La Nazionale maschile palestinese torna in campo a Bilbao tra applausi e solidarietà


Palla al centro – La Nazionale maschile palestinese ha fatto il suo ritorno in campo a Bilbao, dove ha incontrato la selezione dei Paesi Baschi. La squadra non giocava in Europa dal 2009. Ad attendere i 26 giocatori un abbraccio collettivo di applausi, coraggio e solidarietà.

Quando sabato 15 novembre la Nazionale maschile palestinese ha fatto il suo ingresso in campo a Bilbao per sfidare la selezione dei Paesi Baschi, i riflettori sono tornati ad accendersi sul genocidio che continua a consumarsi a Gaza. Ad attendere i 26 giocatori convocati dal cittì Ehab Abu Jazar non sono stati il fragore delle esplosioni né il silenzio della devastazione, ma un abbraccio collettivo di applausi, coraggio e solidarietà: sugli spalti del San Mamés si è assistito alla più imponente affluenza di sempre per una gara casalinga della rappresentativa basca.

In appena tre settimane dall’apertura delle vendite, sono stati staccati oltre 50mila biglietti, accendendo l’attesa per una sfida in cui sono scese in campo alcune delle figure più note del calcio basco, come il centrocampista dell’Udinese Oier Zarraga. Per la Palestina si è trattato di un ritorno storico: non disputava un incontro su suolo europeo dal 2009, quando affrontò il Brussels Fc per celebrare i sessant’anni dell’Agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa).

Il 3-0 per i padroni di casa, quindi, non ha scalfito quello che Yasser Hamed, difensore palestinese nato e cresciuto nei Paesi Baschi, ha definito come «uno dei momenti più emozionanti della mia vita». E questo viaggio in Spagna avrà un secondo capitolo: martedì 18 novembre allo Stadio Olimpico Lluís Companys di Barcellona, la Palestina sfiderà la Nazionale della Catalogna, trasformando il proprio passaggio in Europa in un inno alla resistenza e alla memoria.

Dal campo alla mobilitazione globale
Del resto, uno degli obiettivi di questa tournée è ricordare le circa 70mila vittime del massacro che continua a colpire Gaza. Molti di coloro che avrebbero potuto indossare oggi la maglia della selezione palestinese – o che sognavano di farlo un giorno – non ci sono più. Secondo i dati forniti dalla Federcalcio palestinese, a partire dal 7 ottobre di due anni fa, 421 calciatori, tra cui 103 bambini, sono stati uccisi o lasciati morire di fame dall’esercito israeliano nella Striscia.

Un bilancio stimato all’indomani della morte di Suleiman Al-Obeid, soprannominato il “Pelé palestinese”, ucciso il 6 agosto durante un attacco che ha colpito persone in fila per ricevere cibo. Oggi quel bilancio potrebbe essersi ulteriormente aggravato ed è anche per rendere loro omaggio che la Federcalcio basca ha voluto organizzare questa amichevole. Nel caso della gara di Barcellona, invece, pur contando sul pieno sostegno della Federazione catalana, l’idea della partita è nata dalla coalizione “Basta complicità con Israele” (CPCI), un coordinamento di 21 movimenti sociali, collettivi e associazioni impegnati a rompere la complicità delle istituzioni e delle imprese catalane nella violazione dei diritti del popolo palestinese.

La coalizione è la principale piattaforma di mobilitazione della società catalana e tra i suoi successi più significativi figura la campagna che, nel 2023, ha portato alla sospensione del gemellaggio tra le città di Barcellona e Tel Aviv. Insieme alle principali organizzazioni palestinesi per i diritti umani e a un’ampia rete di associazioni europee, la coalizione ha preparato una campagna di mobilitazione globale chiamata Act X Palestine, che include tra i vari eventi anche l’amichevole tra Catalogna e Palestina.

In questa iniziativa c’è anche un po’ d’Italia, grazie al contributo di Arci e Un Ponte Per e al fatto che il presidente della coalizione, Luca Gervasoni, è nato a Saronno da padre bergamasco. Gervasoni, che ha vissuto cinque anni in Palestina collaborando anche con l’ex vicepresidente del Parlamento europeo Luisa Morgantini, ha spiegato che l’opportunità di lanciare la campagna e organizzare l’amichevole ha trovato uno slancio ulteriore con il cessate il fuoco entrato in vigore il 10 ottobre scorso. «Seppur Israele abbia violato ripetutamente l’accordo, ora ci sono più possibilità di inviare aiuti umanitari a Gaza – ha detto – e abbiamo ritenuto che fosse il momento di esercitare maggiore pressione a livello europeo e organizzare grandi eventi capaci di raccogliere contributi dalla gente e destinarli alla Palestina».

Tutti i proventi della partita e della campagna, dunque, saranno indirizzati direttamente a sostenere le necessità del popolo palestinese attraverso tre linee di azione: aiuti umanitari e ricostruzione a Gaza, giustizia e fine dell’impunità, e cultura come forma di resistenza. Il programma completo di Act X Palestine è stato annunciato sabato in occasione dell’evento di lancio. Tutte le attenzioni, però, sono inevitabilmente concentrate sulla partita di martedì, che vedrà la partecipazione di diversi calciatori della massima divisione spagnola, tra cui Marc Bernal del Barcellona e Àlex Moreno del Girona.

Le partite sulle tv palestinesi
«Vogliamo estendere la solidarietà con la Palestina attraverso lo sport più popolare al mondo», ha spiegato Gervasoni, sottolineando l’importanza di farlo allo Stadio Olimpico di Barcellona. L’impianto, meglio noto come Montjuïc, ospitò le Olimpiadi popolari del 1936, evento sportivo antifascista ideato per contrapporsi ai Giochi Olimpici di Berlino organizzati dalla Germania nazista. «Utilizzare lo sport per promuovere pace e solidarietà è tra le cose più significative che abbia mai visto nella mia vita di attivista – ha aggiunto – e vogliamo che l’amichevole tra Catalogna e Palestina si inserisca in questa tradizione».

Il calcio non è visto solo come uno strumento per diffondere pace e solidarietà, ma anche come veicolo per restituire dignità a una popolazione sotto occupazione. «La partita sarà trasmessa anche dalle televisioni palestinesi. Dare ai palestinesi l’opportunità di vedere la propria Nazionale sul campo attualmente utilizzato dal Barcellona rappresenta un messaggio di speranza», ha detto Gervasoni.

Tutto ciò è favorito dal clima politico e sociale che si respira in Spagna. Tra i governi occidentali, quello di Pedro Sánchez è tra i più vicini alla causa palestinese e ha assunto un ruolo da capofila nel riconoscimento dello Stato palestinese all’Onu. A settembre, inoltre, il consiglio dei ministri spagnolo ha approvato un decreto legge che, secondo il governo, dovrebbe consolidare l’embargo totale sulle armi verso Israele. Non è un caso che sempre in Spagna si sia registrata la forma di opposizione più decisa contro un evento sportivo che coinvolgesse atleti o squadre israeliane: attivisti pro-Palestina hanno infatti causato l’annullamento dell’ultima tappa della Vuelta a Madrid interrompendo il passaggio dei ciclisti.

Il giorno dopo Catalogna-Palestina, a Badalona, sono previste proteste volte a impedire lo svolgimento della partita di Champions League di basket tra il Joventut e la squadra israeliana dell’Hapoel Holon. Gervasoni, però, non teme che l’amichevole possa degenerare in violenza. «Le autorità locali non l’hanno considerata una partita ad alto rischio», ha affermato. «A Barcellona, così come in tutta la Catalogna, il supporto al popolo palestinese è ampio e diffuso. Non la vivremo come una normale partita di calcio. Vogliamo che sia un momento di ritrovo familiare per offrire un’immagine di solidarietà per tutta la Palestina».