Nel tardo pomeriggio di ieri si è tenuto il terzo ed ultimo webinar per festeggiare i dieci anni del Giornale Radio Sociale.
“Transizione digitale tra comunicazione sociale e accesso all’informazione” è il tema su cui si sono confrontati gli ospiti invitati, che sono stati moderati da Ivano Maiorella, direttore del Grs: “Come e perché affrontare la digitalizzazione con atteggiamento aperto e libero: né apocalittici, né integrati. Questo è il titolo di una sfida che accompagnerà il terzo settore ma anche noi che utilizziamo il canale radiofonico, investito positivamente dalla rivoluzione Dab. Qual è il significato da dare ai dati e alla transizione al digitale, anche in termini di importanza delle strategie, che non sono soltanto delle tecniche. E ancora: come rendere il terzo settore libero e proprietario dei dati ovvero come organizzare una digitalizzazione in maniera condivisa e sicura?”.
Il primo a prendere la parola è stato Stefano Caredda, direttore Redattore Sociale: “Il ruolo del digitale è molto importante, così come quello della raccolta dei dati che è sempre servita moltissimo per raccontare, contestualizzare e capire i fenomeni sociali. La stessa comprensione del tempo in cui viviamo si porta dietro l’analisi dei dati, uno stesso dato può però essere presentato in un modo o in un altro a seconda della tesi che si vuol portare avanti e questo deve essere sempre un campanello d’allarme. La digitalizzazione non è ancora una conquista sociale diffusa e questo credo che debba diventare un tema per il nostro settore”.
“Il digitale per me è un rischio ma anche un’opportunità, dipende tutto da come ci si pone e da come lo si maneggia. È una grande occasione se si tiene insieme la semplicità del reperire i dati con le storie vere che devono essere raccontate attraverso di essi. Il digitale è già nel nostro mondo e come terzo settore dobbiamo avere la forza di fare un passo in avanti perché c’è bisogno di più sociale nella comunicazione mainstream”: questo il pensiero di Fabrizio Minnella, responsabile comunicazione di Fondazione Con Il Sud.
Paolo Venturi, direttore Aiccon: “È difficile capire il punto di incontro tra analogico e digitale, bisogna evitare che quest’ultimo produca una socialità che ci fa sentire più soli e meno responsabilizzati e dobbiamo superare la cattiva abitudine di dare al digitale obiettivi digitali. L’uso del dato è fondamentale, dobbiamo capire che la responsabilità non è solo nell’uso che se ne fa, ma anche nella capacità del terzo settore di farsi governo del dato. Molti fallimenti di alcune politiche nascono da un problema di comunicazione, problema che il digitale potrebbe superare ed è su questa partita che il terzo settore si gioca tanto”.
“Siamo dentro una società che è cambiata profondamente negli ultimi 20 anni, adesso il digitale ci accompagna in ogni aspetto della vita, per qualcuno anche il sonno viene accompagnato dal digitale” ha esordito così Andrea Volterrani, docente Università di Roma Tor Vergata. “Siamo immersi nel digitale, non solo il terzo settore deve starci ma deve farlo diventare una risorsa, uno strumento di inclusione per far sì che tutte le persone possano trasformare i beni in risorse per la propria vita. Esiste una grande disuguaglianza anche nel capitale digitale, molti accedono infatti in modo parziale o inconsapevole. Il terzo settore deve essere dentro il digitale ed essere all’avanguardia per discutere anche delle possibili innovazioni”.
Infine tutti gli ospiti del webinar hanno manifestato i loro auspici sul futuro, con Stefano Caredda che ha espresso fortemente il tema “del non lasciare indietro nessuno, bisogna trovare forte la necessità della relazione, anche quella d’aiuto”. Per Fabrizio Minnella “dobbiamo arrivare al controllo dei dati, perché controllarli vorrebbe dire controllare la conoscenza e per fare questo serve un forte cambiamento e avere un alto grado di consapevolezza”. “C’è un problema di regolamentazione, il terzo settore deve iniziare a capire cosa significa e come gestire il processo di datafication” ha concluso Andrea Volterrani.
Ivano Maiorella ha posto l’accento sulla necessità di avere più diritto internazionale su questo tema, in un momento in cui gli organismi e le istituzioni internazionali sono sempre più importanti ma viene meno la loro soggettività regolativa.