La definizione di gioco parla di un’attività di intrattenimento volontaria e intrinsecamente motivata, svolta da adulti, bambini, o animali, a scopo ricreativo. Lo sport, invece, è l’insieme di attività che impegna le capacità psicofisiche dell’atleta, che svolge una disciplina con finalità amatoriali oppure di professione. I videogiochi e gli e-sport come si posizionano rispetto a queste definizioni? La socialità e la condivisione, la partecipazione fisica e corporea ad un’attività, possono essere elementi qualificanti che distinguono sport e gioco classicamente intesi dai nuovi mondi prodotti dallo sviluppo tecnologico?
Sempre più spesso il mondo dello sport si sta interrogando su questi temi, in particolare dopo che il Cio-Comitato Olimpico Internazionale ha prospettato l’idea di introdurre i videogiochi nel programma olimpico. In questi giorni si svolge a Roma il convegno “E-sport è sport?”, organizzato dal Centro Sportivo Italiano in collaborazione con Unisport Roma, il network composto dalle sette Università della Capitale. La sessione di venerdì 19 ottobre è stata dedicata all’approfondimento del fenomeno da punto di vista storico, sociologico ed economico, mentre la giornata di sabato sarà dedicata all’approfondimento delle ricadute psico-pedagogiche degli e-sport. Interverrà, tra gli altri, lo psicologo Fabio Lucidi, a cui abbiamo chiesto un’analisi de gioco on line dal punto di vista psicologico
Questo apparente paradosso si spiega con la qualità delle relazioni che si instaurano: infatti, si parla di rafforzamento dei rapporti sociali più deboli o superficiali, mentre quelli ad essere sacrificati sono i rapporti basati su empatia e condivisione. Un approfondimento sul tema è stato proposto anche dall’Uisp-Unione italiana sportpertutti in un convegno organizzato ad Orvieto in occasione del Festival nazionale del gioco e delle tradizioni. Tra gli intervenuti c’era anche Domenico Scaramozzino, gamer ventitreenne, convinto assertore della bontà dei videogiochi per il suo sviluppo. Sentiamo le sue parole
Allora come si posizione il gioco elettronico nel rapporto tra gioco motorio e gioco della mente? Risponde Fabio Lucidi
Quindi nessun pregiudizio sugli e-sport ma una consapevolezza condivisa che gli eccessi fanno sempre male. Ben venga ogni forma di attività che crea socialità e confronto, ma indispensabile evitare l’isolamento e gli eccessi di qualsiasi genere. L’OMS-Organizzazione mondiale della sanità, infatti, ha messo in guardia rispetto a questo fenomeno che coinvolge giovanissimi in tutto il mondo, ma sempre più chiama in causa anche gli adulti.
Bentrovati all’ascolto del Grs week da Anna Monterubbianesi.
A settembre milioni di studenti sono tornati sui banchi. E già venerdì i giovani sono scesi in piazza per portare al centro del dibattito le loro esigenze disattese dalla legge di bilancio 2019: pochi e incerti i fondi per il diritto allo studio, per la messa in sicurezza di edifici scolastici e nessun passo in avanti significativo sull’alternanza scuola lavoro. I giovani chiedono di un investimento sul futuro a partire da un cambiamento concreto della scuola
Ma qual è lo stato attuale delle nostre scuole? Il Rapporto sulla sicurezza di Cittadinanzattiva ci restituisce un quadro sconfortante: 50 crolli solo nell’ultimo anno e 206 negli ultimi 5 anni. Che significa un crollo ogni 4 giorni di scuola, 3 scuole su 4 senza agibilità statica, solo 1 su 20 in grado di resistere ad un terremoto. E seppure viene dichiarato da enti locali ed istituzioni nazionali che l’edilizia scolastica è una priorità, seppure sono cresciuti gli investimenti per la manutenzione da parte di Comuni e Province, le lungaggini burocratiche, la lentezza della ricostruzione, e i fondi mai sufficienti non permettono quel passo decisivo e necessario. Resta un grande divario tra le regioni e continua a mancare una mappatura aggiornata che permetterebbe, più di ogni altro aspetto, di poter individuare gli edifici sui quali intervenire prioritariamente. L’edificio scolastico al contrario avrebbe un grande potenziale, come presidio per le comunità contro la dispersione scolastica, come luogo di apertura diurna e spazio da vivere per tanti soggetti, come un centro civico per i cittadini e per la comunità. Ne abbiamo parlato con Adriana Bizzarri, responsabile del settore per Cittadinanzattiva: (sonoro)
L’istruzione dovrebbe essere un diritto universale ma sembra non essere così semplice per i 250mila ragazzi con disabilità che oltre a scontrarsi con questioni legate alla inaccessibilità degli edifici e delle aule, ed alla presenza di molte barriere architettoniche si trovano senza gli insegnanti di sostegno: meno della metà di loro avrà la fortuna di ritrovare il docente dello scorso anno, mentre per tutti gli altri si dovrà ricominciare da capo. La Federazione Italiana Superamento Handicap ha lanciato un sondaggio tra 1.600 famiglie, per verificare l’attuazione del diritto allo studio degli alunni con disabilità. Ne emerge che il 41% è privo di insegnanti di sostegno e solo il 30% di essi è specializzato. Ad alcune famiglie è stato persino chiesto di non portare i figli a scuola. Ascoltiamo Salvatore Nocera, Responsabile dell’Osservatorio della Fish sull’integrazione scolastica: (sonoro)
Ed è tutto, per riascoltarci e saperne di più, www.giornaleradiosociale.it
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