Sei forte papà


È la società sportiva di calcio dilettantistico composta da un gruppo di padri di Siracusa, stanchi dei soliti allenamenti dei propri figli che hanno deciso di unirsi per mettersi in moto. Ad oggi già cinquanta le famiglie coinvolte, all’insegna di rispetto e amicizia, con l’obiettivo di crescere buoni cittadini e non campioni da serie A.

Riconosciuta dal CONI e affiliata al Centro Sportivo Italiano «ad oggi con il progetto “Indossa la maglia di papà” abbiamo messo in moto cinquanta famiglie con rispettivi figli per stare insieme e trasmettere gli ideali dirispetto e amicizia – raccontata il presidente Fabio Lo Bello – Queste sono piccole realtà che vanno avanti perseguendo gli ideali sani dello sport e che vale la pena raccontare”. A “Sei Forte Papà” i ragazzi «fanno calcio, atletica e lancio del vortex come da regolamento CSI. Abbiamo sia educatori qualificati che papà che danno una mano in campo». Uno dei porgetti più emblematici è quello che vede protagonisti padri e figli. «Il progetto papà over 40 mette in gioco i papà che vogliono giocare a calcio (campionato over 40 e open C5 e C7) e da la possibilità, al proprio figlio, di iscriversi al centro di avviamento sportivo senza pagare l’iscrizione e, soprattutto, dando la possibilità di indossare lo stesso numero di maglia del papà al piccolo campione in erba», spiega il presidente, «abbiamo anche creato il gol in sospeso, come si fa a Napoli con il caffè, ma in questo caso ad avvantaggiarsi del pensiero sono i bambini meno fortunati ai quali destiniamo queste piccole somme per permettergli di svolgere attività fisica». Il fiore all’occhiello però è un altro: «Nelle nostre foto ci sono bambini siracusani, marocchini e cingalesi. Noi puntiamo alla socializzazione, all’educazione attraverso lo sport. A nostro avviso le scuole calcio sono solo un contenitore per rifornire le prime squadre che tendono a formare campioni e, i bambini meno dotati, sono utilizzati solo per pagare le rette mensili. Noi invece diamo l’anima per far crescere prima gli uomini e poi i calciatori. Sono i nostri figli e non ci interessa che diventino calciatori in Serie A ma bravi adulti».