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Associazioni, slitta di 10 anni l’obbligo di partita Iva: Terzo Settore soddisfatto


Grande soddisfazione – è quella espressa dal Forum terzo settore con il portavoce nazionale Giancarlo Moretti dopo la notizia del rinvio di 10 anni per la temuta entrata in vigore dell’obbligo di apertura della partita Iva per le associazioni che offrono servizi rivolti ai propri soci. Per Arci e Acli è un riconoscimento della specificità e del valore sociale delle realtà associative.

“In attesa di leggere il testo definitivo in Gazzetta Ufficiale, esprimiamo soddisfazione per l’impegno di Governo e Parlamento di tutelare il Terzo settore da norme che ne avrebbero fortemente ostacolato l’attività e lo sviluppo. Il dialogo portato avanti anche negli ultimi mesi, in particolare con i Viceministri Maurizio Leo e Maria Teresa Bellucci, ha avuto buoni risultati.
Ci auguriamo infine che, già a partire dalla Legge di Bilancio, si possa trovare una soluzione anche alla questione dell’Irap: una tassa ingiusta che ancora grava, incomprensibilmente, sul non profit in misura ben maggiore che sulle imprese profit” conclude il portavoce del Forum Terzo Settore.

“Confermiamo nuovamente la nostra disponibilità a collaborare con Governo e Parlamento per una riforma che sia coerente con i principi di sussidiarietà, democrazia, partecipazione e per il pieno riconoscimento del ruolo dell’associazionismo non profit, perché rimaniamo fortemente convinti che la solidarietà e il mutualismo non possano e non debbano rispondere al modello del mercato.

Guardiamo con responsabilità al futuro: è ora il momento di attivare tutti i percorsi necessari affinché le associazioni e il volontariato possano continuare a essere motore di coesione sociale, innovazione civile e servizio alle comunità.

La proroga al 2036 non è un semplice rinvio tecnico, ma un riflesso concreto della scelta politica di valorizzare l’impegno sociale, garantire sostenibilità e dare certezza al Terzo settore. E tutto ciò assume maggiore senso se si parla di economia sociale”.

A Palermo il Meeting dei Csv: idee per il futuro del volontariato


Insieme per i territori – Da oggi a Palermo il Meeting dei Csv: tre giorni di confronto, idee e visioni per il sistema dei Centri di servizio per il volontariato. Ad aprire i lavori un seminario dedicato al ruolo del volontariato sul contrasto allo spopolamento delle aree interne.

Il Meeting si aprirà venerdì 21 novembre alle 17 con il seminario pubblico “Territori che resistono. Il volontariato come motore delle aree interne”, in programma presso l’Aula Magna della Facoltà Teologica di Sicilia (Corso Vittorio Emanuele 463, Palermo).

L’incontro, promosso da CSVnet in collaborazione con i tre Centri siciliani – Csv di Palermo, Catania e Messina e con il sostegno di Banco BPM nell’ambito di Palermo Capitale italiana del volontariato 2025, metterà al centro le aree interne come luoghi di partecipazione e innovazione, dove il volontariato contribuisce a costruire fiducia, coesione e nuove economie di comunità.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Palermo Roberto Lagalla, di Giuditta Petrillo presidente Csv Palermo, di Mariantonia Bartolotta, referente terzo settore e istituzioni religiose Banco BPM e Chiara Tommasini presidente CSVnet, la discussione si articolerà in tre momenti di dialogo.

Nel primo, “Radici che innovano”, Edoardo Pistolesi, presidente dell’associazione Antiche Fonti di Petritoli (Fermo), ed Elisa Chillura, comunicatrice sociale di Maghweb e co-fondatrice di Rifai – Rete italiana dei facilitatori delle aree interne, racconteranno esperienze di rigenerazione dal basso e di innovazione sociale nate nei territori più periferici.

Il secondo dialogo, “Il ruolo dei Csv nella rigenerazione dei territori”, sarà dedicato al contributo dei Centri di servizio come facilitatori di reti e processi di cambiamento, con l’intervento di Giacomo Ricciutelli, direttore del Csv Marche.

Infine, “Politiche e alleanze per le aree interne” aprirà un confronto con le istituzioni locali sul ruolo pubblico nella costruzione di strategie di sviluppo condivise, con Gandolfo Librizzi, sindaco di Polizzi Generosa e delegato di Anci Sicilia.

L’incontro si concluderà con l’intervento di Andrea Valzania, docente del Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive dell’Università di Siena, che proporrà una riflessione sul contributo del volontariato alla coesione e all’innovazione territoriale. Modera Francesco D’Angella, Studio Aps.

Ero Straniero: “Decreto lavoro, occasione mancata. Necessaria riforma complessiva”


Occasione persa – La Campagna Ero Straniero critica il nuovo decreto-legge sul tema degli ingressi per lavoro. Il servizio di Anna Monterubbianesi.

Le associazioni aderenti alla campagna Ero Straniero criticano il nuovo decreto-legge in materia di ingresso per lavoro licenziato dalla Camera nel suo iter di conversione in legge. Le organizzazioni, infatti, riconoscono nel nuovo impianto novità positive verso lo scardinamento del sistema delle quote, ma insufficienti per contrastare il rischio di irregolarità e sfruttamento. “È necessaria – spiegano – una riforma complessiva del sistema di ingresso per lavoro, a partire dal superamento dei click day e dall’introduzione di canali diversificati e flessibili”.

Adolescenti isolati e sfiduciati: allarme dal nuovo Rapporto di Con i Bambini


Domani incerto – Un terzo degli adolescenti italiani guarda con pessimismo al proprio futuro, ma il dato sale di 10 punti per chi vive in periferia o in quartieri difficili. Lo dice il nuovo Rapporto di Con i Bambini, che mostra come quasi 7 ragazzi su 10 trascorrano il tempo libero a casa, denunciando scarse opportunità di relazione.

Se un terzo degli adolescenti guarda con pessimismo al proprio futuro nell’intero Paese, il dato sale di 10 punti (43%) fra le ragazze ed i ragazzi che vivono in aree più “difficili”, periferie e zone in deficit di servizi. Differenze che emergono anche rispetto agli ambiti delle opportunità di relazione tra pari, di praticare attività sportive o ricreative, di sentirsi sicuri, che segnano una crescita in salita per ragazzi e ragazze che vivono in are più difficili rispetto ai loro coetanei. Non si tratta “solo” di una questione di servizi. Gli adolescenti che oggi vivono in periferie o quartieri difficili sono privati della fiducia: verso il prossimo, ma anche nel futuro.
Sono alcuni dei dati emersi dall’indagine promossa da Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e condotta dall’Istituto Demopolis in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre. L’indagine, oltre al focus sulle periferie, ha posto l’attenzione anche sulle percezioni dell’opinione pubblica, e dei genitori con figli minori in particolare, sulle opportunità di crescita dei più giovani.
<<Questa indagine è importante perché dà voce alla vita e ai dei nostri adolescenti, troppo spesso frettolosamente etichettati in modo negativo, e in particolare degli adolescenti che vivono nelle nostre periferie e nelle aree d’Italia con maggiori fragilità sociali ed economiche” – commenta Marco Rossi-Doria presidente di Con i bambini. “In generale è una generazione che chiede più spazio di socialità e di autodeterminazione e che nonostante le difficoltà che la scena che gli abbiamo lasciati gli prospetta, non rinuncia ai propri sogni. Ascoltiamoli di più! Sono ragazzi e ragazze del nostro Paese che pongono ai primi posti, tra le ‘cose importanti’ della vita, la famiglia e l’amicizia, ma anche lo star bene con sé stessi e che danno importanza all’amore in un tempo di conflitti e di odi. Non è davvero poca cosa. Stanno dicendo cose che servono anche ai loro genitori e nonni, a noi tutti>>.

Quasi 7 adolescenti su 10 trascorrono il tempo libero a casa. Una generazione che denuncia scarse opportunità di relazioni tra pari, soprattutto tra ragazzi chi vivono nelle aree più difficili. Le opportunità di incontrare amici nel quartiere sono ritenute sufficienti da appena il 36% degli adolescenti che vivono in periferie e aree più vulnerabili, un quarto in meno dei loro coetanei che vivono in altre zone (61%). <<Le nostre città sono divise a metà e narrano due città molto diverse, in forma nuova ma come al tempo di Charles Dickens! Ogni azione positiva delle comunità educanti che favoriscono la voce e il protagonismo dei nostri ragazzi nelle troppe aree fragili d’Italia è una benedizione che va sostenuta da ogni parte politica!  È il tempo di dare loro fiducia, opportunità, risorse e prospettiva – commenta Rossi-Doria>>.

Le diverse analisi, condotte a partire dal 2019, hanno valutato quale motore fondamentale di relazioni e crescita siano le attività extrascolastiche. Ma l’eventualità che in Italia i 14-17enni le pratichino non è scontata e risulta talora residuale: il 72% non svolge attività o laboratori musicali, artistici o teatrali; oltre un terzo (35%) non pratica alcuna attività fisica o sportiva, con un dato che cresce fra le ragazze fino al 48%.
Ma la possibilità di praticare attività extrascolastiche nel proprio quartiere di residenza non vale per tutti gli adolescenti allo stesso modo. Nelle zone “difficili”, la dimensione di opportunità dichiarata dai ragazzi residenti crolla di oltre 30 punti, sia per le attività ludiche e culturali che per lo sport.

<<La dimensione del contesto urbano in cui si vive – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento – pesa parecchio. La ricerca ha evidenziato le differenti opportunità e prospettive degli under 18 nel nostro Paese: le periferie e i quartieri difficili delle città italiane non sottraggono “solo” servizi ed opportunità, ma anche ottimismo e fiducia. Secondo gli adolescenti intervistati, le città italiane non sono a misura di minori: meno della metà del campione analizzato ritiene che siano adeguati spazi verdi, scuole, strutture per lo sport, trasporti pubblici. Meno del 30% valuta sufficienti la sicurezza urbana, la qualità dell’aria, i servizi sociali. E, fra i ragazzi che dichiarano di vivere in periferie e quartieri difficili, le valutazioni scendono di oltre 10 punti per tutte le variabili analizzate: oltre i 2/3 ritengono inadeguati servizi sociali e sanitari, occasioni per il tempo libero, sicurezza urbana>>.

Eppure, se dovessero scatenare fantasia e desideri su che cosa vorrebbero in più e di meglio nel proprio quartiere di residenza, gli adolescenti rispondono con dichiarazioni di pragmatismo a tratti sorprendenti: serve ripartire dai prerequisiti minimi. Servirebbero luoghi per incontrarsi con gli amici o fare nuove amicizie (44%), ma anche maggiore pulizia (43%) e sicurezza nella propria zona (40%), con dati che si inaspriscono nei quartieri più complessi e nelle periferie delle città italiane.

Povertà abitativa: quasi 4 milioni di italiani in emergenza. I dati dell’assemblea Anci


Una nuova emergenza – Quasi 4 milioni di italiani sono in condizioni di povertà abitativa. Lo dice uno studio presentato all’assemblea Anci, secondo cui il 5,1% della popolazione italiana sostiene spese abitative superiori al 40% del proprio reddito, mentre circa 9,6 milioni di abitazioni non sono occupate.

Il presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani – Anci, Gaetano Manfredi: «Serve con urgenza un Piano casa nazionale pluriennale capace di mobilitare risorse e visioni. Lo stiamo chiedendo incessantemente al Governo. Ora lo chiede anche la Commissione europea. Abbiamo avanzato delle proposte concrete, spesso con progetti disponibili. Il Governo presti attenzione, ci convochi».

Stragi stradali: oltre 3mila vittime nel 2024, associazioni chiedono limiti e tutele


Diminuire la velocità – Nel 2024 le vittime della strada in Italia sono state più di tremila. In occasione della Giornata mondiale che si è celebrata ieri le associazioni chiedono alle istituzioni di mettere al centro la sicurezza e la vita,  con soluzioni che tutelino l’incolumità delle persone, in particolare quelle più fragili.

Gli ultimi dati Istat raccontano, per il semestre gennaio-giugno 2025, una diminuzione, rispetto allo stesso periodo del 2024, del numero di incidenti stradali con lesioni a persone (82.344; -1,3%), dei feriti (111.090; -1,2%) e, più consistente, delle vittime entro il trentesimo giorno (1.310; -6,8%). Ma non c’è molto di cui rallegrarsi perché, nel confronto con i primi sei mesi del 2019 – anno di riferimento scelto dalla Commissione Europea, che ha fissato come obiettivo un calo delle vittime e dei feriti gravi del 50% entro il 2030 – si registra un calo molto contenuto degli incidenti stradali (-1,5%) e dei feriti (-5,0%) e una riduzione più marcata dei decessi (-14,6%).

Torino lancia la Biennale della Prossimità: 1-2-3 ottobre 2026


Si riparte – La plenaria della Biennale della Prossimità del 4 novembre scorso a Torino ha lanciato il Comitato Locale dell’edizione 2026 e ha confermato le date — 1, 2 e 3 ottobre 2026 — per poi il punto sul cammino che metterà insieme i concetti di prossimità e democrazia.

Dal confronto è emersa con forza la volontà di lavorare sul legame tra prossimità e democrazia, tema che guiderà questa edizione, e di farlo con un metodo coerente con lo spirito della Biennale: partecipato, condiviso, collettivo.
Un manifesto comune, un sottotitolo scelto insieme, un luogo unico dove incontrarsi: sono queste le prime coordinate di un percorso che, passo dopo passo, prende forma concreta.

Prossimità e democrazia: una questione aperta

La mattinata è partita da una riflessione collettiva: cosa significa parlare di democrazia in un tempo in cui la distanza tra istituzioni e cittadini sembra crescere? E come può la prossimità contribuire a ricucire questo legame?
Dalla discussione è emersa un’idea chiara: la prossimità non è solo solidarietà o aiuto reciproco, ma un modo per fare politica nel quotidiano, per trasformare la realtà a partire dalle relazioni e dai territori.

Si è parlato di partecipazione, dignità, sogni e immaginazione.
Molti interventi hanno messo al centro chi spesso resta ai margini, ricordando che la democrazia vive solo se tutti hanno voce e possibilità di agire.
Altri hanno sottolineato l’importanza di riconoscere il valore del lavoro sociale e relazionale, che tiene insieme comunità e generazioni.

Dalla plenaria è nata la proposta di costruire il sottotitolo della Biennale in modo partecipato, attraverso un form aperto a tutte le realtà del Comitato, e di avviare la scrittura di un manifesto breve che raccolga i principi condivisi e le parole chiave emerse.
Un testo collettivo, in evoluzione, che accompagnerà il percorso fino all’autunno 2026.

Un luogo che tenga insieme

Subito dopo la riflessione sul tema, la plenaria ha affrontato un nodo pratico e simbolico: dove fare la Biennale.
La scelta dello spazio non è solo una questione logistica: racconta l’idea stessa di prossimità che si vuole mettere in scena.
È emersa la necessità di individuare un’unica sede principale, facilmente raggiungibile e capace di ospitare tutti i momenti dell’evento.

Con centinaia di persone attese da tutta Italia, anche pochi minuti di distanza tra una sede e l’altra potrebbero creare difficoltà.
Il gruppo “Luoghi” lavorerà nelle prossime settimane a una mappatura dettagliata degli spazi, da condividere nella prossima plenaria del 19 dicembre 2025, valutando spazi che uniscano funzionalità, accoglienza e connessione con la città.

Flash mob a Roma: “Ecogiustizia subito” per i 42 siti nazionali ancora inquinati


Nel nome del Paese inquinato – Italia maglia nera per le bonifiche. Flash mob delle associazioni a Roma. Il servizio è di Anna Monterubbianesi.

Si è svolto a Roma un Flash mob di ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera per denunciare il grave ritardo dell’Italia nella bonifica dei 42 siti di interesse nazionale che risultano ancora inquinati con pesanti ricadute e impatti sulla salute dei cittadini, sull’ambiente e sulla sfera economica e sociale dei territori. Si parla di quasi mille anni di ritardi sui siti inquinati, pari a circa 10 secoli di inadempienze. Le associazioni chiedono “Ecogiustizia Subito” e una strategia nazionale per il ripristino ambientale e la tutela della salute dei cittadini. Dal 26 novembre la seconda fase della campagna itinerante, con tappe nei luoghi simbolo delle bonifiche mancate.

Il 15 novembre torna il Climate Pride: in piazza a Roma per la giustizia climatica


Per la giustizia climatica – Il 15 novembre le strade di Roma si trasformeranno in un corteo di colori, musica e rivendicazioni. Torna il Climate Pride, la grande street parade che unisce decine di associazioni di terzo settore, collettivi e movimenti in nome della giustizia climatica.

Il Climate Pride, giunto alla sua seconda edizione, prenderà il via alle ore 14:00 da Piazzale Aldo Moro a Roma, e si annuncia come una grande mobilitazione nazionale dal carattere gioioso e ribelle.

Decine di realtà sociali, ambientali e culturali si uniranno per chiedere una trasformazione ecologica equa e solidale, sfilando per le vie della capitale per sollecitare istituzioni e opinione pubblica a cambiare rotta e abbandonare i combustibili fossili.

La manifestazione, organizzata come una festa di strada collettiva, metterà in discussione un sistema economico e produttivo che, alimentato dall’uso di fonti fossili, genera ingiustizie, conflitti e crisi ambientali. È un modello antropocentrico che considera la Terra come una risorsa inesauribile, con conseguenze drammatiche per la biodiversità e la salute del pianeta.

L’intento è ribaltare questa visione, immaginando una nuova alleanza tra gli esseri umani e tutte le forme di vita per promuovere la giustizia climatica e un equilibrio rinnovato tra l’uomo e l’ambiente.