In Italia si va verso il rinvio delle elezioni amministrative.
Da giugno si passa a ottobre a causa della pandemia, almeno sulla carta, mentre per i malpensanti i partiti non se la passano molto bene e cercano tempo. Eppure c’è chi in Europa vede il diritto al voto.
Krzystof Pater, membro polacco del Comitato economico e sociale europeo (Cese), ha redatto un rapporto sul diritto di voto delle persone con disabilità.
“In otto Stati membri i cittadini non possono votare per il loro candidato alle elezioni europee o ad altre elezioni se non sono in buona salute e fisicamente in grado di recarsi al seggio – scrive Pater –. In 18 Stati una persona non vedente non può votare senza assistenza. Se una persona ha una disabilità che le impedisce di usare le mani, non può votare nei nove paesi in cui il candidato viene scelto scrivendo il suo nome, quello del suo partito oppure il numero di identificazione sulla scheda elettorale”.
Tra il 2016 e la fine del 2018, Pater ha condotto un’indagine in 27 Stati membri, registrando tutti i limiti e gli ostacoli che gli elettori con disabilità dovevano affrontare: ha contattato le commissioni elettorali statali e le associazioni a difesa delle persone con disabilità, e al termine della ricerca ha pubblicato il report “La realtà del diritto di voto delle persone con disabilità alle elezioni del Parlamento europeo”. La conclusione? Nessuno dei paesi dell’Unione europea può garantire che le elezioni siano accessibili a tutti. Alle elezioni del Parlamento europeo del 2019, infatti, le persone con disabilità che non hanno potuto votare per ragioni tecniche o organizzative sono state milioni.
Giuseppe Manzo giornale radio sociale