Al tempo del coronavirus, della paura del contagio, delle stazioni deserte e dei vagoni vuoti si ferma anche la celebrazione per l’8 marzo. Niente appuntamento al Quirinale e niente manifestazione Non una di meno dopo il decreto che vieta ogni forma di evento pubblico.
Restano, però, sul terreno i numeri della violenza di genere dove nel computo degli omicidi in Italia, in diminuzione secondo l’Istat, vede un aumento delle donne come vittime. Sono quelle straniere leggermente in più rispetto alle italiane con la mano assassina di un partner, di un ex o di un parente. Ed al Nord che si registra un maggior numero di vittime mentre è minimo al Centro. Accanto a questi numeri sugli omicidi ci sono quelli dei centri antiviolenza.
L’8 marzo è anche un’occasione per ragionare sulla violenza tra generi. C’è l’omotransfobia con la proposta di legge che approderà alla Camera il prossimo 30 marzo. Ci sono le forme di stalking e violenza di donne contro altre donne sul piano della delazione e di un contorto femminismo “moralista”.
E poi c’è una minoranza molto silenziosa, quella degli uomini perbene tra cui si trovano quelli che da certe donne subiscono aggressioni, violenze e ritorsioni di ogni tipo subendo due umiliazioni: la violenza stessa e il fatto di non essere creduti per quella stessa visione maschilista che vuole la donna non in grado di commettere violenza. A partire dalla difesa della donna si apra una grande battaglia contro la violenza tra generi: senza pregiudizi e senza ideologie.
Giuseppe Manzo giornale radio sociale