Australia, sette rugbisti schierati contro la nuova divisa pro Lgbt: boicottaggio per “motivi religiosi e culturali”


La maglia della discordia. Sette giocatori della squadra australiana di rugby Manly Warringah Sea Eagles non scenderanno in campo con la nuova divisa in sostegno della comunità Lgbt, per “motivi religiosi e culturali”. Il primo rugbista professionista gay, Ian Roberts, per anni colonna della squadra, si è detto “triste e a disagio” per il boicottaggio.

Accade in Australia, nella massima serie rugbistica, dove sette giocatori dei Manly Warringah Sea Eagles, club della costa orientale, hanno già annunciato la loro intenzione nel boicottare la gara di giovedì in casa contro i Sydney Roosters, che potrebbe essere decisiva per l’accesso ai playoff. Il motivo? Il club ha annunciato che scenderà in campo con la nuova divisa in sostegno della comunità Lgbt, decisione che ha infastidito alcuni giocatori, specialmente perché presa in maniera unilaterale.

Sui social, inevitabilmente, è scoppiata la polemica. Il club ha fatto sapere che accetta la decisione dei suoi giocatori di non scendere in campo e si è scusato con loro e con la comunità Lgbt: il tecnico Des Hasler ha ammesso “un errore significativo, che ha causato confusione, disagio e dolore per molte persone, in particolare per quei gruppi i cui diritti umani si stava cercando di sostenere“. È sceso in campo anche il primo rugbista professionista dichiaratamente gay, Ian Roberts, per anni una colonna proprio della squadra australiana, il quale si è detto “triste e a disagio” per questo boicottaggio.