Isolamento significa solitudine: gli anziani, un patrimonio da difendere

 

Bentrovati all’ascolto del Grsweek da Fabio Piccolino.

Nelle ultime settimane, l’incremento dei contagi da Coronavirus e la crescente pressione sul sistema sanitario nazionale hanno monopolizzato l’attenzione in tutto il Paese, agitando lo spettro di un nuovo lockdown.
Da un lato i timori per la salute, dall’altro quelli per la tenuta economica del paese, inevitabile conseguenza delle nuove restrizioni adottate per contenere il dilagare dell’epidemia.

Tra le ipotesi in campo per invertire la curva, si è fatta strada recentemente quella di circoscrivere le limitazioni alla sola popolazione anziana. Il settore più fragile rispetto al dilagare del virus, come tristemente noto dall’esperienza della prima ondata e che per questo andrebbe maggiormente tutelata, ma non isolata.
Ascoltiamo la scheda di Giuseppe Manzo.

A marzo furono lacrime di coccodrillo per chi era ospite nelle Rsa. Ora sono un peso, un problema da tener lontano o da rinchiudere. Oltre gli errori di comunicazione gli anziani diventano la categoria “improduttiva”, quasi fossero un impiccio del sistema. Eppure chi vive di pensione da diversi lustri ha garantito la tenuta sociale a una generazione precaria che fino a 35-40 anni non riesce a trovare autonomia. E poi come nonni permettono di sopperire alla custodia dei nipoti quando mancano nidi d’infanzia o possibilità per una baby sitter in un Paese a zero nascite. Eppure oltre a dover dimostrare l’ovvio della loro utilità per la produzione gli anziani hanno diritto come esseri umani ad essere curati, a vivere e a non restare esclusi dalle protezioni sanitarie in questa pandemia.

Il valore delle persone anziane nella società non è e non può essere in discussione. Lo hanno affermato con forza le organizzazioni nazionali della terza età.
Secondo Enzo Costa, presidente nazionale di Auser, «L’emergenza Coronavirus ha messo a nudo la nostra scarsa preparazione sanitaria e l’inefficienza dei servizi alla persona. Dobbiamo ripensare ad un modello inclusivo che tenga conto delle esigenze di tutte le persone, solo così possiamo ottenere risultati concreti. Dire ad una persona anziana che vive da sola “non uscire più di casa” non significa tutelarlo, ma isolarlo. Dobbiamo concentrarci su servizi che migliorino la qualità della vita, anche degli anziani».

Sullo stesso tono anche ANCeSCAO, che ha pubblicato in questi giorni il documento intitolato “Gli ANZIANI: risorse INDISPENSABILI per la società”, in cui si mette in primo piano l’importanza delle persone.
«Chiediamo – si legge – che il welfare tradizionale venga ricalibrato per far sì che vengano garantiti agli anziani – e più in generale a tutte le persone fragili – servizi puntuali e accurati. Uno sforzo che riguarda in primis la politica, ma che si deve estendere a tutte le forze sociali e produttive del nostro paese».

Sentimenti e opinioni condivise su tutto il territorio nazionale.
Ascoltiamo in proposito l’opinione di Bruno Tassone di Auser Crotone

[sonoro Bruno Tassone]

Pensare di combattere una pandemia mondiale mettendo da parte alcuni settori della società è di certo moralmente sbagliato ma lo è anche da un punto di vista scientifico. Luca Ferretti, ricercatore dell’Università di Oxford, ha spiegato nei giorni scorsi che l’isolamento selettivo non riduce la trasmissibilità del virus, per cui isolare gli anziani crea più problemi di quanti ne risolva.
Una strada che per molti aspetti non è percorribile, come spiega in un articolo il giornalista Antonio Scalari, diventato un podcast per la testata Valigia Blu. Ascoltiamone un estratto

[estratto podcast Antonio Scalari – Valigia Blu]

Il futuro che abbiamo di fronte è quantomai incerto, ma per affrontarlo è necessario rimanere uniti, proteggendo chi è più fragile.

Ed è tutto. Approfondimenti e notizie sul sociale su www.giornaleradiosociale.it