A Sant’Arpino in provincia di Caserta l’8 novembre spazio al Fabula Organic Market: luogo di scambio e relazione in cui si incontrano agricoltura sostenibile, artigianato e creatività locale con Fabula Laboratorio di Comunità.
Roma, crollo ai Fori Imperiali: simbolo dell’Italia che ancora muore di lavoro
Il crollo della Torre dei Conti a Roma è sintomatico di un sistema che non funziona. Il servizio di Federica Bartoloni.
Il crollo della Torre dei Conti a Roma, che porta con se il drammatico bilancio di un lavoratore morto sotto le macerie e altri feriti – di cui uno grave – tra operai e forze di soccorso, è l’emblema in mondovisione di quello che nel nostro Paese accade ogni giorno. In uno dei luoghi più visitati al mondo si è assistito all’incuria riservata alla progettazione dei rischi nell’ambito dell’edilizia ed alla morte di un lavoratore di 66 anni, prossimo alla pensione. Quello di Octay Storici, l’operaio deceduto dopo 11 ore sotto le macerie ai Fori Imperiali, è il tipico ritratto della vittima dell’insicurezza dei cantieri: un professionista immigrato over 60 ancora intento nella sua vita di cantiere probabilmente a causa delle falle nel nostro sistema previdenziale. Aperta un’inchiesta per lesioni colpose condotta dalla Procura di Roma.
Credit Foto: Adnkronos
Morti sul lavoro, lunedì nero: cinque vittime in un solo giorno in Italia
Soltanto nella giornata di ieri cinque persone sono morte sul lavoro a Napoli, Brescia, Piacenza, Sassari e nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Secondo l’Osservatorio di Soricelli, nel mese di ottobre i decessi sono stati 124.
Nei primi dieci mesi del 2025, le vittime sui luoghi di lavoro sono state 888, contro le 877 dello stesso periodo del 2024. Un aumento dell’1,2%, che sarebbe minimo se il 2024 non fosse già stato, come ricorda Soricelli, “l’anno più nefasto da quando ho aperto l’Osservatorio, il 1° gennaio 2008”.
Ma il bilancio reale è ancora più drammatico: 1.260 lavoratori morti al 31 ottobre, considerando anche gli incidenti in itinere e i decessi per karoshi, la parola giapponese che significa “morte per superlavoro”. Significa più di quattro morti al giorno, compresi sabati e domeniche.
Legge di Bilancio 2026: una manovra di corto respiro, vincoli troppo stringenti
Secondo l’analisi di Area Studi Legacoop e Prometeia, la Legge di Bilancio 2026 è condizionata da vincoli troppo stringenti che ne condizionano l’efficacia.
“Senza un deciso cambio di passo nelle politiche per la crescita – commenta Simone Gamberini di Legacoop – il Paese rischia una nuova stagione di stagnazione.
“L’analisi dei documenti e dello scenario in cui si colloca il paese -commenta Simone Gamberini, presidente di Legacoop- obbliga a parlare di ‘manovrina’. Il difficile contesto internazionale e il progressivo venir meno delle risorse del PNRR determinano un preoccupante rallentamento dell’economia: senza un deciso cambio di passo nelle politiche per la crescita, il Paese rischia una nuova stagione di stagnazione. Noi avevamo chiesto al Governo politiche industriali per favorire gli investimenti delle imprese, e interventi concreti per l’aumento del potere d’acquisto dei lavoratori. La Legge di Bilancio 2026, diversamente, fotografa un Paese che rinuncia a guardare avanti, costretto da vincoli europei e da una prudenza che rischia di diventare rinuncia. Manca una visione di crescita fondata su investimenti, innovazione e lavoro di qualità, elementi essenziali per ridare slancio alla produttività e fiducia ai cittadini. Come movimento cooperativo, chiediamo al Governo di costruire un patto vero per lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale, non solo di contenere i conti. Senza una strategia di medio periodo per il capitale umano e l’economia reale, l’Italia rischia di restare ferma mentre il mondo cambia. La rimodulazione del PNRR può rappresentare un’opportunità per destinare risorse importanti alla crescita e alla competitività”.
Fiducia in lieve ripresa: Istat segna un timido ottimismo dei consumatori
L’Istat registra una fiducia dei consumatori in lieve ripresa. È il segno di un timido ottimismo, che però deve essere ora supportato da azioni concrete da parte del Governo secondo Federconsumatori che è preoccupata “dal silenzio del Governo, poco attento alle risposte da dare alle famiglie, di cui in manovra non c’è traccia”.
Segno di un timido ottimismo, che però deve essere ora supportato da azioni concrete da parte del Governo. Con l’avvicinarsi dell’inverno e delle festività di fine anno, è fondamentale mettere in atto ogni intervento per evitare che milioni di famiglie siano costrette a ulteriori scelte improntate alla rinuncia e alla riduzione dei consumi.
Preoccupa, in questa fase, il silenzio del Governo, poco attento alle risposte da dare alle famiglie, di cui in manovra, infatti, non c’è traccia.
Per questo riteniamo sempre più urgente avviare alcuni interventi immediati che aiuterebbero le famiglie, sostenendone il potere di acquisto e l’intero sistema economico, rilanciando la domanda interna:
- La rimodulazione dell’Iva sui generi di largo consumo (che consentirebbe un risparmio di oltre 516 euro annui a famiglia);
- La creazione di un Fondo di contrasto alla povertà energetica e una determinata azione di contrasto alla povertà alimentare;
- La promessa riforma e degli oneri di sistema su beni energetici (eliminando voci obsolete e spostandone altre sulla fiscalità generale);
- Lo stanziamento di risorse adeguate per la sanità pubblica e per il diritto allo studio;
- Una riforma fiscale equa, davvero tesa a sostenere i redditi medio-bassi.
Amazon licenzia 14mila dipendenti nonostante i profitti in crescita
Amazon licenzia 14mila dipendenti anche se i guadagni aumentano. Il servizio è di Federica Bartoloni.
Circolava da giorni la notizia di un imminente licenziamento massivo da parte del colosso dell’e-commerce Amazon, e così è stato. L’unica buona notizia è che, a differenza dei numeri ipotizzati – si parlava di 30.000 posti di lavoro – ieri l’ufficialità delle lettere partite interessa 14.000 dipendenti. Le ragioni risiederebbero nell’uso sempre maggiore dell’Intelligenza Artificiale, capace di automatizzare la più parte dei compiti assegnati ai dipendenti. Il Senior Executive della multinazionale ha commentato la notizia ammettendo che l’organizzazione più snella decisa dai vertici di Amazon non era necessaria in termini di costi, dato che i guadagni dell’azienda continuano a crescere, ma lo era in termini di innovazione e aumento della velocità dei processi, ora affidati al machine learning.
Nasce la piattaforma per imprenditori con sindrome di Down
Associazione italiana persone down lancia la piattaforma per gli aspiranti imprenditori con sindrome di Down. Ascoltiamo il presidente nazionale Gianfranco Salbini.
Il 12 ottobre, Giornata Nazionale delle Persone con la Sindrome di Down, AIPD lancia la piattaforma per gli aspiranti imprenditori con sindrome di Down. Qui le loro idee potranno incontrare singoli e aziende disposti a sostenerle, affinché diventino realtà. E posti di lavoro: “Così l’inclusione fa un salto in avanti: le persone con sindrome di Down non solo possono lavorare, ma possono dare lavoro”.
“Mi sembrava di non piacere per quello che ero. Nessuno mi avrebbe assunto, quindi ho deciso di aprire un’attività in proprio”: oggi Collette Divitto non solo ha trovato la sua strada e ha un biscottificio di successo, ma ha un sito e delle pagine social molto seguiti e potremmo definirla a tutti gli effetti una “influencer”, nel senso migliore del termine: perché con la sua intraprendenza e il suo coraggio, può essere di esempio a tante persone e incoraggiarle a scoprire i propri desideri e poi fare di tutto per realizzarli.
Collette Divitto ha la sindrome di Down ed è un’imprenditrice. E, contrariamente a quanto si potrebbe credere, non è l’unica. Fuori dal nostro Paese, l’imprenditoria è una strada percorribile e percorsa da diverse persone con sindrome di Down, che decidono – con l’aiuto di associazioni, familiari o amici – di trasformare una passione e un talento in un’attività tutta loro. E così non solo trovano un lavoro, ma col tempo lo assicurano anche ad altri.
“Dalla storia di Collette Divitto e dei suoi biscotti, di John Lee Cronin e della sua azienda di calzini e di tante altre che stiamo scoprendo in giro per il mondo e anche per l’Italia, abbiamo preso ispirazione per lanciare un progetto ambizioso, in occasione della Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down (12 ottobre) – spiega il presidente nazionale di AIPD, Gianfranco Salbini – Non una campagna che si risolva nell’arco di pochi giorni, che rischia di vedere disperso il nostro messaggio, ma un percorso più ampio e duraturo, capace di produrre un cambiamento reale. Non solo dire qualcosa di rivoluzionario, ma fare qualcosa di rivoluzionario: scardinare gli stereotipi e aprire a nuove possibilità. Vogliamo incoraggiare e sostenere le persone con sindrome di Down a credere nelle proprie idee, dando loro l’opportunità di diventare imprenditori. Così facendo vogliamo far compiere un salto in avanti – ma anche in alto – al concetto di inclusione lavorativa. Perché una persona con sindrome di Down che apre un’attività non realizza soltanto il proprio sogno, ma può creare posti di lavoro e spazi di inclusione”.
Oggi, infatti, nonostante i notevoli passi avanti compiuti negli ultimi 40 anni, il lavoro resta un miraggio per la maggior parte delle persone con sindrome di Down: secondo i dati della ricerca “Non uno di meno”, condotta da Censis per AIPD nel 2022, solo il 13,3% ha un contratto da dipendente o collaboratore.
Come funziona?
L’idea è di rovesciare uno stereotipo, come AIPD da sempre ama fare: abituati a pensare le persone con sindrome di Down come persone da includere, proviamo oggi a immaginare che siano loro a includere. Al tempo stesso, viene a cadere un altro stereotipo: che le persone con sindrome di Down siano incapaci di creare e possano, tutt’al più, eseguire.
“Per smentire questo diffuso pregiudizio e contribuire alla creazione, finalmente, di una nuova visione e una nuova cultura della sindrome di Down e della disabilità in genere, diamo vita alla prima piattaforma per raccogliere e sostenere idee e progetti di persone con la sindrome di Down. Progetti finanziabili principalmente da brand e aziende ma anche dai privati cittadini”, spiega ancora Salbini.
La piattaforma si chiama “Up-With-Down”, sottotitolo “La piattaforma business con più geni”. Si presenterà con un taglio aziendale, ma sarà pensata per garantire la massima accessibilità. Il lancio prevede tre fasi:
- una “Coming soon page” in cui, a partire dal 10 ottobre, le persone interessate potranno avere un’idea precisa del progetto e lasciare il proprio recapito email per essere avvisate dell’apertura delle candidature. www.upwithdown.it
- Una “Landing page” in cui, dal mese di novembre, partirà la Call for Ideas e i candidati potranno caricare le proprie idee imprenditoriali.
- Il 1° Maggio 2026, in occasione della Festa dei Lavoratori, sarà online la piattaforma ufficiale che sarà la vetrina dei progetti inviati e attraverso la quale imprese e privati cittadini, potranno iniziare a finanziare.
Legge di Bilancio, cosa cambia? Le novità per il terzo settore
Ecco cosa prevede la bozza della Legge di Bilancio per il terzo settore. Ascoltiamo Chiara Meoli, ufficio Studi e ricerche Forum Terzo settore.
Legge di Bilancio, Alleanza contro la povertà: “Nulla per i poveri”
L’Alleanza contro la povertà critica la bozza di Legge di Bilancio da parte del governo. Ascoltiamo il portavoce Antonio Russo.
Da una parte si mette, dall’altra si toglie: si tira la coperta, ma quella è sempre corta. Così il Portavoce dell’ Alleanza contro la povertà, Antonio Russo, commenta la bozza tecnica della manovra di bilancio che ancora deve compiere tutti i passaggi istituzionali.
La povertà, questo è certo, non è al centro della manovra finanziaria del governo. Ancora un’occasione persa.
Intanto, l’’Istat stima che siano oltre 2,2 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta – l’8,4% delle famiglie residenti – per un totale di 5,7 milioni di individui, il 9,8% dei residenti.
L’INPS, da parte sua, rileva che nel periodo gennaio-giugno 2025, le famiglie beneficiarie dell’ADI sono state 749.676, per un totale di 1,75 milioni di persone coinvolte. Per quanto riguarda il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL), sono state 96.000 le persone a cui è stata accolta la domanda ed erogata la prestazione.
Questo vuol dire che sono quasi 4 milioni le persone povere escluse dai benefici ADI o del Supporto per la Formazione e il Lavoro.
“Di Adi si parla nel titolo III e precisamente nell’articolo 38. Ed è tra queste righe che abbiamo cercato i possibili segnali di una più volte auspicata inversione di rotta – afferma Russo – Ma iniziamo con una buona notizia: il beneficio, della durata di 18 mesi, dovrà comunque essere rinnovato dopo 12 mesi, ma sarà ‘continuativo’, così si legge. Resta l’obbligo di presentare domanda di rinnovo, ma non ci sarà più l’interruzione che quest’anno ha messo in crisi tanti beneficiari, come Alleanza contro la povertà aveva evidenziato”.
C’è poi una seconda buona notizia: le risorse per l’Adi aumentano. “Precisamente, si prevede un incremento di 380 milioni di euro per l’anno 2026, di 393 milioni di euro per l’anno 2027, di 397 milioni di euro per l’anno 2028, di 402 milioni di euro per l’anno 2029, di 406 milioni di euro per l’anno 2030, di 411 milioni di euro per l’anno 2031, di 416 milioni di euro per l’anno 2032 e di 422 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2033. Un incremento importante – commenta Russo – per quanto non certamente sufficiente a rispondere al bisogno di tutta la popolazione che vive in condizioni di povertà assoluta, buona parte della quale resta comunque esclusa dalle misure di contrasto perché non appartenente alle categorie introdotte dal decreto-legge n. 48 del 2023”.
Altra buona notizia è il rifinanziamento della Social card con altri 500 milioni di euro (Carta «Dedicata a te» per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità). Una misura ‘spot’, che non può certo fare la differenza nelle situazioni di grave difficoltà”, commenta Russo.
Un’altra novità che potrebbe avere un impatto positivo è la proposta di escludere il valore catastale della prima casa dal calcolo dell’ISEE. Questo potrebbe avere implicazioni significative in particolare sull’accesso all’Assegno di Inclusione (ADI), con potenziali ricadute sulle famiglie in condizioni di povertà. Fra le conseguenze, quindi, anche la possibilità per alcuni nuclei familiari, sinora esclusi, di aver accesso alla misura.
E passiamo alle cattive notizie. “La prima è che si riducono le risorse per l’assunzione dei beneficiari dell’ADI”, fa notare Russo, riferendosi al passaggio in cui si legge che “a seguito dell’attività di monitoraggio, l’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 13, comma 8, lettera b), del decreto-legge n. 48 del 2023 è ridotta di 54 milioni di euro per l’anno 2026 e di 90 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027”. In altre parole, da un lato aumentano le risorse per finanziare l’Adi, dall’altro diminuiscono quelle destinate agli incentivi per l’assunzione di beneficiari dell’Assegno di inclusione e del Supporto per la formazione e il lavoro. In altre parole, il governo decide, a seguito di monitoraggio, di risparmiare sul reinserimento lavorativo e sociale, che evidentemente non ha funzionato (e anche questo Alleanza contro la povertà l’ha detto e ripetuto). Anziché ottimizzarlo e renderlo più efficace, si decide di depotenziarlo, togliendo risorse.
“Quel che ancor più preoccupa è però la seconda cattiva notizia – continua Russo – contenuta nel passaggio successivo”. Il riferimento, in questo caso, è all’art. 38 comma 4: “Il Fondo per il sostegno alla povertà e per l’inclusione attiva di cui all’articolo 1, comma 321, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 è ridotto di 267,16 milioni di euro per l’anno 2026, di 346,95 milioni di euro per l’anno 2027, di 336,23 milioni di euro per l’anno 2028, di 268,71 milioni di euro per l’anno 2029, di 212,86 milioni di euro per l’anno 2030, di 145,48 milioni di euro per l’anno 2031, di 75 milioni di euro per l’anno 2032, di 2,49 milioni di euro per l’anno 2033 e di 2,07 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2034”.
“Con la povertà, insomma, nella manovra il governo utilizza il sistema dei vasi comunicanti – commenta ancora Russo – Da una parte mette, dall’altra toglie. Ma con la povertà non si può giocare, perché i numeri sono drammatici e non accennano a diminuire. Anche i 20 euro di aumento della pensione sociale mensile destinata alle categorie più povere sono assolutamente insufficienti”, aggiunge Russo.
Di qui l’appello del portavoce di Alleanza contro la povertà: “Servono politiche di medio e lungo termine che non disperdano risorse in provvedimenti una tantum. Servono misure dirette, universali e continue e, non meno, servono serietà, responsabilità e determinazione nella lotta contro la povertà. Ecco cosa chiediamo al governo affinché si faccia fronte comune su un’emergenza ormai strutturale come la povertà. O si affronterà con strumenti adeguati ed efficaci – alcuni dei quali abbiamo indicato in più di un’occasione – o la povertà nel nostro Paese non farà che aumentare, con tutto ciò che ne consegue in termini di sofferenze di molte famiglie italiane e di instabilità sociale”.




