Ha avuto spesso il suo teatro d’azione nelle celebrazioni religiose come la messa o per i funerali. È la disobbedienza ai divieti con l’eccessivo controllo zelante delle autorità o in alcuni casi con la sua totale mancanza.
L’ultimo in ordine di tempo è il parroco che vede entrare i carabinieri in chiesa e grida “questo è un abuso di potere” mentre celebra la messa e si rifiuta di interrompere davanti ai suoi 14 fedeli disposti su 30 banchi in condizioni di sicurezza.
E non è l’unico caso di insofferenza dei prelati a rinunciare alla messa come il prete che a Piacenza invita a non pagare le multe. Poi c’è il rapporto con la morte, l’ultimo saluto alla persona casa. Il caso più eclatante è quello di Saviano per i funerali al suo primo cittadino e anche medico Carmine Sommese.
Precedentemente a Roma la polizia aveva disperso un gruppo di persone che si erano riunite per dare l’ultimo saluto all’ex brigatista Salvatore Ricciardi nel quartiere San Lorenzo. E ci sono anche gli imprenditori disobbedienti, come a Prato dove minacciano di riaprire senza attendere il via libera delle istituzioni. E, infine, la prima protesta a distanza ieri in piazza del Plebiscito a Napoli dove reti e comitati di lotta hanno chiesto reddito e interventi per le fasce più povere.
Da vari angoli e angolature è la pressione di un Paese che non potrà stare ancora chiuso per molto tempo tra 4 mura e in condizioni materiali sempre più gravi: servono regole condivise e giustizia sociale o la tensione diventerà una rabbia che nessun divieto potrà fermare.
Giuseppe Manzo giornale radio sociale