Lavoro domestico: nel 2028 per le famiglie il fabbisogno sarà di oltre 2 milioni di unità


[Intro: Questo è il suono delle bombe e dei missili che stanno cadendo in Iran e in Israele da dove molti concittadini di Netanyahu stanno scappando e dove si contano già decine di morti: un Paese non più al sicuro. Questa è Ad Alta Velocità oggi 17 giugno 2025: nello stesso giorno del 1970 a Città del Messico si gioca la semifinale dei Mondiali di calcio fra l’Italia e la Germania Ovest: finirà 4-3  e verrà celebrata come la “partita del secolo”. Ben trovati da Giuseppe Manzo].

Oggi parliamo di lavoro di cura. Cresce nel triennio 2026-2028 il fabbisogno complessivo di assistenza delle famiglie datrici di lavoro domestico, ma per coprirlo serviranno politiche migratorie mirate. È questa la fotografia scattata da Assindatcolf e dal Centro Studi e Ricerche IDOS nel 3° Paper del Rapporto 2025 “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico” presentato ieri nella Giornata Internazionale del lavoro Domestico, a Roma.

Stando alle stime contenute nel documento, nel 2028 saranno oltre 2 milioni e 74 mila i lavoratori domestici – tra regolari e irregolari – di cui avranno bisogno le famiglie italiane per coprire le necessità di assistenza domestica (colf) e di cura alla persona (badanti). Rispetto al 2025, l’incremento complessivo sarà di circa 86 mila unità, circa 28.574 domestici in più all’anno nel triennio 2026-2028, così suddivisi: 8.729 lavoratori italiani e 19.845 lavoratori stranieri, di cui ben 14.471 non comunitari.

Quest’ultimo dato rappresenta il fabbisogno aggiuntivo di manodopera straniera che dovrà essere programmato nei Decreti Flussi. Guardando i dati a livello regionale, il fabbisogno aggiuntivo medio annuo più consistente si registrerà in Lombardia (+6.400, di cui 4.200 non Ue), Lazio (+5.600, di cui 2.800 non Ue), Campania (+3.000, di cui 1.500 non Ue) e Veneto (+2.580, di cui 1.300 non Ue). Ascoltiamo il presidente di Assindatcolf Andrea Zini.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale