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Rapporto Benessere Equo e Sostenibile 2024, Istat: l’Italia cresce a passo lento


Meglio ma non tanto – Il Benessere equo e sostenibile, in Italia, mostra poco più di uno dei 137 indicatori in miglioramento significativo; il 26,3% è su livelli peggiori (36) e il 39,4%, la quota più consistente, risulta stabile: migliorano 7 indicatori su 13 del dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, ma allo stesso tempo 5 peggiorano. È la fotografia scattata dall’Istat nel rapporto Bes 2024.

Poco più di un terzo (34,3%, 47 indicatori) dei 137 indicatori Bes per i quali è possibile il confronto con l’anno precedente migliora in modo significativo; il 26,3% degli indicatori è su livelli peggiori (36) e il 39,4%, la quota più consistente, risulta stabile (54 indicatori). Il quadro per dominio è variegato: migliorano
7 indicatori su 13 del dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, ma allo stesso tempo 5 peggiorano; il dominio Qualità dei servizi si divide tra 6 indicatori in miglioramento e 6 in peggioramento sui 16 totali; migliorano circa la metà degli indicatori di Istruzione e formazione. In Sicurezza e Politica e istituzioni si osserva la maggiore quota di indicatori in peggioramento nell’ultimo anno.

Nel lungo periodo il quadro è più positivo: oltre la metà degli indicatori migliora (70 su 128),
solo 16 peggiorano, mentre per un terzo di essi non è possibile individuare una tendenza univoca. Tutti gli indicatori di Sicurezza migliorano, come anche oltre i tre quarti degli indicatori di Innovazione, ricerca e creatività, Politica e istituzioni e Benessere soggettivo. Nel dominio Relazioni sociali si rileva la maggiore quota di indicatori in peggioramento (4 su 9).

Per tutte le regioni del Nord e del Centro, escluso il Lazio, nell’ultimo anno disponibile, il 60% o più dei 134 indicatori regionali analizzati mostra livelli di benessere migliori della media Italia, con punte del 70% e oltre per le due Province autonome di Trento e Bolzano/Bozen, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Al contrario, in tutte le regioni del Mezzogiorno, a eccezione dell’Abruzzo, la maggioranza degli indicatori registra valori peggiori di quelli nazionali; in Campania e in Puglia ciò accade per più di sette indicatori su 10.

Confrontando gli andamenti per dominio, in Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali e Qualità dei servizi è piuttosto chiara la divisione tra le regioni del Centro-Nord (dove generalmente almeno la metà degli indicatori è su livelli migliori dell’Italia) e quelle del Mezzogiorno (generalmente in posizione arretrata rispetto all’Italia per almeno la metà degli indicatori)

Per i domini Paesaggio e patrimonio culturale e Innovazione, ricerca e creatività i risultati migliori si concentrano in poche regioni del Centro-Nord, mentre diverse altre regioni di questa stessa area registrano risultati peggiori di quelli nazionali per la metà o più degli indicatori.

La configurazione territoriale è diversa nei domini Politica e istituzioni, Sicurezza e Benessere soggettivo, nei quali si riscontrano risultati prevalentemente migliori o peggiori tanto per le regioni
centro-settentrionali quanto per le meridionali. In particolare, nel dominio Sicurezza sono in netto svantaggio le regioni in cui si trovano i contesti metropolitani più grandi: il Lazio, in modo particolare,
ma anche la Toscana, la Lombardia, la Campania e l’Emilia-Romagna.

Nel dominio Ambiente le differenze territoriali appaiono piuttosto sfumate, perché la maggior parte delle misure registra differenze piuttosto contenute rispetto all’Italia, anche se in alcune regioni si rilevano vantaggi e svantaggi piuttosto marcati per più di un indicatore.

Il confronto con l’Europa (media Ue27), possibile per 39 indicatori, 22 dei quali disponibili anche distinti per genere, mostra una situazione peggiore per l’Italia per 18 indicatori, migliore per 11 indicatori.

Rispetto al contesto europeo, l’Italia presenta significativi svantaggi nel mercato del lavoro, con un tasso di occupazione al 67,1%, 8,7 punti sotto la media Ue27; il divario si accentua tra le donne, tra le quali il tasso scende al 57,4% in Italia (70,8% Ue27). Particolarmente elevata è anche la forbice tra le persone che lavorano in parttime involontario (8,5% Italia; 3,2% Ue27) soprattutto tra le lavoratrici (13,7% Italia;
4,8% Ue27).

L’Italia è al di sotto della media Ue27 anche per alcuni indicatori del dominio Istruzione e Formazione, con solo il 31,6% dei 25-34enni laureati, contro il 44,1% nell’Ue27 e il 66,7% delle persone di 25-64 anni che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado (80,5% Ue27).

Sul fronte dell’innovazione e della ricerca, l’Italia investe meno in ricerca e sviluppo (1,37% del Pil, contro il 2,22% dell’Ue27). La percentuale di lavoratori con formazione universitaria nelle professioni
scientifico-tecnologiche è inferiore di 7,4 punti rispetto alla media europea (26,7% Italia vs 34,1% Ue27).

Condizioni di benessere peggiori rispetto alla media dell’Unione europea si osservano anche per alcuni indicatori del dominio Benessere economico; nel 2024 il rischio di povertà in Italia è al 18,9%, superiore alla media Ue27 (16,2%). La disuguaglianza del reddito netto è anche più alta (5,5% Italia vs 4,7% Ue27). Tuttavia, il sovraccarico del costo dell’abitazione colloca l’Italia in vantaggio, 3,1 punti percentuali al di sotto della media europea (8,2%); ciò avviene anche per gli indicatori relativi alla deprivazione materiale e sociale e alla difficoltà ad arrivare a fine mese.

Per i domini Salute e Sicurezza, l’Italia mostra risultati positivi rispetto alla media Ue27 per la mortalità evitabile (17,6 rispetto a 25,8 per 10mila abitanti della media europea). La speranza di vita è di 84,1 anni, superiore alla media Ue27 di 81,7 anni, e il tasso di omicidi è tra i più bassi d’Europa (0,6 rispetto
a 0,9 per 100mila abitanti in Ue27).

Seminario interregionale Fqts: la dimensione politica del terzo settore


La dimensione politica del terzo settore – Questo è il tiolo del seminario interregionale Fqts – formazione quadri terzo settore da domani a domenica a Vico Equense. Il progetto è promosso da Forum terzo settore e Csvnet con la collaborazione di Fondazione Con Il Sud. Tra i temi quello delle disuguaglianze.

Il ciclo formativo nasce per rafforzare nei dirigenti del Terzo settore una riflessione critica su visioni, etica e ruolo sociale, ispirandosi all’approccio dell’apprendimento trasformativo di Jack Mezirow. Il percorso prevede tre incontri online e due seminari in presenza: il primo, a novembre 2025, dedicato al tema delle disuguaglianze e delle vulnerabilità universali, e a l ruolo del Terzo settore; il secondo, in programma a marzo 2026, sarà co-progettato insieme ai partecipanti.

Le tre giornate di Vico Equense saranno dedicate al tema “L’impegno politico del Terzo Settore alla luce dei principi costituzionali, di fronte alle crescenti disuguaglianze nei diritti umani e sociali”. Il programma alternerà sessioni plenarie, lavori di gruppo e momenti laboratoriali, favorendo il confronto tra esperienze, territori e discipline. Tra i relatori interverranno:  Monica Di Sisto (FairWatch), Angelo Salento (Università del Salento), Andrea Volterrani (Università di Tor Vergata), Noemi Ciarniello (LUISS Guido Carli), Carlo Mazzei (architetto), Gianni Ruocco (Università La Sapienza) e Mattia Zunino (LUISS Guido Carli), con la moderzione di Giuseppe Manzo, Giornale Radio Sociale.

ASviS, focus sulla dimensione sociale dello sviluppo sostenibile a Montecitorio


Dimensione sociale della sostenibilità – Continuano i focus di Asvis sul Rapporto 2025 per lo sviluppo sostenibile nel Clubhouse di Montecitorio. Ascoltiamo Antonio Russo, portavoce Alleanza contro la povertà.

Non lasciare nessuno indietro è lo slogan dell’Agenda 2030: facile da dirsi, molto più difficile da realizzarsi”, ha sottolineato in apertura Enrico Giovannini, rilevando come il mondo non sia su un sentiero di sviluppo sostenibile, “con situazioni particolarmente negative proprio sui temi della povertà, della salute, dell’educazione, delle disuguaglianze di genere e dell’occupazione. Pandemia, guerre e inflazione hanno spinto gli investimenti nella direzione sbagliata. Rispetto alla povertà l’Italia è più indietro del resto d’EuropaLo stesso accade per l’istruzione di qualità, per le disuguaglianze e per il lavoro, dove siamo sostanzialmente al penultimo posto”. Nella sua presentazione, Giovannini ha richiamato la necessità per l’Italia di definire il Piano per l’accelerazione trasformativa (Pat), impegno assunto in sede Onu nel 2023, e ha salutato l’introduzione della valutazione di impatto intergenerazionale delle nuove leggi (Vig), da rendere presto operativa: “Pensate ad applicarla alla legge di bilancio: è l’obbligo di pensare al futuro”. Sulla salute, il direttore scientifico dell’ASviS ha evidenziato la necessità di rafforzare il Servizio sanitario nazionale: “Il ministero ha istituito un dipartimento dedicato a One Health, con l’idea di coniugare la salute delle persone con quella del pianeta, ma abbiamo bisogno di portare la salute in tutte le politiche. Pensate alla mobilità sostenibile: in Europa abbiamo 300mila morti premature all’anno per malattie legate all’inquinamento. E non riguarda soltanto i trasporti, ma anche il riscaldamento e altri aspetti. Dobbiamo fare di più, potenziare le iniziative che riducono i rischi ambientali”.

Controconferenza sulle dipendenze: nasce il piano sociale contro la droga


Un Piano contro la droga – Lo ha lanciato la Controconferenza sulle dipendenze promossa tra gli altri da Arci, Antigone, Gruppo Abele, Cgil e A Buon Diritti. Ascoltiamo

Politiche efficaci, giuste, sicure per la salute, il benessere e l’inclusione.

I miliardi investiti in politiche proibizioniste, in Italia e nel mondo, non hanno ridotto o contenuto il fenomeno, mentre continuano a non proteggere la salute e la sicurezza delle persone che le usano e della società in generale.

La ‘guerra alla droga’ ha prodotto danni alla giustizia sociale, alla coesione dei territori, al sistema della giustizia e al rispetto dei diritti umani e delle libertà personali.

Proposte di Iniziative necessarie verso una riforma strutturale della Legge sulle droghe 309/90:

Abolire sanzioni amministrative per il consumo e rivedere le pene per spaccio secondo il principio costituzionale di proporzionalità.

Prevedere linee guida nazionali per una strategia sulle misure alternative alla detenzione in una logica di decarcerizzazione e deistituzionalizzazione.

Abrogare le misure mirate a penalizzare e discriminare le persone che usano e/o con precedenti penali droga correlati, quali daspo e zone rosse.

Abrogare tutte le norme proibizioniste e punitive del Governo Meloni: Decreto Rave, Decreto Caivano, nuove norme del codice della strada, Decreto sicurezza.

Cgil: a Napoli sistema illecito di lavoro nero dietro i flussi migratori


Un’indagine svela un sistema di irregolarità legato all’ingresso di lavoratori extracomunitari a Napoli. Il servizio di Federica Bartoloni.

Un dossier della Cgil di Napoli ha evidenziato come il fenomeno relativo agli “ingressi truffa” di lavoratori extracomunitari nel territorio napoletano grazie al Decreto Flussi sia divenuto negli ultimi 3 anni pratica comune. Una delegazione di 400 cittadini del Bangladesh ha denunciato come, al loro regolare ingresso in Italia, non abbiamo in realtà trovato alcun datore di lavoro come previsto dall’atto amministrativo che li aveva selezionati rimanendo nel nostro Paese in una situazione di irregolarità del permesso di soggiorno. Un sistema, denuncia la Cgil, pericolosamente automatizzato nel territorio: i lavoratori si ritrovano dunque costretti a lavorare in nero, affittare case in nero e alimentare involontariamente l’economia sommersa.

Roma, crollo ai Fori Imperiali: simbolo dell’Italia che ancora muore di lavoro


Il crollo della Torre dei Conti a Roma è sintomatico di un sistema che non funziona. Il servizio di Federica Bartoloni.

Il crollo della Torre dei Conti a Roma, che porta con se il drammatico bilancio di un lavoratore morto sotto le macerie e altri feriti – di cui uno grave – tra operai e forze di soccorso, è l’emblema in mondovisione di quello che nel nostro Paese accade ogni giorno. In uno dei luoghi più visitati al mondo si è assistito all’incuria riservata alla progettazione dei rischi nell’ambito dell’edilizia ed alla morte di un lavoratore di 66 anni, prossimo alla pensione. Quello di Octay Storici, l’operaio deceduto dopo 11 ore sotto le macerie ai Fori Imperiali, è il tipico ritratto della vittima dell’insicurezza dei cantieri: un professionista immigrato over 60 ancora intento nella sua vita di cantiere probabilmente a causa delle falle nel nostro sistema previdenziale. Aperta un’inchiesta per lesioni colpose condotta dalla Procura di Roma.

Credit Foto: Adnkronos

Morti sul lavoro, lunedì nero: cinque vittime in un solo giorno in Italia


Soltanto nella giornata di ieri cinque persone sono morte sul lavoro a Napoli, Brescia, Piacenza, Sassari e nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Secondo l’Osservatorio di Soricelli, nel mese di ottobre i decessi sono stati 124.

Nei primi dieci mesi del 2025, le vittime sui luoghi di lavoro sono state 888, contro le 877 dello stesso periodo del 2024. Un aumento dell’1,2%, che sarebbe minimo se il 2024 non fosse già stato, come ricorda Soricelli, “l’anno più nefasto da quando ho aperto l’Osservatorio, il 1° gennaio 2008”.

Ma il bilancio reale è ancora più drammatico: 1.260 lavoratori morti al 31 ottobre, considerando anche gli incidenti in itinere e i decessi per karoshi, la parola giapponese che significa “morte per superlavoro”. Significa più di quattro morti al giorno, compresi sabati e domeniche.

Legge di Bilancio 2026: una manovra di corto respiro, vincoli troppo stringenti


Secondo l’analisi di Area Studi Legacoop e Prometeia, la Legge di Bilancio 2026 è condizionata da vincoli troppo stringenti che ne condizionano l’efficacia.

“Senza un deciso cambio di passo nelle politiche per la crescita – commenta Simone Gamberini di Legacoop – il Paese rischia una nuova stagione di stagnazione.

 

“L’analisi dei documenti e dello scenario in cui si colloca il paese -commenta Simone Gamberini, presidente di Legacoop- obbliga a parlare di ‘manovrina’. Il difficile contesto internazionale e il progressivo venir meno delle risorse del PNRR determinano un preoccupante rallentamento dell’economia: senza un deciso cambio di passo nelle politiche per la crescita, il Paese rischia una nuova stagione di stagnazione. Noi avevamo chiesto al Governo politiche industriali per favorire gli investimenti delle imprese, e interventi concreti per l’aumento del potere d’acquisto dei lavoratori. La Legge di Bilancio 2026, diversamente, fotografa un Paese che rinuncia a guardare avanti, costretto da vincoli europei e da una prudenza che rischia di diventare rinuncia. Manca una visione di crescita fondata su investimenti, innovazione e lavoro di qualità, elementi essenziali per ridare slancio alla produttività e fiducia ai cittadini. Come movimento cooperativo, chiediamo al Governo di costruire un patto vero per lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale, non solo di contenere i conti. Senza una strategia di medio periodo per il capitale umano e l’economia reale, l’Italia rischia di restare ferma mentre il mondo cambia. La rimodulazione del PNRR può rappresentare un’opportunità per destinare risorse importanti alla crescita e alla competitività”.