Nel Darfur e nel Kordofan, la malnutrizione acuta grave è in forte aumento. 1,4 milioni di bambini vivono in zone colpite dalla carestia o a rischio di carestia. Solo nel Darfur settentrionale, quest’anno 150.000 bambini rischiano di soffrire di malnutrizione acuta grave, la forma più letale. Sono i dati diffusi da Unicef.
Ogni giorno la violenza sta lacerando le comunità. A Jebel Marrah ho parlato con donne con i loro bambini in fuga dall’assedio di Al Fasher, costrette ad attraversare una serie di posti di blocco armati e derubate di tutti i loro averi e del loro denaro, molestate e aggredite, distrutte e lasciate senza nulla. Ho ascoltato racconti strazianti di famiglie che hanno sofferto la fame per giorni.
I genitori mi hanno detto che i loro figli non vedono un’aula scolastica da anni. Questa è la realtà per milioni di persone. Ben 14 milioni di bambini non frequentano la scuola, ovvero 4 bambini su 5 in Sudan: un’intera generazione persa senza istruzione.
Le malattie sono ovunque. Colera, difterite, malaria e dengue mietono giovani vite mentre i sistemi sanitari collassano. La violenza priva i bambini della sicurezza. In soli sei mesi, nel Darfur settentrionale sono state verificate almeno 350 gravi violazioni, tra cui omicidi e mutilazioni. E dobbiamo ricordare che Al Fasher è una città che è sotto assedio da più di sedici mesi. 130.000 bambini sono intrappolati, tagliati fuori dal cibo, dall’acqua e dall’assistenza sanitaria. Non c’è modo sicuro per entrare o uscire.
Tra la devastazione di cui sono stato testimone, ho visto anche la resilienza. Le comunità riparano le scuole affinché i loro bambini possano riprendere l’istruzione. In uno spazio a misura di bambino, i bambini ridevano e giocavano. Disegnavano le case che hanno perso e i loro sogni per il futuro.
Ho incontrato gli operatori dell’UNICEF, i colleghi delle Nazioni Unite e i nostri partner, compresi gli operatori sanitari in prima linea che, nonostante sfide inimmaginabili, hanno fornito vaccini orali contro il colera e zanzariere a 8 milioni di persone per combattere il colera e la malaria, hanno curato più di 250mila bambini affetti da malnutrizione acuta grave e hanno riparato e installato sistemi idrici per garantire l’approvvigionamento idrico a 11 milioni di persone, compresi coloro che sono rimpatriati. Ma le necessità urgenti crescono ogni giorno e ciò di cui il Sudan ha bisogno è un accesso senza restrizioni, finanziamenti e una via politica per porre fine al conflitto.
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Congo, il colera dilaga, allarme MSF: 58mila casi sospetti in nove mesi
Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) i casi di colera si stanno intensificando in modo allarmante, lo denuncia Medici senza frontiere. Secondo il ministero della salute congolese, in soli 9 mesi sono stati registrati oltre 58.000 casi sospetti. Si tratta di una delle epidemie più gravi degli ultimi 10 anni.
Di fronte a questa rapida diffusione dell’epidemia, è indispensabile una mobilitazione immediata e su vasta scala delle autorità nazionali, degli attori umanitari e dei partner internazionali. 20 delle 26 province del paese sono ormai colpite dall’epidemia. Da gennaio a metà ottobre sono stati registrati oltre 1.700 decessi, con un tasso di letalità superiore al 3%. La situazione continua a peggiorare, l’epidemia si estende a nuove aree sanitarie, comprese province finora non endemiche.
Inondazioni, conflitti, sfollamenti e sistemi di approvvigionamento idrico e fognario inadeguati contribuiscono a diffondere su vasta scala epidemie come il colera. Inoltre, con l’avvicinarsi della stagione delle piogge, la situazione rischia di deteriorarsi ulteriormente, poiché aumentano i rischi di trasmissione della malattia e di contaminazione.
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Giovanni Lattanzi alla guida di AOI: “Rafforziamo la cooperazione globale”
Giovanni Lattanzi è il nuovo presidente di AOI – Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale. “Insieme – ha detto – continueremo a rafforzare il ruolo della cooperazione e della solidarietà internazionale, a difendere lo spazio civico e a costruire ponti di giustizia e dignità tra le persone e i popoli”.
L’assemblea ha scelto di rinnovare l’impegno di AOI nel promuovere una società più giusta e solidale, in Italia e nel mondo: dalla cooperazione internazionale alla pace, dalla difesa dei diritti umani alla giustizia sociale e ambientale.
Un passaggio di testimone che conferma la volontà delle organizzazioni aderenti di rafforzare il ruolo della società civile nella costruzione di politiche pubbliche inclusive, partecipate e orientate al bene comune.
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Corte Internazionale: Israele deve garantire aiuti umanitari a Gaza
Cambio di prospettiva – La Corte Internazionale di Giustizia ha dichiarato che Israele deve permettere all’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi di fornire aiuti e servizi umanitari a Gaza. Soddisfazione di Action Aid, secondo cui l’Agenzia rappresenta una componente fondamentale della sopravvivenza, della dignità e dell’identità palestinese.
La Corte, con sede all’Aia, è stata invitata l’anno scorso dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a esprimere un parere sugli obblighi legali di Israele dopo che il Paese aveva vietato all’agenzia, principale fornitore di aiuti all’enclave, di operare nel proprio territorio e a Gaza.
Israele “ha l’obbligo di accettare e facilitare i programmi di soccorso forniti dalle Nazioni Unite e dalle sue entità, compresa l’Unrwa”, ha dichiarato il presidente della Corte, Yuji Iwasawa.
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L’UE assegna il Premio Sacharov a due giornalisti detenuti in Georgia e Bielorussia
Il Premio Sacharov è stato assegnato a due giornalisti detenuti in Georgia e in Bielorussia. Si tratta della più alta onorificenza del Parlamento europeo per la difesa dei diritti umani. “Hanno pagato un caro prezzo per aver detto la verità al potere – ha detto la presidente del Parlamento UE Roberta Metsola – diventando simboli della lotta per la libertà e la democrazia.
Mercoledì, la presidente del Parlamento Roberta Metsola ha annunciato in Aula i laureati del Premio Sacharov 2025, dichiarando: “Con l’assegnazione del Premio Sacharov per la libertà di pensiero 2025 ad Andrzej Poczobut, dalla Bielorussia, e a Mzia Amaglobeli, dalla Georgia, rendiamo omaggio a due giornalisti il cui coraggio risplende come un faro per tutti coloro che rifiutano di essere messi a tacere. Entrambi hanno pagato un caro prezzo per aver detto la verità al potere, diventando simboli della lotta per la libertà e la democrazia. Il Parlamento è al loro fianco e al fianco di tutti coloro che continuano a reclamare la libertà”.
Andrzej Poczobut è un giornalista, saggista, blogger e attivista appartenente alla minoranza polacca in Bielorussia. Conosciuto per le sue critiche esplicite al regime di Lukashenka e per i suoi scritti su storia e diritti umani, è stato arrestato più volte. Detenuto dal 2021, è stato condannato a otto anni di colonia penale. Le sue condizioni di salute sono peggiorate e, nonostante non riceva le cure mediche necessarie, continua a lottare per la libertà e la democrazia. Attualmente non si conosce il suo stato di salute e la sua famiglia non può fargli visita.
In una risoluzione adottata il 15 marzo 2023, il Parlamento ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato di Andrzej Poczobut, affermando che le accuse nei suoi confronti erano dovute a “motivi politici” e “mirate a mettere a tacere le voci indipendenti e a reprimere la libertà di espressione e di associazione”.
Mzia Amaglobeli, giornalista georgiana e direttrice delle testate online Batumelebi e Netgazeti, è stata arrestata nel gennaio 2025 per aver partecipato alle proteste antigovernative in Georgia. Nell’agosto successivo è stata condannata a due anni di carcere per motivi politici. Prima prigioniera politica donna in Georgia dall’indipendenza del paese e difensora della libertà di espressione, Amaglobeli è diventata il simbolo del movimento di protesta filodemocratico georgiano che si oppone al regime del partito Sogno georgiano dopo le contestate elezioni dell’ottobre 2024.




