[Intro: Questa è la voce di Padre Bashar che con cristiani palestinesi del villaggio cristiano di Taybeh hanno acceso candele per la pace nella chiesa di San Giorgio, la stessa chiesa che i coloni israeliani hanno attaccato e incendiato. Questa è Ad Alta Velocità oggi 11 dicembre 2025: nello stesso giorno del 1997 viene redatto il protocollo di Kyoto che prevedeva la riduzione entro il 2012 delle emissioni dei cosiddetti gas serra del 5,2% rispetto al 1990. Ben trovati da Giuseppe Manzo].
Oggi torna l’appuntamento settimanale con il direttore Ivano Maiorella. Tra i temi sul tavolo l’equilibrio tra lavoro e volontariato, confini da ridefinire, al centro la persona, le sue motivazioni, la sua creatività. Ascoltiamo
Come fare della giornata del Volontariato qualcosa che duri tutto l’anno?
Quasi fosse qualcosa della quale occuparsi una tantum?
Un modo giusto potrebbe essere quello di farne qualcosa di integrato con la vita quotidiana di ciascuno di noi.
Parte degli aspetti quotidiani, parte dei problemi, parte delle contraddizioni quotidiane. Forse bisognerebbe smettere di pensare che al volontariato si dedica la parte buona, ingegnosa, operosa, attenta e….a tutto il resto si dedica la parte più svogliata di noi. Andrea Cardoni, nel suo recente libro La parte migliore del paese indica alcune piste: “Qualsiasi gesto di volontariato ha una sua contraddizione: mi sono divertito a cercare le contraddizioni” dice Cardoni
E alle volte le contraddizioni rendono più reale una storia: Ed ecco affiorare alcune contraddizioni: Cardoni parla del servizio volontario nelle autoambulanze e scrive: “Mi interessava quella dimensione di realtà in cui c’è chi non viene pagato, pur sottoponendosi ad una formazione molto dura e lunga, pur assumendosi responsabilità pesanti Alle volte le contraddizioni aiutano ad avvicinare la parte volontaria a quella quotidiana.
Maiorella poi affronta anche un altro aspetto che può aiutarci: quello del prodotto finale. Ascoltiamo
C’è poi un altro aspetto che può aiutarci: quello del prodotto finale. Quello volontario non è più sciatto, più casuale, di quello professionale. E’ diverso perché non è pagato, il lavoro invece sì.
A proposito di realtà quotidiana: il tema lavoro è qualcosa che avvicina e non allontana l’impegno volontario da quello professionale.
La gratuità o meno della prestazione è un aspetto che caratterizza quantitativamente il nostro impegno.
Non c’è una attribuzione qualitativa, un po’ quello che avviene in un contratto di lavoro che misura prestazione e salario da un punto di vista quantitativo, perché questa comparazione è determinabile dal punto di vista contrattuale.
Se ci si pone dall’ottica del prodotto creato, l’ottica muta. E qualcosa sta cambiando perché non c’è impresa o organizzazione sociale che non sia orientata alla qualità del prodotto e delle soluzioni possibili, alla qualità del servizio, alla reputazione individuale e collettiva, alla funzione sociale (che ognuno chiama in maniera diversa9 ALLA SOSTENIBILITà…
Questo vale per tutti, anche perché spesso usiamo l’espressione “lavoro volontario”. E qual è la ricompensa più grande? Migliorare il mondo che abbiamo intorno.
Attraverso un lavoro che può essere retribuito o gratuito, a seconda dei casi, ma al centro ha la molla della creatività, di motivazioni forti di soluzioni che creino appartenenza.
Infine, il direttore commenta il Manifesto #controvento che ha chiuso gli Stati Generali della cooperazione sociale. Ascoltiamo.
In questi giorni, per curiosa concomitanza, ci sono due appuntamenti da seguire con interesse che possono indicarci alcune coordinate: 11 e 12 dicembre a Spello l’Assembllea nazionale di CNCA,
Resistere oggi significa non solo opporsi agli effetti della crisi, ma anche anticipare nuove possibilità: immaginare insieme ciò che ancora non c’è e provare a dargli forma.
Mentre ieri si è tenuto a Roma l’incontro conclusivo degli stati generali della cooperazione sociale, promossi da Legacoop sociale. Ne è emerso un manifesto per restituire pieno valore economico e professionale al lavoro sociale migliorando il contratto collettivo nazionale; garantire alle persone svantaggiate opportunità di inclusione lavorativa attraverso l’impresa sociale; promuovere un welfare innovativo per rispondere alle sfide sociali e garantire i diritti per tutti e tutte.
Ecco l’idea di un welfare innovativo potrebbe essere il terreno d’incontro tra una nuova idea di lavoro e di volontariato, che crea nuovi interrogativi….suscita attaccamento emotivo, appartenenza ad ogni fase di sviluppo del progetto, obiettivi raggiunti, progressi
«Le cooperative possono davvero rispondere a esigenze più generali del profitto e massimizzare il benessere dei membri lungo l’intero ciclo di vita, non solo il valore per l’azionista nel breve periodo»», afferma il professore Tito Boeri.
Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale





