Non solo Balcani: quei 5mila migranti a rischio in Valsusa


 

In Valsusa, al confine tra Italia e Francia, si calcola siano transitate tra settembre a dicembre 2020 oltre 4700 persone, nella maggior parte dei casi provenienti dall’Afghanistan (44%), dall’Iran (23%), dall’Algeria (8%) e in minima percentuale dalla rotta del Mediterraneo centrale.

Arrivano in condizioni fisiche e psicologiche estremamente precarie a causa della durezza del viaggio e delle violenze subite, in particolar modo nei Balcani. A denunciarlo in un report è Medu (Medici per i diritti umani) che parla di una situazione “estremamente critica”.

Moltissime sono le famiglie, spesso con donne in stato avanzato di gravidanza, e i bambini. Il transito è stato quasi quotidiano: alcune al settimo e ottavo mese, alcune prossime a partorire, con difficoltà a camminare, alcune con contrazioni, altre con perdite ematiche, altre ancora con evidenti stati di depressione. Molti sono anche gli uomini che arrivano con patologie ortopediche e con infezioni agli arti inferiori, dovuti alle percosse e alle violenze subite in Croazia e alle lesioni causate dall’attraversamento della cosiddetta “Jungle” balcanica.

Medu chiede un presidio sanitario e un piano di accoglienza per le persone in cammino: perché dove finisce la rotta balcanica possa finire anche quell’incubo.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale