Senza il mondo Gaza muore

 

Bentrovati all’ascolto del GRS Week di questa settimana, in studio Ivano Maiorella che ringrazia della collaborazione Francesco Elli e Miriam Palma.

La terza guerra mondiale di cui parlò Francesco è la prima preoccupazione: pace invoca  papa Leone XIV appena eletto. Ci sono luoghi della terra dove la terza guerra mondiale non è una previsione, ma è già presente. Gaza prima di tutto.

“Senza il mondo Gaza muore. Ed è altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire”. Noi, italiani, europei, umani. E’ questo il senso degli appelli che si condensano in questi giorni dalle organizzazioni umanitarie, dalle istituzioni internazionali, dal mondo dell’informazione.

Qual è la situazione? Lo chiediamo a Silvia Stilli, portavoce di Aoi-Cooperazione e solidarietà internazionale che spiega che il Gabinetto di guerra israeliano e il governo Netanyahu hanno deciso di rendere praticamente impossibili gli appovigionamenti di aiuti umanitari alle popolazioni.

Verità su Gaza significa anche informare su quella che è l’aria che si respira quotidianamente nella Striscia, anche prima dell’inasprimento dell’occupazione. Ascoltiamo Carlo Paris, per alcuni anni corrispondente Rai da Gerusalemme: “Già da anni i rifornimenti arrivano con grande difficoltà, da anni c’è un razionamento dell’energia elettrica, negli ospedali la situazione è gravissima così come per le attività economiche, commerciali, artigianali. In questo anno e mezzo la situazione è peggiorata in maniera moltissimo”.

Se questa è la situazione, drammatica per tutti c’è chi è sottoposto a soffrenze più gravi, come i bambini. Ascoltiamo Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia: “Diciotto mesi di guerra, il blocco degli aiuti stanno spingendo i bambini al limite, l’accesso all’acqua è peggiorata. La situazione dei bambini è gravissima, i bombardamenti sono incessanti”

Perché non si dà voce a chi si ribella a questa situazione? Ascoltiamo ancora Carlo Paris: “Sono molto importanti alcuni movimenti pacifisti sia israeliani, sia palestinesi. Ci sono madri israeliane e palestinesi che sfilano chiedendo la pace. Eppure nessuno dà voce loro come se non si possa sentir dire vogliamo stare insieme”.

217 giornalisti e giornaliste uccisi, molti dei quali indossavano il giubbotto con la scritta PRESS. Per rompere un silenzio che rischia di diventare connivenza con la guerra sono scese in campo Fnsi, Ordine dei Giornalisti e associazioni di giornalisti e cittadini come Articolo 21 e No Bavaglio. Ascoltiamo Vittorio Di Trapani, presidente Fnsi: “La Fnsi ha lanciato da mesi un appello affinchè si consenta finalmente ai giornalisti occidentali di entrare a Gaza. E’ inaccettabile che chi critica lo stato di Israele venga bollato come antisemita. Quello che conta oggi è permettere ai giornalisti di raccontare quello che succede”.

Come uscirne? Ascoltiamo ancora Silvia Stilli, alla vigilia della partenza della Carovana della Pacepromossa da Aoi, Arci, Acli, Assopalestina e altre organizzazioni sociali per chiedere a governo italiano e Comunità europea di attivare tutti i canali diplomaticiper porre fine agli eccidi a Gaza e in altre zone martoriate come l’Ucraina: “Chiediamo al Governo italiano e alla Commissione Europea di attivare tutti i canali diplomatici per porre fine agli eccidi che si stanno consumando a Gaza e in Ucraina”.

(Fonte foto: onuitalia.it)