Il calcio, il presidente e la gioia contagiosa di una vittoria


 

La gioia spontanea e composta del presidente Mattarella al gol dell’Italia. È una delle foto simbolo di questa vittoria europea che ha fatto esplodere di gioia il Paese. Caroselli, fuochi, balli e festa hanno attraversato la notte magica delle città. La parata di Donnarumma ha sugellato quella voglia di esplodere e festeggiare. Dai boomer che nemmeno ricordano quell’unica vittoria ai millennials troppo piccoli per il mondiale del 2006 o che su youtube cercano le immagini di quel mitico mundial ’82.

Ora sono le lacrime di Vialli e Mancini abbracciati, 30 anni dopo la loro sconfitta a Wembley nella prima finale di Champions league con la Sampdoria. Ora sono le stampelle alzate di Leonardo Spinazzola che ha voluto esserci dopo l’operazione al tendine di Achille. Ora sono questi ragazzi che con il telefonino chiamano la mamma in mezzo al campo. Ora è la voce di Francesco Repice che con la sua radiocronaca è diventato un vero e proprio idolo dei tifosi. Ora sono gli sfottò agli inglesi che pensavano di essere tornati a casa e invece il pallone fa il giro del mondo. Sono queste le immagini che ora diventano storia, quella del primo europeo raccontato con i video sui social e con la simpatia contagiosa attraverso i video di scherzi, cori e tormentoni dopo ogni partita.

È il calcio con la sua capacità di arrivare nei momenti più critici della storia di un Paese. E come disse Sandro Pertini: “volete togliere anche questa piccola gioia a chi lavora tutta la settimana?”. Senza caricare questi eventi sportivi di inutili simbolismi né di strumentalizzare c’è solo il diritto a gioire e a vivere il calcio per quello che è: un grande gioco popolare.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale