Chi sale ogni giorno su un treno sa di cosa parlo. Quella voce elettronica che ripete quotidianamente due cose: “guasto tecnico” e “ci scusiamo per il disagio”. Un freccia rossa in perfetto orario che si ferma 20 minuti davanti la stazione e accumula ritardo, la linea ferroviaria che salta un giorno sì e l’altro pure spesso nella stessa tratta.
Il “disagio” e il “guasto” diventano così normalità, un fatto strutturale e non più un imprevisto. E qual è la risposta? È l’aumento di controlli e barriere nelle stazioni, e il ritorno della polfer sui treni mentre a bordo dei freccia manca qualsiasi presidio sanitario o personale medico.
Le ferrovie italiane sono la metafora perfetta del Paese: un posto adatto solo per chi viaggia in business class.
Giuseppe Manzo giornale radio sociale