Ormai abituati a una vita di ordinaria emergenza


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La cronaca del weekend non basta per coprire pagine di stampa e ore di diretta. Otto morti tra esondazioni, allagamenti e frane nel Nord-ovest.

Una strage che mettiamo nel computo di quella che chiamiamo “allerta meteo” ma si legge cambiamento climatico e messa in sicurezza del territorio: case crollate, centri cittadini invasi dal fango e raccolti andati distrutti. Ci stiamo abituando al fenomeno distruttivo senza alzare un dito.

Questo avviene mentre sul Paese cala il panico di una seconda ondata di contagi da coronavirus, in una condizione ordinaria di emergenza. Obbligo di mascherine all’aperto, restrizioni, lockdown e inviti alla calma, minacce future e paranoie complottiste sono il nostro pane quotidiano.

C’è un’altra emergenza, quella sociale, di fronte alla perdita di posti di lavoro e di grande depressione non solo economica ma anche culturale. A Napoli un altro minore muore sotto il fuoco della polizia durante una rapina: padre ai domiciliari, era in messa alla prova per fare il pizzaiolo ma si trovava alle 2 di notte in sella a uno scooter rubato. La nostra vita di ordinaria emergenza ci fa abituare a tutto, un sospiro e si salvi chi può.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale