Napoli e i minori a mano armata ma i numeri non parlano di emergenza


 

Il treno semi vuoto al tempo de coronavirus parte nel silenzio dei pochi viaggiatori. E si allontana da una città che ha trascorso la sua domenica piangendo un ennesimo fatto di cronaca.

Sabato sera un 16enne, Ugo Russo, è stato ucciso in un conflitto a fuoco da un carabiniere 23enne fuori servizio che ha reagito a un tentativo di rapina. Subito è partita la corsa alla “vera emergenza di Napoli” delle sociologie a tanto al chilo. La questione minorile è un dato storico per la città come raccontarono i reportage di Joe Marazzo e Giancarlo Siani. E oggi? I dati nazionali parlano di meno di 400 minori chiusi in carcere.

Fra il 2014 e il 2018 le segnalazioni da parte delle forze di polizia all’autorità giudiziaria riguardanti i delitti commessi da minori sono infatti diminuite dell’8,3%, passando da oltre 33.300 nel 2014 a 30.600 nel 2018. Fra i delitti calano gli omicidi volontari (-46,6%) e colposi (-45,4%), i sequestri di persona (-17,2%), i furti (-14,03%), le rapine (-3,9%) e l’associazione per delinquere (-82,5%). In questo Paese che ha continuamente voglia di emergenza bisogna affrontare le cose nella loro dinamica reale.

Dal contagio di un virus influenzale a un minore che un sabato sera decide di fare una rapina invece di altro contro un carabiniere che decide di sparare nel nome di un Rolex e di una Mercedes: due valori importanti che forse avevano in comune questi due giovani così distanti e così vicini.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale