Primo maggio: il lavoro, i lavori e la festa di chi ha diritto a vivere degnamente


 

Non è lavoro se si muore volando da un cantiere, davanti a una catena di montaggio o cadendo in una vasca.

Non è lavoro 3 euro all’ora per 10 ore nelle terre a raccogliere pomodori e arance. Non è lavoro quello a intermittenza, a chiamata, a somministrazione. Non è lavoro aspettare il rinnovo del contratto di 3 mesi, di sei mesi, di un anno. Non è lavoro il mobbing, il ricatto, lo sfruttamento. Il lavoro non è un cartellino da timbrare aspettando che passino 8 ore in un ufficio pubblico. Il lavoro non è un hobby da svolgere gratuitamente come si fa per certe figure nel campo intellettuale e artistico.

Il lavoro è un diritto e una scelta, non un’arma per incatenare gli esseri umani. Il lavoro è la capacità, l’idea progettuale, la creatività, rischio, responsabilità, innovazione e rinnovarsi. Ed è ricevere quella giusta retribuzione come dice Papa Francesco per vivere e poi godere “della bellezza del riposo” in tutte quelle mansioni di manodopera e artigianato. Il lavoro coincide anche con il prendersi cura perché la missione non è la gestione di una merce ma accogliere, assistere, formare un altro essere umano, piccolo o adulto.

Oggi è la festa dei lavoratori, di tutti i lavoratori, è la nostra festa. Perché ogni ingiustizia fatta contro un lavoratore vuol dire calpestare l’umanità intera.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale