunità, ampliando gender gap e discriminazioni. Una vulnerabilità universale che allarga lo spettro delle discriminazioni, che diventano più acute quando pensiamo in particolare a donne migranti, persone Lgbtquia+, persone con disabilità o minoranze etniche. Ascoltiamo Noemi Ciarniello della Luiss Guido Carli: “Il femminismo non è un argomento, è uno sguardo, è una lente, è una pratica politica, soprattutto. Richiede un modo di stare nelle cose, richiede un modo di stare nelle relazioni, dentro e fuori il mondo del lavoro e della politica, in un certo modo. Soprattutto il femminismo è uno sguardo sul potere, uno sguardo analitico che tenta di tenere insieme l’ordine simbolico e l’ordine materiale delle cose, che cerca di raccontare, di analizzare di studiare il modo in cui l’ordine materiale riproduce quello simbolico anzi, come l’ordine simbolico e l’ordine materiale si co-riproducono, determinando disuguaglianze e posizioni diseguali che le persone hanno nel mondo, gerarchie, a volte visibili a volte invisibili e che sono quelle gerarchie che tutti quanti in questa stanza cerchiamo di appianare cerchiamo di appianare, comprendere, ristrutturare in qualche modo.”

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