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GRSWEEK 3 febbraio 2018 – Sanremo, tra musica e impegno sociale
Bentrovati all’ascolto del Grs week, l ‘approfondimento settimanale del Giornale Radio Sociale. In studio Clara Capponi.
La sessantottesima edizione del Festival della Canzone Italiana è alle porte. Venti sono i big e 8 le nuove proposte che si sfideranno sul palco dell’Ariston dal 6 al 10 febbraio. Stesso canale, stessa ora per cinque giorni fino a tarda notte; si rinnova un rituale che ogni anno tiene incollato allo schermo quasi il 50% degli italiani, attirati dalla curiosità generata dalle anticipazioni pubblicate su tutti i network.
Ma cos’è cambiato su quel palco in tanti anni storia? Ce ne parla Fabio Piccolino
La storia del Festival di Sanremo attraverso i cambiamenti del costume e della società. Racconti di diritti civili ma anche di mutamento dei tempi, di modernità che spesso si scontra con il conservatorismo e la censura. Quasi settant’anni di storia che sono la storia del nostro Paese.
Nel 1959 Jula De Palma presenta al Festival il brano “Tua” e fa scandalo. La sua performance viene giudicata sopra le righe e il pezzo, che parla di un rapporto tra un uomo e una donna, troppo esplicito. La cantante riceve migliaia di lettere di insulti e il disco viene censurato.
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Nel 1961 Umberto Bindi sfoggia un vistoso anello al dito mignolo: un elemento sufficiente ad alimentare i pettegolezzi di stampa e pubblico riguardo alla sua presunta omosessualità e a rendere l’artista vittima della discriminazione per gli anni a seguire.
Dieci anni dopo, nell’edizione del 1971, Lucio Dalla è costretto a cambiare il titolo e parte del testo di quella che sarebbe diventata una delle sue canzoni più celebri: “Gesù Bambino” diventa “4 marzo 1943”.
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Vittima della censura è anche Massimo Troisi nel 1981: al suo monologo su Dio e gli angeli custodi vengono richiesti troppi tagli, e l’artista decise di non salire sul palco.
A rompere gli schemi nel 1978 è Rino Gaetano con la sua “Gianna”: per la prima volta sul palco dell’Ariston viene pronunciata la parola “sesso” in una canzone.
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L’edizione del 1984 è segnata dalla protesta degli operai dell’Italsider di Genova, che contro la minaccia dei licenziamenti, occupano l’ingresso del teatro minacciando il blocco del Festival. Il conduttore Pippo Baudo fa salire alcuni di loro sul palco per spiegare i motivi della mobilitazione. Il loro intervento sarà molto applaudito.
Lo sketch comico a sfondo religioso del trio Marchesini-Lopez-Solenghi a Sanremo 89 viene giudicato troppo blasfemo e provoca una levata di scudi da parte di tutto il mondo cattolico.
“Nessuno tocchi Caino” è il pezzo che Enrico Ruggeri e Andrea Mirò presentano nel 2003 per promuovere la campagna mondiale contro la pena di morte. La canzone si classificherà quarta.
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Nell’edizione del 2016 diversi artisti salgono sul palco dell’Ariston portando nastri arcobaleno: servono per manifestare il sostegno alla legge sulle unioni civili che in quei giorni è in discussione in Parlamento.
“Le canzoni in gara Sono “punti di osservazioni del nostro tempo, di un’epoca non chiara e di passaggio” – ha spiegato il direttore artistico Claudio Baglioni.
Non mancheranno quindi temi sociali come la violenza sulle donne al centro della canzone di Nina Zilli, una delle sole 4 donne in gara.
Precarietà, lavoro, sfruttatori, identità confuse: è la vita dei giovani che racconteranno il gruppo indie gli Stato Sociale. Tra i big anche Fabrizio Moro ed Ermal Meta che all’Ariston porteranno “Non mi avete fatto niente” una canzone sul terrorismo e contro la paura che si è generata nel mondo.
Tra le nuove proposte l’emozionante brano di Mirkoeilcane che tratta il drammatico tema dei migranti visto con gli occhi di un bambino.
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GRS Week 26 gennaio- Lo sport che fa bene al mondo
Lo sport che fa bene al mondo
Viviamo un’epoca complessa, globalizzazione, grandi movimenti umani, velocità delle comunicazioni e degli spostamenti, tutto questo influenza e modifica le relazioni tra le persone e tra gli stati. Ma c’è un livello di scambio umano che permette, a volte, di superare differenze e muri, di far tacere le armi e agevolare il colloquio. È il movimento, l’attività sportiva e motoria che mette in comunicazione le persone e apre spiragli di pace e speranza dove si pensava non ce ne fossero più.
La pensa così anche Silvia Stilli, portavoce dell’associazione ong italiane, intervenuta nel side event organizzato dall’Uisp alla Conferenza nazionale della cooperazione allo sviluppo di Roma.
Una cooperazione di sistema o anche cooperazione dal basso, attenta al tema dei diritti e della partecipazione. Infatti, se la globalizzazione economica avanza, come emerge dal Forum di Davos, in corso in Svizzera, non si può dire lo stesso della globalizzazione dei diritti umani. La scheda di Giovanna Carnevale.
I grandi della terra tornano a Davos, come ogni anno, per il Forum economico mondiale: equilibrio tra cooperazione globale e protezionismo, ambiente e tecnologie emergenti sono stati al centro dell’incontro che traccia le linee delle politiche internazionali. Ma se crescita e parametri tradizionali per misurare l’economia continuano a impregnare previsioni e ragionamenti di pochi “big”, il resto della popolazione subisce i risultati di scelte fatte su un piano lontano dalla realtà. Per il Fondo monetario internazionale, l’economia mondiale crescerà più del previsto con una media del 3,7% grazie al rush degli ultimi mesi di grandi Paesi come Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. Ma quanto questo interesserà il benessere delle persone?
Ridistribuire le risorse e ricompensare il lavoro, non la ricchezza: questo l’appello delle associazioni, tra cui Oxfam che in questi giorni ha ribadito le grandi disuguaglianze globali, sollecitando impegni contro la povertà e maggiore progressività dei sistemi fiscali. I numeri sono drammatici: il 13% della popolazione mondiale vive con meno di 1.90 dollari al giorno, e solo nell’ultimo anno, l’82% dell’incremento di ricchezza globale è finito nelle casseforti dell’1% più ricco.
Ricchi e meno ricchi, si ritroveranno dal 9 al 25 febbraio in Corea del Sud per i 23° Giochi olimpici invernali. Cosa dobbiamo aspettarci? Risponde Mattia Chiusano, giornalista de la Repubblica che andrà in Corea per seguire da inviato i Giochi.
Quindi i due paesi sfileranno sotto un’unica bandiera alla cerimonia di apertura dei Giochi. E sarà la prima volta. Questa scelta avrà conseguenze sugli equilibri geopolitici mondiali, come fu al tempo della diplomazia del ping pong tra Repubblica Popolare cinese e Stati Uniti?
Sentiamo ancora Mattia Chiusano.
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