Il futuro della cura – Ieri a Roma si è svolto anche l’incontro pubblico “L’assistenza agli anziani: un investimento per il futuro dell’Italia” organizzato dal Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza. Ascoltiamo il coordinatore Cristiano Gori.
La Riforma del welfare per gli anziani non autosufficienti è una priorità assoluta, troppo spesso trascurata nel dibattito pubblico. Si tratta di un tema cruciale per il presente e il futuro del Paese, che richiede strumenti adeguati e politiche lungimiranti.
“Il tempo, come dimostrano i dati statistici, è un fattore cruciale. Il rischio è mettere mano al settore troppo tardi, cioè quando, a causa del rapido invecchiamento della popolazione, azioni incisive saranno impossibili”, ha spiegato Cristiano Gori, coordinatore del Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza. “Quattro sono gli obiettivi concreti da cui partire per attuare la Riforma: semplificare il labirinto burocratico da affrontare per ricevere i sostegni; aumentare l’aiuto economico per chi offre contratti regolari ai badanti; incrementare la disponibilità di personale specializzato per assistere gli anziani non autosufficienti nelle strutture residenziali; infine introdurre fondamentali servizi domiciliari per chi non è autosufficiente, oggi totalmente assenti”.
In Italia, poco meno di un quarto della popolazione (24,3%) ha più di 65 anni: circa 14 milioni di persone. Di queste, 4 milioni non sono autosufficienti e necessitano di assistenza continuativa nella vita quotidiana. È la fascia di popolazione che cresce più rapidamente nel Paese: fra dieci anni, si stima che saranno circa 6 milioni. “Per questo – dichiara Eleonora Vanni, coordinatrice del Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza – prendersi cura non può essere lasciato solo alle famiglie e ai professionisti, ma è un dovere sociale ed etico che chiama in causa la politica e la società tutta nelle sue diverse articolazioni. Con queste prospettive di invecchiamento occorre pensare oggi ad un welfare del futuro in grado di farvi fronte senza sacrificare i diritti e la qualità della vita degli anziani e dei familiari nonché dei professionisti che, peraltro, già oggi non rispondono numericamente ai fabbisogni attuali”.





