Attacco al diritto di asilo – Le Ong che si occupano di soccorso in mare criticano le nuove norme dell’Unione Europea. Il servizio di Fabio Piccolino.
I ministri degli Interni dell’Unione Europea hanno dato il via libera alla riforma del concetto di Paese terzo sicuro, alla prima lista UE di Paesi d’origine sicuri e alle nuove procedure di rimpatri. Secondo Mediterranea Saving Humans a un fenomeno complesso e profondamente umano, si sceglie di rispondere con strumenti repressivi, burocratici e punitivi, che ignorano del tutto i diritti fondamentali delle persone. Critica anche Emergency secondo cui le nuove norme erodono il diritto di ogni individuo a chiedere asilo sul territorio europeo e riducono gravemente gli standard di protezione per le persone migranti.
Con il segno meno – I territori italiani appaiono in forte affanno sull’Agenda 2030: troppi ritardi e forti disuguaglianze, nonostante alcuni passi avanti. Peggiorano povertà, acqua, disuguaglianze, ecosistemi e istituzioni. Rallenta la transizione ecologica. È quanto emerge dal sesto Rapporto “I Territori e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Obiettivi globali, soluzioni locali” dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile presentato ieri al Cnel.
Occhio al cibo – Nel Dossier Stop pesticidi nel piatto 2025 emerge che quasi metà dei cibi convenzionali con residui, in aumento il multiresiduo La frutta si conferma il comparto più problematico: tre campioni su quattro (75,57%) contengono multiresiduo e il 2,21% risulta non conforme, con frequenti superamenti dei limiti di legge.
Rompere l’isolamento – Nonostante gli standard internazionali ne riconoscano l’impatto devastante, l’isolamento continua ad essere la risposta dei sistemi carcerari in diversi Paesi. Antigone ha preso parte ieri al webinar che ha promosso la Dichiarazione guida internazionale sulle alternative all’isolamento perché sia uno strumento consolidato del diritto internazionale.
Educazione contro la violenza – Le ragazze del Napoli Women insultate dai calciatori under 14: ecco la loro punizione nel servizio di Elena Fiorani.
Umiliate, derise, insultate con offese gravi e vergognose. La vergogna che ha provato anche don Aniello Manganiello, il presidente dell’under 14 maschile, noto per essere un prete anticamorra, simbolo del riscatto di Scampia. Proprio il calcio, con una società e le sue tredici squadre,per don Manganiello è uno strumento per il recupero di quei ragazzi che vogliono scrollarsi di dosso il marchio di «Gomorra». Per questo la punizione prevista non sarà l’isolamento ma la proposta di corsi di formazione e sensibilizzazione sul rispetto delle donne e sul contrasto alla violenza di genere. “Episodi come questo evidenziano che forse si è puntato troppo sulla tecnica dei giovani calciatori invece di pensare a farli diventare uomini”, ha detto il prete.
Festival del Classico – a Torino fino a domenica il ciclo di incontri ideato dalla Fondazione Circolo dei lettori che apre il Classico a Gen Z e Alfa, e allestisce al Politecnico un’agorà di incontri, dispute e laboratori – dal dialogo “da Omero a TikTok” al confronto con l’avatar di Socrate – per dare voce alle inquietudini e alle richieste di cambiamento che stanno segnando questo tempo.
Disparità di accesso – Con i Bambini ha presentato il nuovo report su giovani e periferie. Ascoltiamo il presidente Marco Rossi Doria.
Il nuovo rapporto dell’osservatorio #conibambini, nell’ambito della campagna Non sono emergenza promossa da Con i bambini, analizza in modo sistematico e con dati granulari città per città, quartiere per quartiere – lo stato del disagio socio-educativo nelle aree urbane italiane.
Dopo la pandemia, temi come povertà, dispersione scolastica e mancanza di spazi di socialità sono tornati al centro del dibattito pubblico, spesso però in un clima di allarmismo o sottovalutazione, complici informazioni frammentarie e pochi indicatori affidabili. Dopo la pandemia infatti, diversi indicatori sono convergenti nel mostrare alcune criticità nelle città e nelle aree urbane densamente popolate. Bambini e ragazzi restano la fascia d’età più spesso in povertà assoluta (13,8% contro una media del 9,8%).
In media, nel 2024, il 12,3% delle famiglie in cui vivono minori di 18 anni si è trovato in tale condizione; la quota sale al 16,1% dei nuclei con minori nei comuni centro dell’area metropolitana. Lo stesso vale per gli abbandoni scolastici precoci, pur in forte calo nel corso dell’ultimo decennio.
Nonostante nel 2024 per la prima volta sia scesa sotto al 10% la quota di giovani che hanno lasciato la scuola prima del diploma o di una qualifica, la situazione resta più critica nelle città. Rispetto alla media nazionale
del 9,8%, l’incidenza massima si raggiunge infatti nelle aree urbane densamente popolate dove si
avvicina all’11%.
Tra i diversi segnali di disagio emersi durante la pandemia, negli ultimi mesi si è ripresentata con
forza anche la questione dei comportamenti violenti tra adolescenti. La narrazione dei media su questo fenomeno è passata dall’identificare il caso delle violenze di gruppo a danni spesso di stessi coetanei con il fenomeno “baby gang” a quello impropriamente ormai noto come “maranza”. In questo fenomeno in realtà si celano i volti di ragazzi di seconde e terze generazioni nati in Italia, italiani, spesso in contrasto con la propria famiglia di origine (come accade in adolescenza), ma che faticano a trovare spazio nella realtà che vivono.
“L’Osservatorio promosso da Con i bambini insieme a Openpolis – ha spiegato Marco Rossi-Doria, presidente di Con i bambini – evidenzia come nelle periferie italiane i giovani continuino a scontare inaccettabili disparità nell’accesso a servizi educativi, culturali e sociali. Le ultime analisi mostrano concentrazioni più elevate di povertà educativa, una minore disponibilità di spazi aggregativi e un’offerta formativa e opportunità occupazionali minori e meno diversificate rispetto alle aree protette. Sono sempre più urgenti politiche pubbliche per creare sviluppo integrato di produzione di beni e servizi, comunità energetiche, esperienze di comunità e di coesione sociale insieme al sostegno alle comunità educanti che già uniscono scuole, terzo settore, luoghi dello sport, parrocchie, municipalità, volontariato, famiglie. L’esperienza delle buone pratiche diffuse ci dice che le nuove politiche pubbliche devono unire investimenti dello stato che devono crescere e risorse e azioni improntate alla sussidiarietà come da art. 118 della Costituzione. pie coesione sociale ne coordinate e continuative, capaci di rafforzare la presenza educativa nei territori più fragili e Investire sulle periferie significa immettere nelle catene di sviluppo e valore parti cruciali della nazione guardando alle nuove generazioni e al loro successo formativo, che è alla base di ogni sviluppo. Continueremo a lavorare affinché l’evidenza raccolta dall’Osservatorio orienti interventi integrati e tempestivi promuovendo condizioni che permettano ai giovani delle periferie di esprimere appieno potenzialità e talenti.”
Un mare di disperazione – Gli arrivi di persone migranti attraverso il Mediterraneo sono in aumento. Lo dicono i dati di Fondazione Migrantes secondo cui l’89% delle partenze avviene dalla Libia. Da gennaio a luglio le navi delle Ong hanno soccorso oltre settemila persone.
Alla fine del 2024, il numero di persone sul pianeta in condizione di sradicamento forzato ha toccato la cifra record di 123,2 milioni (+6% rispetto al 2023). Un mondo in stato di crisi permanente continua a generare spostamenti di popolazioni, mentre i sistemi di protezione sembrano arretrare, tra esternalizzazioni, reclusione e rimozione della responsabilità politica. È uno sguardo lucido e coinvolto quello che emerge dal IX Report “Il Diritto d’Asilo” della Fondazione Migrantes (con Tau Editrice), dal titolo Richiedenti asilo: le speranze recluse, presentato a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana.
Alcuni dati rilevanti a livello globale
In corso la prima flessione in 10 anni, con un grosso “ma”. A metà 2025 le persone in fuga risultano in calo: 117,3 milioni. Dovuti però in prevalenza a “ritorni” in Paesi insicuri.
Tre rifugiati su quattro continuano a essere accolti in Paesi a basso o medio reddito.
46 milioni di “sfollati climatici” nel solo 2024.
Appello all’umanità – Le realtà impegnate nella difesa dei diritti dei detenuti scrivono alle istituzioni. Il servizio è di Giovanna Carnevale.
Si intitola “Giubileo dei detenuti” ed è l’appello rivolto a Parlamento, Presidente della Repubblica e Ministero della Giustizia per sollecitare un provvedimento che riduca il numero delle persone private di libertà. Numerosi i promotori tra cui Acli, Antigone, Arci, Federsolidarietà e Gruppo Abele.
La condizione nelle carceri è drammatica, si legge nel testo. Oltre 63.000 persone sono stipate nei 46.500 posti effettivamente disponibili. Nel 2025 ci sono già stati 74 suicidi di detenuti. Tra le richieste contenute nell’appello c’è anche quella di aprire il più possibile il carcere al mondo del volontariato, alle scuole e alle università.
Cambiare rotta – Anmil chiede al Governo di adeguare le retribuzioni italiane agli standard del salario minimo proposte dalla direttiva dell’Unione Europea. Secondo il presidente Antonio Di Bella una retribuzione dignitosa è la base necessaria alla costruzione di una reale tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
“Dei 30 articoli contenuti nella Dichiarazione del ’48, nessuno trova piena realizzazione nella realtà internazionale. E per quanto riguarda il diritto a un lavoro dignitoso, posso affermare che i pilastri costruiti tra i due secoli, invece di consolidarsi grazie all’evoluzione sociale e tecnologica, stanno cedendo proprio dalle fondamenta.”
L’Italia continua infatti a registrare un incremento di infortuni e decessi sul lavoro – inclusi quelli in itinere e quelli occorsi agli studenti durante la formazione – oltre a un aumento delle malattie professionali. Secondo gli ultimi open data INAIL, da gennaio a settembre 2025 sono stati denunciati 435.883 infortuni rispetto ai 433.002 dello stesso periodo del 2024 (+0,7%), 784 morti rispetto ai 776 dell’anno precedente (+1,0%) e 71.682 malattie professionali contro le 65.333 del 2024 (+9,7%).
“Di fronte ai drammatici numeri riguardanti il fenomeno infortunistico che investe e stravolge quotidianamente le vite dei nostri lavoratori e delle loro famiglie, oggetto anch’esse di tutela da parte dello Stato disciplinata dall’articolo 16 della stessa Dichiarazione, non possiamo che tradurre la ricorrenza odierna in giornata di lotta e mobilitazione, ben lontana da qualsiasi tipo di celebrazione”, continua il Presidente ANMIL. “È importante ricordare che lo scorso 11 novembre la Corte di Giustizia Europea ha confermato la validità della direttiva UE sull’introduzione di un salario minimo adeguato in tutti i 27 Stati membri. Direttiva che il nostro Governo tarda a recepire”, sottolinea il Presidente.
“In questa giornata dedicata ai diritti umani, e in particolare al diritto al lavoro che è al centro dell’azione della nostra Associazione, chiediamo al Governo di adeguare le retribuzioni italiane agli standard della citata direttiva, date le carenze evidenti nei risultati della contrattazione collettiva, ribadendo con forza quanto un salario dignitoso e capace di provvedere al giusto sostentamento di singoli lavoratori e nuclei familiari sia la base necessaria alla costruzione di una reale tutela della salute e sicurezza di lavoratori e le lavoratrici, messi nella condizione di scegliere di non sottostare a condizioni rischiose ed imposizioni e contratti irregolari ed umilianti per il terrore di perdere il posto di lavoro”.
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