Dad un anno dopo. Tra cattive abitudini e nuove comunità educanti

Bentrovati all’ascolto del Grsweek da Clara Capponi

A un anno dal suo esordio gli italiani bocciano la didattica a distanza. lI 54 per cento ne dà un giudizio negativo mentre solo 3 persone su 10 approvano il nuovo metodo. E’ quanto emerge dell’indagine realizzata da Demopolis per l’impresa sociale Con i bambini, che ha analizzato queta esperienza con un focus sui genitori di figli minori, insegnanti ed operatori del terzo settore.

Nonostante ne riconoscano una migliore organizzazione soprattutto dopo la prima fase dell’emergenza, il 51 per cento dei genitori ritiene che la Dad non abbia ancora garantito un accesso adeguato a tutti gli studenti.

Un problema sociale ancor prima che scolastico che grava sul bilancio di questa esperienza e solleva l’urgenza dell’attivazione di nuovi spazi educativi non tanto per il recupero delle materie ma soprattutto della dimensione sociale e affettiva di ragazze e ragazzi come ci spiega Marco Rossi Doria, vicepresidente dell’impresa sociale Con i bambini

(Sonoro)

Da misura di emergenza la Dad è ormai un’abitudine, a volte cattiva, come quella di stare troppo da soli, alzarsi tardi o di restare in pigiama tutto il giorno come stanno sperimentando diversi studenti in tutta Italia. Molte associazioni hanno intercettato queste nuove cattive abitudini e hanno deciso di correre ai ripari inventando ad esempio modi nuovi fare lezione a distanza ma vicini come ci racconta Chiara Attorre, psicologa e referente nelle Marche del progetto No Neet – finanziato da Con i Bambini. Un’iniziativa, realizzata dalla Comunità di Capodarco di Fermo in 6 regioni in partenariato con altri 35 soggetti, con l’obiettivo di promuovere e stimolare la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di dispersione e abbandono scolastici di adolescenti.

Sonoro

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