Il dovere di capire: basta strumentalizzare quei tre bambini del Bosco di Chieti


 

[Intro: Questa è la voce dell’attrice Viviana Colais che sui social lancia un appello perché le donne a rischio di violenza o in pericolo utilizzino il numero 1522. Questa è Ad Alta Velocità oggi 25 novembre 2025: nello stesso giorno del 1999 le Nazioni Unite istituiscono la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che viene celebrata con manifestazioni in tutto il mondo.. Ben trovati da Giuseppe Manzo].

Oggi parliamo di infanzia e genitorialità. In questi giorni alcuni casi hanno scosso l’opinione pubblica rispetto ai diritti dei bambini e all’affido genitoriale. Prima la vicenda drammatica del matricidio di Muggia dove un bambino di 9 anni è stato ucciso da sua madre con gravi problemi psichici che però non avevano impedito la possibilità di poter stare da sola con suo figlio. Un altro caso che invece ha invaso i social e tiene banco nell’opinione pubblica è la cosiddetta famiglia del Bosco di Chieti. I bambini con età compresa tra i 6 e gli 8 anni sono stati prelevati e portati in casa famiglia, un evento estremo e sempre traumatico nella vita di un bambino, scatenando uno scontro che ha visto molte persone e rappresentanti del governo accanto ai genitori dei 3 bambini.

Una vicenda che piano piano si è trasformata in un caso mediatico tanto da portare in primo piano una sorta di battaglia di civiltà tra una vita bucolica e una urbana o le figure del padre e della madre, mettendo in secondo piano come si è arrivati a questa decisione così traumatica, cosa è scritto nelle carte e, soprattutto, quali sono le reali condizioni dei 3 bambini. Per capire e avere una lente su questo caso ascoltiamo Giancarlo Rafele della cooperativa sociale Kyosei che a Catanzaro gestisce La Casa di Nilla, centro di eccellenza nazionale per l’accoglienza di minori vittime di abusi.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale