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Grs week 16-17 aprile – Diritti al voto

Bentrovati all’ascolto dello speciale Diritti al Voto, per dire SI o NO alle Trivelle. Domenica 17 aprile gli italiani sono chiamati alle urne per decidere se abrogare o meno la norma – contenuta nella legge di Stabilità 2016 – che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo, ovvero fino a che non si esauriscono i giacimenti. Una norma ed una chiamata al voto che hanno a che fare con il futuro e con la salute del nostro territorio, e che hanno sollevato critiche e mobilitazioni, che hanno precise ragioni energetiche, economiche, occupazionali, ambientali, etiche e culturali come ci racconta questo speciale a cura della redazione del Giornale Radio Sociale.

 

Diritti: Da venticinque anni i referendum vengono spesso considerati come un richiamo intermittente al dovere civico. Previsto dall’articolo 75 della nostra Costituzione danno voce ai cittadini che possono decidere di abrogare parzialmente o totalmente una legge. Da sempre sono accompagnati dal fronte del “sì”, del “no”, e da chi invita a rimanere a casa per far naufragare il quorum. Aldilà delle opinioni resta un esercizio di democrazia culturale, come ha dichiarato il presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi.

Clara Capponi, redazione diritti.

 

Società: Molte le associazioni scese in campo per il “sì”, per salvaguardare l’ambiente e l’ecosistema marino, investire nelle energie rinnovabili che oggi costituiscono il presente ed il futuro del sistema energetico del nostro Paese, combattere l’inquinamento del Pianeta e prestare fede agli impegni presi alla COP21 di Parigi. Ascoltiamo Andrea Boraschi, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace.

Anna Monterubbianesi, redazione società.

 

Economia: Domenica  sono in gioco anche le politiche energetiche e un modello di sviluppo per il Paese. Associazioni ambientaliste ed esperti hanno diffuso i dati sulla concreta incidenza energetica delle trivelle su gas e petrolio: 27% per il primo, 9 per il secondo.  Manca, invece, un dibattito serio sulle energie alternative come stabilito dal Conferenza sul clima di Parigi. E anche sul pericolo dei posti di lavoro a rischio, smentito dai dati Fiom, si ripropone il solito dualismo ambiente-lavoro: votare domenica vuol dire prendere parola sul futuro di un’economia sostenibile nel nostro Paese.

Giuseppe Manzo, redazione economia.

 

Internazionale: Il dibattito sulle trivelle non riguarda soltanto le coste italiane ma il futuro del Mar Mediterraneo. E’ per questo motivo che negli ultimi giorni il tema delle estrazioni petrolifere ha assunto dei risvolti internazionali. A far discutere, in particolare, è stata la decisione del governo croato di destinare nuove concessioni a una serie di multinazionali per le trivellazioni nel mare adriatico. Iniziativa, questa, che ha sollevato la protesta di molti cittadini e associazioni della Croazia, uniti, in nome della tutela delle acque marine, a quelli italiani. Di tutt’altro segno, invece, la svolta francese verso una politica energetica sempre meno dipendente dai combustibili fossili. Il Paese, infatti, ha reso nota la volontà di applicare una moratoria immediata sulla ricerca di idrocarburi nelle acque adiacenti alle sue coste e di chiedere un’estensione della stessa a tutto il Mediterraneo.

Giovanna Carnevale, redazione internazionale.

 

Cultura: Anche il mondo dello spettacolo si è mobilitato per difendere il nostro mare. Si tratta di 12 artisti Ficarra e Picone, Nino Frassica, Claudia Gerini, Elio Germano, Valeria Golino, Flavio Insinna, Noemi, Piero Pelù, Isabella Ragonese, Claudio Santamaria e Pietro Sermonti sono i personaggi celebri che hanno prestato il proprio volto per dire di votare sì al referendum del 17 aprile per fermare le trivelle e difendere il nostro mare. https://www.youtube.com/watch?v=STNm79jWhgU

Una campagna, quella di Greenpeace, che ha avuto molto successo in rete meno quella sessista “Trivella tua sorella” subito boicottata dagli internauti realizzata dall’agenzia di comunicazione Be Shaped costata il posto di lavoro al social media manager “in prova”.

Pietro Briganò, redazione cultura.

 

Sport: Anche lo sport di base è sceso in campo per il sì. Nelle scorse settimane si sono succeduti eventi di sensibilizzazione in tutto il paese, da Taranto con lo StopTrivelle CittàVecchia Tour, camminata di tre ore tra i vicoli dell’isola per parlare di riqualificazione, a Erice e Trapani con Tutti in bici contro le trivelle. In Salento è stata la vela a manifestare, nelle acque del Canale d’Otranto, dove l’ultima regata del campionato “Più vela per tutti” è stata dedicata al referendum. A Bari lo striscione con lo slogan Lo sport contro le trivelle ha aperto l’edizione 2016 di Vivicittà, manifestazione podistica internazionale e gli eventi di sensibilizzazione sono proseguiti sulla spiaggia in occasione della liberazione di due tartarughe marine Caretta Caretta, curate al Centro di recupero WWF di Molfetta.

Elena Fiorani, redazione sport.

 

 

 

 

 

 

 

GRS WEEK 9-10 APRILE – IL RAPPORTO MONDIALE SULLA FELICITA’

Intro di Jeffrey Sachs
Sono le parole di Jeffrey Sachs economista e saggista statunitense e direttore dell’Earth Institute alla Columbia University che da tempo parla di economia sostenibile e di felicità dei paesi.
Chiedimi se sono felice non è soltanto il titolo di un film di successo. La risposta a questa domanda è la chiave di lettura che il rapporto mondiale sulla felicità 2016 ha utilizzato per interpretare e spiegare il livello mondiale di benessere di una nazione che ancora si misura tenendo conto del Pil.

Il rapporto, giunto alla quarta edizione, riunisce esperti mondiali nei campi dell’economia, della psicologia, della salute e della sicurezza pubblica, esperti di statistiche nazionali. In Italia solo due atenei, la LUMSA e Tor Vergata, hanno partecipato alla stesura del rapporto con l’obiettivo di promuovere l’utilizzo di diverse misure del benessere e della felicità nella valutazione del progresso delle Nazioni e classifica 156 paesi in base al loro livello di felicità.

Quest’anno, per la prima volta, il Rapporto sulla Felicità affida un ruolo speciale alla misurazione e le conseguenze della disuguaglianza nella distribuzione del benessere tra i paesi. Si evidenzia anche che la disuguaglianza di felicità è aumentata in modo significativo nella maggior parte dei paesi, in quasi tutte le regioni del mondo, e per la popolazione del mondo nel suo complesso.
Ascoltiamo la scheda di Elena Fiorani
Il Rapporto 2016 individua i primi 10 paesi nelle stesse posizioni dello scorso anno anche se l’ordine in classifica è cambiato nuovamente: la Danimarca riconquista il primo posto, seguita da Svizzera, Islanda e Norvegia. Seguono nella top 10 Finlandia, Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Gli Stati Uniti si classificano al tredicesimo posto, due posizioni più in alto rispetto allo scorso anno mentre l’Italia si aggiudica il 50 posto. Come nei rapporti precedenti, Il Rapporto Mondiale sulla Felicità 2016 esamina i trend dei dati registrando come le persone valutano la loro vita su una scala che va da 0 a 10. Le classifiche, basate su indagini in 156 Paesi nell’intervallo 2013-2015, rivelano un punteggio medio di 5,1 (su 10). Sette variabili fondamentali spiegano i tre quarti delle variazioni nei punteggi annuali medi nazionali: il PIL reale pro capite, l’aspettativa di vita in buona salute, l’avere qualcuno su cui contare, la libertà percepita nel fare scelte di vita, la libertà dalla corruzione e la generosità
Eppure l’Italia è stata la patria della felicità, perché mentre in Inghilterra l’economia nel ‘700 nasceva come “scienza della ricchezza”, in Italia a Napoli e in tutta la penisola la nuova scienza economica prendeva il nome di “scienza della pubblica felicità. Oggi l’Italia e l’Europa hanno un enorme bisogno di bene comune perché l’aumento delle diseguaglianze ci sta dicendo ormai da tempo che il bene dei singoli cittadini più ricchi può crescere a scapito dei più poveri. Ma come si valuta la felicità? Ai nostri microfoni Luigino Bruni docente della LUMSA:
SONORO BRUNI
Chi punta solo sul Pil rischia di avere brutte sorprese: le recenti elezioni irlandesi, in cui il governo è stato sonoramente sconfitto nonostante una crescita sulla carta del 7%, lo dimostrano chiaramente. Ma quali sono i fattori presi in considerazione? Ce lo dice Leonardo Becchetti docente di Tor Vergata
SONORO BECCHETTI
Ed è tutto da Pietro Briganò ed Elena Fiorani. Per notizie e approfondimenti www.giornaleradiosociale.it