La povera Chiara e i demoni inascoltati della generazione Covid


 

Senza scrupoli, senza freni inibitori e privo di ravvedimento. Così il Gip Luigi Martello descrive il sedicenne indagato dopo aver confessato l’uccisione coetanea Chiara Gualzetti motivando l’applicazione della custodia in carcere per il rischio di reiterazione del reato.

Emergono tre incontri con uno psicologo fatti e una visita con un neuropsichiatra rimasta solo fissata in calendario, quando ormai sarà troppo tardi per evitare l’omicidio. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, nell’ultimo periodo aveva manifestato segnali di disagio che avevano portato la famiglia a farlo seguire da uno psicologo, il quale a propria volta, dopo averlo incontrato, aveva suggerito di rivolgersi a uno specialista. Il ragazzo, tra le altre cose, utilizzava spessissimo delle lenti a contatto rosse, come a voler immedesimarsi in un personaggio di una serie Tv, Lucifer.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale