Bentrovati all’ascolto del Grs Week da Fabio Piccolino.
Un movimento di protesta che va avanti da diversi mesi, le rivendicazioni dei manifestanti, la repressione delle forze dell’ordine, la violenza crescente degli scontri di piazza.
La situazione di Hong Kong è sempre più esplosiva. Ma cosa sta succedendo nella ex colonia britannica?
Passata sotto l’amministrazione cinese nel 1997, Hong Kong vive la contraddizione di essere una regione con una sua speciale autonomia e la sua storia che la rendono per molti aspetti simile ad un paese occidentale, e di essere tuttavia sotto il controllo della Cina.
A partire dal Movimento degli Ombrelli del 2014, i cittadini sentono sempre di più l’esigenza di trasformarsi in una vera democrazia. Come ci spiega Antonella Napoli, direttrice di Focus on Africa e collaboratrice de L’Espresso
[sonoro Antonella Napoli]
Partita come opposizione al disegno di legge sull’estradizione di latitanti verso paesi dove non ci sono accordi in questo senso, la protesta è cresciuta trasformandosi in un movimento più ampio, a cui la polizia ha risposto violentemente. Uno scontro sempre più acceso che ha portato i manifestanti ad alzare la posta, aumentando le proprie rivendicazioni, e le autorità ad una repressione più dura. Un meccanismo che ha gradualmente trasformato la protesta, innescando una spirale di violenza.
Ascoltiamo ancora Antonella Napoli
[sonoro Antonella Napoli]
Gli abitanti di Hong Kong intanto, vivono questa situazione con crescente preoccupazione. La protesta ha modificato le abitudini, cambiato la quotidianità delle persone, talvolta mettendole in pericolo e facendole vivere in una costante apprensione.
Abbiamo intervistato alcune persone che vivono in città.
Min è cinese ed è un’insegnante di mandarino
“Condividevo l’idea iniziale della protesta ma non coondivido la violenza che i manifestanti stanno mettendo in atto. Per una persona che vive ad hong Kong la vita quotidiana è diventata complicata: non possiamo andare a lavorare, i miei bambini non possono andare a scuola. Credo che la soluzione migliore sia che il governo e i cittadini discutano e trovino una soluzione in maniera pacifica”
Daniel, sudafricano, vive ad Hong Kong da otto anni
“All’inizio ero d’accordo con i manifestanti e ho supportato la protesta contro la legge sulle estradizioni. Le dimostrazioni però si sono trasformate gradualmente in violente da parte di una minoranza delle persone che avevano manifestato in piazza all’inizio, rispondendo alle provocazioni della polizia e avendo così un impatto negativo sugli obiettivi della protesta. Gli attacchi alla polizia sono per me ingiustificabili: vengo dal Sudafrica e nel mio paese non sarebbe mai possibile fare questo. Credo che quella di Hong Kong sia una società molto sicura e molto libera ed è uno dei motivi per cui ho deciso di vivere qui”
Marzia è italiana, e ha vissuto per un periodo in Cina prima di trasferirsi stabilmente ad Hong Kong
“Quello che sento estremamente interessante e che ho vissuto come esperienza per la prima volta, è la difficoltà di riuscire a capire esattamente come stanno le cose e quali sono le notizie vere. Ci sono tanti piccoli giornali che ricevono fondi dalla Cina, o il cui direttore ha ricevuto tangenti dalla Cina per indirizzare l notizie in una certa direzione, ma specialment l’uso e l’abuso dei social media fa sì che la maggior parte delle notizie si scambino su Facebook, e ci sono tantissimi falsi. E’ veramente difficile capire cosa succede realmente”.
La protesta di Honk Kong è dunque atipica e scaturisce da una situazione in cui ci sono delle evidenti disparità sociali. Ascoltiamo l’opinione di Silvia Stilli, portavoce di AOI, associazione delle ong italiane
[sonoro Silvia Stilli]
Quale futuro dunque per Hong Kong? Si riuscirà a trovare una soluzione ai problemi della regione?
Ascoltiamo ancora Antonella Napoli
[sonoro Antonella Napoli]
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