Bentornati all’approfondimento del Grs Week. In studio Patrizia Cupo.
L’indomani del G7 Salute di Ancona e nel pieno delle polemiche sulla manovra di bilancio circa i fondi stanziati per la sanità, ciò che emerge in Italia è un diritto a metà: differenze tra Nord e Sud nell’accesso alle cure, liste d’attesa ancora chilometriche, rapporti tesi tra medici e pazienti.Forse pesa ancora l’effetto della pandemia, più chiaramente invece emerge che i soldi son pochi e gli investimenti non decollano. Della percezione del disagio tratta diffusamente il Rapporto civico sulla salute 2024 che Cittadinanzattiva presenterà il 22 ottobre. Sentiamone le anticipazioni da Valeria Fava, responsabile politiche della salute di Cittadinanzattiva.
D’altronde, sulla sanità si spende poco. Stando ai dati diffusi dal documento programmatico di bilancio, nel 2025-26 la spesa andrà verso una stabilizzazione con una incidenza pari al 6,4% del Pil, dato che però resta tra i livelli più bassi negli ultimi vent’anni. E non solo: il rapporto col resto di Europa è impietoso. Lo sentiamo nella scheda a cura di Fabio Piccolino:
Scelte economiche che determinano un altro grande divario – quello tra Nord e Sud Italia. Un paese, due cure, quindi. Il diritto alla salute a metà emerge chiaramente dal rapporto Svimez condotto nei mesi scorsi insieme a Save the children. Secondo il report, 1,6 milioni di famiglie si trova oggi in povertà sanitaria: al Sud si vive meno e ci si ammala di più – così nella presentazione di Serenella Caravella, ricercatrice Svimez:
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