Iran: una protesta globale per la libertà

 

Bentrovati all’ascolto del Grs Week da Fabio Piccolino

Mohsen Shekari aveva 23 anni, Hadis Najafi ne aveva 20, Mahsa Amini 22. Sono tre delle vittime del regime di Teheran, divenuti loro malgrado un simbolo delle proteste che da quasi tre mesi stanno infiammando l’Iran.

E’ stata chiamata “La rivolta delle donne”, ma è stato ben presto chiaro che quello in corso è un cambiamento che attraversa la società dalle radici, per opporsi a un regime autoritario, violento, discriminatorio guidato da una oligarchia religiosa che reprime ogni forma di dissenso: dal 5 al 7 dicembre è stato proclamato uno sciopero generale, con una partecipazione che in alcune zone ha sfiorato il 100%.

Ascoltiamo il corrispondente di Radio Radicale dalla Turchia Mariano Giustino

 

 

Gli avvenimenti di queste settimane in Iran hanno a che fare con una rinnovata coscienza sociale : l’uccisione di Mahsa Amini è stata solo la scintilla di un cambiamento in atto. Come ci spiega Enrico La Forgia della testata di geopolitica Lo Spiegone

 

Il regime iraniano sta rispondendo con la massima severità: secondo le ultime stime i manifestanti uccisi sono circa 450 e oltre 20 mila persone arrestate.
Secondo Amnesty International, almeno 28 persone, tra cui tre minorenni, rischiano l’esecuzione per aver partecipato alle proteste. Quello di Mohsen Shekari, condannato all’impiccagione nelle scorse ore dopo un processo farsa, è un caso esemplare. Ma la violenza non riesce a fermare il vento di rivolta in atto. Non ferma le donne, che continuano a scendere in piazza e a intonare slogan

(sonoro)

Così come non ferma la battaglia degli studenti.

(sonoro)

Quello che succede in Iran è importante per le sorti del Paese, ma è anche un simbolo della lotta per la libertà a livello globale. Ce lo ricordano le sportive che decidono di non indossare il velo islamico, come la pattinatrice Niloufar Mardani. Ce lo ricorda la nazionale di calcio, che ai Mondiali in Qatar non canta l’inno nazionale, così come i festeggiamenti in piazza per l’eliminazione della squadra dopo la partita contro gli Stati Uniti, perché la nazionale di calcio è considerata un simbolo del regime da abbattere.
Il Times ha incoronato le donne iraniane come “eroine dell’anno”, perché la loro protesta rappresenta molto anche alle nostre latitudini. Come ci spiega Vilma Nicolini, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Pari Opportunità e Politiche di genere di Auser

 

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