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Festival di Venezia: tutti i film ‘sociali’ da vedere nelle sale

Bentornati all’ascolto del Grsweek da Clara Capponi, in studio Francesca Spanò
E’ trascorsa quasi una settimana dalla sua chiusura eppure la 75ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, continua a far parlare di sé per il carattere sociale delle pellicole.
I 21 titoli della Mostra ci consegnano un racconto sfaccettato della società odierna e delle sue pieghe problematiche, declinati in tanti temi diversi: dalla corruzione al potere a una maggiore equità sociale e attenzione al ruolo della donna.
Tra i film sociali italiani “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini, purtroppo ignorato dai premi della sezione orizzonti, racconta gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi, riaprendo il dibattito su uno dei casi di cronaca che più di altri hanno puntato i riflettori sul sistema penitenziario italiano, e il trattamento riservato ai detenuti, in particolare tossicodipendenti.
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What you gonna do when the world’s in fire?” del regista italiano Roberto Minervini è un documentario ambientato a New Orleans nell’estate del 2017, quando una serie di brutali uccisioni di giovani africani americani per mano della polizia scuote gli Stati Uniti. Una scottante riflessione sulla disuguaglianza sociale nell’America odierna
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A Venezia anche Rwanda, del regista Riccardo Salvetti. La pellicola, nata dalla tenacia di quattro giovani cineasti under 40 e finanziato tramite un crowfunding, racconta il 6 aprile 1994 quando la piccola repubblica dell’africa orientale viene sconvolta da uno dei genocidi più veloci e sistematici della storia
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Il paradosso dell’integrazione e le paure che ci portiamo dentro: Tommaso Santi si è aggiudicato il premio MigrArti con Krenk il cortometraggio ambientato in un classe di quarta elementare di una scuola di Prato dove all’improvviso arriva un alieno, che incuriosisce e stupisce per le sue doti straordinarie.
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GRSWEEK- 8 settembre 2018 – Mediterraneo senza ONG: quale futuro?

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Bentrovati all’ascolto del GRSWEEK da Fabio Piccolino

 

Il tema delle migrazioni è da molti mesi al centro del dibattito pubblico. Un argomento su cui si gioca una perenne campagna elettorale e che ha portato ad una politica molto dura, da parte del governo italiano, sui diritti dei migranti e nei confronti delle organizzazioni impegnate nell’aiuto in mare.

 

La progressiva chiusura dei porti italiani ha avuto come risultato il delinearsi di uno scenario allarmante: a soccorrere le imbarcazioni che affrontano la traversata del Mediterraneo centrale non c’è più nessuna ong.

 

Spesso ingiustamente criminalizzate, le organizzazioni non governative hanno svolto negli ultimi anni un compito arduo e pieno di insidie: garantire condizioni di sicurezza e salvare vite umane.

 

Cosa succederà adesso? Ne abbiamo parlato con Silvia Stilli, portavoce di AOI, associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale.

 

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Il contesto internazionale è molto delicato, e gli scenari di crisi, fra tutti la situazione della Libia e della Siria, impongono la necessità di una diversa politica di accoglienza. Come ci spiega il giornalista di Radio Tre Mondo Roberto Zichittella

 

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In questa situazione, l’opinione pubblica svolge un ruolo cruciale. Ma se da un lato le politiche del governo italiano sembrano avere un largo consenso, c’è una parte di cittadini che si oppone. Un’Italia aperta, solidale, pronta ad affrontare il problema con un approccio diverso.

 

Nei giorni scorsi ha spopolato sui social network l’intervista, piuttosto colorita, di Ivano, uno dei manifestanti che ha partecipato al sit-in di accoglienza per i migranti della nave Diciotti davanti al centro “Mondo Migliore” di di Rocca di Papa

 

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Parole semplici che sono però riuscite a sintetizzare il sentimento di molte persone. Ai nostri microfoni la giornalista di La 7 Laura Bonasera, autrice dell’intervista ad Ivano durante la trasmissione “In Onda”

 

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