Lo smart working non è una pacchia. Ed è un’opportunità


 

Ad alcuni mesi dall’inizio del lockdown è possibile fare un’analisi di pregi e difetti del lavoro agile.

Ne emerge una differenza di percezione tra chi ha effettivamente lavorato in smart working e il resto della popolazione: dai primi è visto come un aumento dell’impegno, dai secondi, specie nel settore pubblico, come una riduzione del carico di lavoro. Questo rileva Swg.

I dipendenti che l’hanno sperimentata affermano di avere mantenuto o migliorato la loro efficienza lavorativa ma sono criticati dal resto della popolazione che invece lamenta inefficienze. Pensando al futuro, la maggioranza dei dipendenti alternerebbe lo smart working al lavoro in presenza: il 57% a favore di un’alternanza smart /lavoro in sede, 2 su 10 continuerebbero a distanza e auspica un lavoro agile permanente.

Tra le maggiori difficoltà emerse c’è l’incapacità di staccare completamente con la mente una volta conclusa la giornata lavorativa per il 43%. Molto working e poco smart ma il lavoro agile rappresenta una grande possibilità per abbattere costi e aumentare l’occupazione.

Giuseppe Manzo – giornale radio sociale